Clooney al suo meglio al Festival di Venezia: “Jay Kelly” è un successo

Il nuovo film di Noah Baumbach “Jay Kelly” con George Clooney è un’opera che si muove nelle pieghe della solitudine e della fragilità, raccontando la crisi di identità di un attore giunto all’età matura. Non c’è spazio per trame complesse o colpi di scena spettacolari: la narrazione si costruisce attraverso silenzi, riflessi e conversazioni interrotte, in un continuo interrogarsi sul senso di una vita interamente dedicata alla carriera. Clooney interpreta un attore di successo che, guardandosi allo specchio, fatica a riconoscere l’uomo dietro il personaggio pubblico. La sua vita appare segnata da relazioni fallite, amicizie sacrificate e legami dissolti in nome di un cammino professionale che oggi, col senno di poi, mostra crepe dolorose.
La domanda che attraversa tutto il film è diretta e spietata: ne è valsa la pena? Il regista non offre risposte rassicuranti, preferendo lasciare lo spettatore sospeso tra nostalgia e disincanto. I flashback rievocano momenti di gloria e occasioni mancate, mentre il presente diventa un territorio fragile in cui convivono rimpianto e consapevolezza. L’interpretazione di Clooney è sorprendente per vulnerabilità e intensità: l’attore, da sempre icona di fascino e carisma, accetta qui di mostrarsi segnato dal tempo, fragile, quasi nudo davanti alla macchina da presa. È un ruolo che sembra dialogare con la sua stessa biografia, un autoritratto involontario che spinge a riflettere su quanto ogni successo abbia un prezzo invisibile.
Il film si rivela così non soltanto il racconto di una crisi personale, ma anche una meditazione sul nostro tempo, in cui l’immagine pubblica tende a divorare la verità privata. Jay Kelly costruisce un’opera che parla a chiunque abbia sacrificato parti di sé in nome di un ideale o di un obiettivo, offrendo un ritratto doloroso e autentico della condizione umana. Lo spettatore esce dalla sala con un interrogativo che risuona a lungo: quanto costa davvero inseguire la propria vocazione, e chi è disposto a pagare quel conto?
La regia è molto efficace soprattutto nella scena iniziale con un piano sequenza ininterrotto e di grande maestria e nei frequenti flashback che aprono finestre nel filone narrativo senza interromperlo. Un bel film. Ben scritto, ben diretto e molto ben interpretato da George Clooney, Adam Sandler al suo top (il manager di Kelly), Laura Dren e Greta Gerwig(regista di Barbie).













