15 Ottobre 2025 - 15.49

Caserme Ederle e Del Din, salta l’accordo: lavoratori italiani restano senza tutele. “Scaricati dagli americani”

Vicenza, 15 ottobre 2025 – Si chiude con un nulla di fatto la vertenza che da settimane coinvolge i lavoratori delle caserme americane Ederle e Del Din. Lo comunica la FILT CGIL di Vicenza. Nonostante l’intervento della Regione Veneto, non è stato raggiunto alcun accordo sindacale con la filiale italiana di SkyBridge Tactical Italy srl, azienda subappaltatrice che gestiva i servizi di logistica e manutenzione per conto dell’esercito statunitense.

Amaro epilogo per la vertenza “Caserma Ederle e Del Din”. A nulla è servito nemmeno il tavolo istituzionale aperto con la Regione Veneto nel mese scorso, che avrebbe dovuto favorire un accordo sindacale rispetto alla procedura di licenziamento collettivo aperta dall’azienda e che vedeva coinvolti 32 lavoratori addetti alla logistica e alle manutenzioni delle basi americane di Vicenza.

«In totale spregio alle Istituzioni e approfittando della legislazione italiana, l’azienda subappaltatrice italiana (ma con rappresentanti legali americani e committente americano), forti di essere americani in Italia – afferma la segretaria generale di FILT Cgil Vicenza, Giovanna Manuzzato – hanno tirato dritto, licenziando senza pietà e senza nemmeno tentare di discutere l’accordo».

«Il risultato? Una trentina di lavoratori e lavoratrici con altissima professionalità lasciati senza reddito, senza prospettive, senza risposte», sottolinea la sindacalista.

Senza l’accordo, la procedura di mobilità si trasforma infatti in una roulette russa. «I criteri di scelta dei lavoratori da licenziare diventano opachi, arbitrari, spesso discriminatori – accusa Manuzzato –. Chi ha figli, chi è più anziano, chi ha problemi di salute: tutti sacrificabili. E il paradosso è che tutto questo avviene “nel rispetto della legge”».

L’azienda, al tavolo regionale, invece di optare per la “sanzione” più bassa e quindi per chiudere un accordo con un minimo di buonuscita per i lavoratori licenziati, ha scelto di non firmare alcun accordo, optando così per l’indennità massima (circa 12mila euro a lavoratore) da versare all’INPS – che, denuncia la sindacalista, probabilmente non verrà nemmeno pagata – abbandonando al loro destino gli ex dipendenti.

La procedura ha coinvolto 29 lavoratori, e la “cernita” era già stata fatta a monte. Tra le lavoratrici lasciate a casa figura anche una persona in categoria protetta. I pochi “fortunati”, invece, hanno conservato il pass d’ingresso alle basi statunitensi, mentre gli altri no.

«Questi manager che si comportano in modo spregevole nei confronti dei lavoratori italiani servono un esercito, quello USA, che dovrebbe difendere i cittadini italiani? E l’esercito statunitense sa cosa fanno?», si chiede Manuzzato.

«È assolutamente necessaria una rivolta etica – prosegue –. Non bastano più le note stampa indignate. Serve una mobilitazione vera, una presa di posizione netta da parte dei sindacati, dei cittadini, dei media. Il lavoro non è una variabile da tagliare nei bilanci: è la vita delle persone. E quando il sistema permette licenziamenti collettivi senza accordo, quel sistema è marcio».

«Il mancato accordo sindacale – conclude Manuzzato – non è un dettaglio tecnico, è una vergogna nazionale. È il segno che il lavoro in Italia è sempre più precario, sacrificabile, invisibile. E che, in un periodo di guerra, di riarmo e di rioccupazione delle caserme Nato negli “obiettivi sensibili”, si possono sacrificare lavoro, diritti e rispetto della normativa. E probabilmente l’INPS non avrà nemmeno la sua parte, destinata a coprire le disoccupazioni».

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Testata Street Tg Autorizzazione: Tribunale Di Vicenza N. 1286 Del 24 Aprile 2013

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