29 Ottobre 2025 - 9.39

Se la Schlein resta, Giorgia ringrazia

Erasmus

Non so se Giorgia Meloni sia particolarmente devota a qualche Santo, ma scommetterei che ogni sera, prima di spegnere la luce, si faccia il segno della croce e reciti questa preghiera:  “Ti prego, fa’ che Elly Schlein resti Segretaria del Pd almeno fino al 2027, anzi, se puoi anche oltre. Ti prometto che limiterò i selfie con Salvini ed i sorrisi con Tajani”.

Una preghiera semplice, sincera, e soprattutto molto interessata.

E il cielo, finora, pare ascoltarla.

Perché diciamolo chiaro: Elly Schlein è il miglior regalo che Giorgia Meloni potesse ricevere.
Altro che la motosega di Milei od i discorsi di Orban; qui basta il Pd per segare qualsiasi speranza di alternanza.

Lunedì l’ennesima perla, leggendo un’Ansa delle 12.43: “Anziché sostenere il ceto medio in difficoltà, si aiutano i ricchi.”

Ho pensato ad uno scherzo. E invece no: la Schlein parlava proprio del taglio dell’Irpef dal 35 al 33%,  previsto dalla bozza della prossima Finanziaria, che, sia chiaro, vale quanto una pizza al mese, ma per lei è già “un regalo ai ricchi”.
Mi sono chiesto: ma chi sarebbe, per la nostra Segretaria, il ceto medio? 

Quello che sopravvive con 30mila euro lordi l’anno?  Pagando tutte le tasse, mantenendo metà degli italiani, e tenendo di fatto in piedi  il welfare della Repubblica di Pulcinella?

Vai a capirlo. 

È come se per una certa sinistra il ceto medio non esistesse più: restano solo poveri da assistere e ricchi da tassare.

Sarebbe troppo facile ironizzare sui suoi passaporti Usa e Svizzero, e sui 14mila euro che guadagna ogni mese come deputato!

Che faccia fatica anche lei ad arrivare a fine mese?

Ma non voglio essere ingeneroso!

Osservo solo che se la sinistra spera di intercettare i voti di lavoratori e pensionati che prendono magari 1.700 euro al mese, e per questo li etichetta  come “ricchi”, credo stia scavandosi da sola la fossa sotto i piedi, e quindi la destra può dormire sonni tranquilli.

Tanto che, paradossalmente, la Schlein è diventata per Giorgia Meloni più utile di Salvini e Tajani messi insieme. Ogni volta che il Pd parla, a Palazzo Chigi parte la ola.
Tornando alle preghiere di Giorgia Meloni per la “lunga durata” della Segreteria Schlein, è fuori di dubbio, e lo sottolineo da tempo, che l’attuale politica del Pd  sia come un balsamo per il successo  personale della Premier. 

Perché alcune decisioni del Governo, anche le più discutibili, sembrano da “grandi statisti” se confrontate con le contorsioni dell’opposizione.

Immagino non si via sfuggito che, al di là dei programmi chilometrici pubblicati sui siti prima delle elezioni (letti solo dagli addetti ai lavori ovviamente), il rapporto Meloni-Schlein ormai è da manuale di comicità:  Giorgia dice “bianco”, Elly dice “nero”; Giorgia dice “pane”, Elly dice “glutine free”, Giorgia dice “famiglia”, Elly risponde “patriarcato tossico”.
Uno schema perfetto, soprattutto per Palazzo Chigi.

Il guaio è che in questo gioco del contrario la Schlein ha ceduto alla destra perfino i cavalli di battaglia storici della sinistra.
Armi all’Ucraina? Il Pd si divide in correnti che vanno dall’“invio limitato” al “pacifismo militante”.
Antisemitismo? Anche qui, basta una manifestazione con i Pro Pal per regalare alla destra la bandiera della civiltà occidentale e della difesa dell’esistenza di Israele.
Industria e ambiente? Il fanatismo ecologico rischia di distruggere l’apparato produttivo europeo, e gli operai dell’auto non sanno più se difendersi da Stellantis o da Greta.
Natalità? Tabù. La sinistra parla di demografia solo se si tratta di inclusione degli immigrati.
Immigrazione? Altra bandiera ceduta: il Pd fa finta di non vedere che chi vive nelle periferie, a contatto con i problemi reali, finisce per votare chi propone controllo e regole, compreso il rimpatrio per chi non si inserisce o si comporta male.

Ed il capolavoro finale: il Pd contro il Jobs Act, una legge scritta…, voluta e votata dal Pd.
E pure contro la separazione delle carriere dei Magistrati, dimenticando che in una mozione di Maurizio Martina votata al Congresso nel 2019 c’era scritto: “Il tema della separazione delle carriere appare ineludibile per garantire un giudice terzo e imparziale”

Altro che partito: il Pd è un laboratorio di auto-sabotaggio politico.

Volendo si potrebbe continuare a parlare a lungo di questo gioco del “bianco e nero”, ma per trovare conferma di ciò basta che seguiate qualsiasi dichiarazione della Meloni, e di seguito quelle della Schlein.

Certo nel Partito Democratico ci sono esponenti che si rendono conto di questa deriva, ed infatti a Milano, il 25 ottobre, i “Progressisti del Pd”  in un Convegno hanno provato a dire: “Ragazzi, così regaliamo la rielezione alla Meloni.”
Ma a mio avviso non vedo alcun segnale di attenzione da parte della sinistra (parlare di Centro-sinistra mi pare ormai inappropriato)ed in particolareil Pd sembra ormai un club per nostalgici del movimentismo, un gruppo d’ascolto per reduci dell’illusione ideologica; in breve un Partito sempre più ostaggio di una pulsione gruppettara, movimentista, e alla fin fine masochista.

E poi c’è un dettaglio storico che nessuno a gauche vuole sentire: gli italiani non sono mai stati “di sinistra”, per cui chi rinuncia al voto moderato, magari quello dotato di un minimo di pragmatismo e di buon senso, commette un errore sia tattico che strategico, e si condanna da solo.

Insomma, cara Giorgia, niente miracoli, niente rosari.
Per vincere le prossime elezioni non ti serve nemmeno la Provvidenza.
Basta continuare a far parlare la Schlein.

Erasmus

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