ZAIA : “Criminalità, l’esercito non basta”
Il governatore del Veneto Luca Zaia torna su uno dei temi cruciali del dibattito politico, la sicurezza. “Anche oggi la lista nera dei crimini commessi in Veneto contempla ben 21 atti delittuosi -afferma Zaia- con un allarme crescente, non solo tra i singoli cittadini, ma anche tra le Istituzioni locali e tra le associazioni di categoria. Se Roma non si sveglia e manda uomini e mezzi, Carabinieri, Poliziotti, Finanzieri, Militari per combattere questa cancrena temo che qualche camionetta di Strade Sicure, messa qui e là in tre città, sia soltanto poco più di uno degli ennesimi spot senza contenuto reale ai quali Renzi e i suoi Ministri ci hanno tristemente abituato”.
Con queste parole Zaia rilancia ancora una volta l’allarme criminalità che, dice “non accenna a diminuire e anzi aumenta in quantità e in aggressività dei malviventi, sempre più spavaldi, duri e organizzati”.
“Ci sono segnali sempre più preoccupanti – incalza Zaia – come in provincia di Vicenza dove, a Montegaldella, 8 furti in due ore spingono anche il Sindaco a chiedere l’Esercito; o a Vicenza città, dove i residenti infuriati segnalano raid di furti tra le piazze del centro, con vari episodi in Contrà Muscheria, Piazzetta e Corso palladio. Dopo tre assalti ad altrettanti studi dentistici a Selvazzano, nel Padovano nasce l’allarme dentisti, con i professionisti che denunciano un vero e proprio mercato verso l’Est europeo delle costose apparecchiature rubate. A Venezia, la cui immagine turistica è sempre più a rischio, persino le maschere figuranti di San Marco si fanno notare per una brutta aggressività con cui chiedono le mance ai turisti. Evito di commentare lo spacciatore tunisino che, arrestato a Padova, minaccia i Carabinieri augurandosi l’arrivo dell’Isis per tagliare loro le teste. Dico solo: a casa, immediatamente e usando i calci come vettore”.
“Risparmio a Roma dormigliona – conclude Zaia – il fastidio di leggere le altre bazzecole accadute in Veneto ieri. Assieme a 5 milioni di veneti non posso che insistere con il tormentone della denuncia pubblica, sperando che prima o poi, almeno, si vergognino”.














