REGIONALI – Moretti, regina delle gaffes?
A puntare i riflettori ancora una volta su Alessandra Moretti è il quotidiano Libero, che non ne risparmia una alla candidata alle regionali del PD. Questa volta dandole il titolo di regina delle gaffes. Perché? Il quotidiano ripercorre la sua recente storia politica e parla di una resistibile ascesa.
“Bella, telegenica e spregiudicata, la Moretti è diventato presto l’emblema delle “nuove donne” del Pd anche se con le renziane dure e pure come Maria Elena Boschi o Simona Bonafè non ha molto a che spartire. Di certo, è più simile ad Alessia Morani o Pina Picierno, spesso scivolate sulle bucce di banana di improvvide dichiarazioni pubbliche. E così è infatti anche per l’ex vicesindaco di Vicenza, che ha scalato posizioni nel partito a dispetto di risultati personali sempre balbettanti (come ricorda il Giornale, nel 2007 prese lo 0,5% con la sua lista Under 35 alle provinciali di Vicenza, idem alle regionali e pure alle Comunali del 2008, dove a sostegno della lista civica di Achille Variati l’avvocatessa ha raccolto appena 195 voti, sufficienti però a farle guadagnare la carica di vice del sindaco con delega all’istruzione”.
Ecco quindi un elenco di figuracce. 1) sfregiata la lapide all’ingresso dell’ex convento di Santa Maria Nova (oggi scuola) in ricordo degli esuli istriani, cancellato con lo scalpello il nome del sindaco forzista Hullweck che l’aveva voluta. Il tutto “su ordine verbale” della vicesindaco. Quando un giornale locale la critica perché “paracadutata”, lei replica elogiando le raccomandazioni. Nel 2012 si fa fotografare a una festa dell’Unità davanti al logo di Erodem “per un erotismo democratico”.
2) Bersani. Pierluigi Bersani la sceglie come propria portavoce. E’ il periodo delle primarie contro Renzi e la Moretti è ovunque, in tv e sui giornali. Su Twitter battibecca con il direttore del Post.it Luca Sofri spiegando che i parlamentari non devono fare più di tre mandati, senza ricordare che lo stesso Bersani sarebbe incandidabile ma lei replica tosta (sbagliando): “Ha fatto solo due mandati per quanto ne so io”. Rincara poi alla Zanzara, quando Cruciani e Parenzo le chiedono quante volte Bersani sia stato ministro: “Due”, e invece erano tre. Che lavoro faceva il padre dell’allora segretario Pd? “Il meccanico”, e invece era un benzinaio. Quando le chiedono un giudizio sull’uomo Bersani, però, la Moretti va in brodo di giuggiole: E che lavoro faceva il padre a Bettola? «Il meccanico». Macché, gestiva una pompa di benzina. Alessandra non sapeva nulla dell’ uomo affidato alle sue cure mediatiche. A quel tempo Renzi era ancora un belzebù: “Bello come Cary Grant, alto e con le spalle larghe”.
3) Matteo Renzi al tempo è il nemico: “Assomiglia a Berlusconi, fa la primadonna, è egocentrico e pure maschilista. Ha una corte di donne, ama essere al centro dell’ attenzione. E ha pure quel modo di parlare così strano…”. Che evidentemente la conquista, perché nel 2013 quando Bersani crolla e Renzi comincia a risalire la china, la Moretti si schiera con il rampante leader. Attraverso comparsate TV e la sua lovestory con Massimo Giletti risale la china, politicamente rimedia un posto in Europa quando Renzi sale a Palazzo Chigi ma pure una bella sfilza di sfottò da sinistra e destra: scivoloni su Twitter, video tragicomici in un bar con lei che chiede di proteggere i bambini (e intanto un minore gioca alle slot machine, postato dal Movimento 5 stelle).
4) Ladylike. L’uscita sulle politiche dallo stile ladylike, curate e sensuali, in contrapposizioni alle democratiche alla Rosy Bindi. Ultima, la battutina a Matteo Salvini sulla birra sempre via Twitter. Degna conclusione di una politica molta schiuma e poco arrosto.














