9 Settembre 2025 - 15.15
Spezzata la coda del Leone di Martalar a Tarzo, Zaia: “Oltraggio che ferisce il popolo veneto”

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| “Quello che è accaduto a Tarzo è un gesto vile che ferisce non solo un’opera d’arte, ma l’anima stessa del nostro popolo. Il Leone alato di Martalar non è un semplice simbolo: è la rappresentazione della nostra storia millenaria, della nostra identità, della fierezza e della dignità dei Veneti. Chi ha osato colpirlo non ha colpito un pezzo di legno, ma ha inferto un’offesa a tutti noi, alle nostre radici, ai nostri valori. Non posso liquidare questo gesto come una semplice bravata: non si tratta soltanto di un danno a una scultura, ma di un’offesa a un simbolo che rappresenta il cuore della nostra identità veneta”.Il presidente del Veneto Luca Zaia commenta così quanto accaduto a Fratta di Tarzo (Treviso), dove il leone alato creato da Marco Martalar con tralci di vite e il legno degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia è stato vandalizzato ripetutamente, fino a spezzargli la coda. Il leone più grande al mondo, simbolo di resilienza, rinascita e identità veneta, era stato inaugurato lo scorso 6 agosto, in occasione del sesto anniversario dell’iscrizione delle Colline del Prosecco nel registro Unesco dei patrimoni dell’Umanità. “Chi ha compiuto questo atto non ha solo dimostrato ignoranza e mancanza di rispetto: ha ferito la nostra identità, oltraggiando ciò che per noi è sacro – dichiara Zaia -. Questo episodio deve essere un richiamo per tutti noi: dobbiamo custodire e difendere i nostri simboli, perché rappresentano ciò che siamo e ciò che vogliamo trasmettere alle nuove generazioni. Il Leone sarà riparato, tornerà a mostrare tutta la sua forza e continuerà a guardare dall’alto la nostra terra, come sempre ha fatto nella storia. In lui c’è l’anima del Veneto: la resilienza dopo la distruzione, la bellezza che nasce dalla fatica, la memoria che si scolpisce nella materia viva. Un messaggio che arriva forte e chiaro: anche dalle ferite più dure possono germogliare arte, identità, speranza”. “Ma a tutti i meschini che si appendono al Leone per un selfie o una bravata – conclude Zaia – dico che è ora di imparare il rispetto, quello verso un simbolo identitario oltre che verso un’opera d’arte. Non vorremmo arrivare a dover installare una videosorveglianza anche in un luogo come questo: sarebbe davvero un fallimento, prima di tutto culturale”. |













