17 Novembre 2025 - 15.41

Il “caso Possamai” e l’eterna caccia al bersaglio: quando la polemica supera il buon senso

di Luca Faietti

L’ennesima tempesta in un bicchier d’acqua. È difficile definire altrimenti le polemiche nate sui social attorno alla presenza del sindaco di Vicenza, Giacomo Possamai, alla finale delle ATP Finals di Torino tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Una partita attesa da milioni di italiani, un evento sportivo di rilevanza internazionale, uno dei momenti più seguiti dell’anno. Ma per alcuni, evidentemente, non basta. Serviva trovare il pretesto per trasformare una domenica di sport in un tribunale virtuale.

Secondo i “leoni da tastiera”, il primo cittadino non avrebbe dovuto partecipare. Perché? Qui la risposta si fa nebulosa. Non esiste una motivazione concreta, un’accusa circostanziata, un comportamento scorretto da imputare. L’“errore” sembra essere uno soltanto: quello di aver fatto ciò che fanno migliaia di normali appassionati, ovvero assistere a un grande evento sportivo.

Ma davvero un sindaco non può concedersi una giornata di sport, magari nel tempo libero? Davvero un amministratore locale deve essere confinato a un ruolo di austera e continua rinuncia, a differenza di qualsiasi altro cittadino?

È una narrazione che non regge. E, soprattutto, non è sinonimo di buona democrazia. Gli amministratori pubblici – sindaci, assessori, consiglieri – non smettono di essere persone. Se partecipano a un concerto, a una mostra, a una gara di ciclismo o a una finale di tennis, non commettono alcun reato morale. Anzi: essere presenti in luoghi vissuti anche dai propri concittadini, condividere passioni comuni, è spesso un modo autentico per restare connessi alla comunità.

La polemica, come spesso accade, non nasce da fatti ma da percezioni distorte, da un riflesso ormai automatico: qualsiasi cosa faccia un politico viene filtrata con sospetto, anche quando non c’è nulla da sospettare. Si giudica l’immagine, non il merito. Si preferisce insinuare piuttosto che capire.

E allora la domanda è: qual è la colpa? Di cosa viene accusato davvero il sindaco?
Di essere un appassionato di sport? Di aver partecipato a un evento che milioni di italiani avrebbero voluto seguire dal vivo? Di non aver rinunciato alla propria vita personale per timore dei commenti social?

Se la risposta è questa, allora il problema non è il sindaco Possamai. Il problema è un clima tossico che si nutre di polemiche sterili, alimentate non dal desiderio di migliorare la cosa pubblica, ma dalla voglia di trovare un bersaglio a prescindere.

La politica ha bisogno di responsabilità, certo. Ma anche la comunità digitale dovrebbe imparare la responsabilità del buon senso: capire che un amministratore si giudica per ciò che fa in città, per le scelte che prende, per l’impatto del suo lavoro. Non per una domenica allo stadio del tennis.

Fino a quando non si tornerà a distinguere la vita professionale da quella personale, le discussioni resteranno prigioniere di una superficialità che fa male a tutti: ai politici, ai cittadini, e alla credibilità del dibattito pubblico.

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Testata Street Tg Autorizzazione: Tribunale Di Vicenza N. 1286 Del 24 Aprile 2013

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