Festival del cinema di Venezia: cosa non va e va migliorato per rendere la Mostra davvero internazionale

Il Festival del Cinema di Venezia continua a rappresentare un punto di riferimento per il panorama cinematografico internazionale, un evento capace di catalizzare l’attenzione di addetti ai lavori, pubblico e media da tutto il mondo. L’organizzazione, complessivamente solida, merita però alcune riflessioni critiche che potrebbero contribuire a rendere l’esperienza più equilibrata e funzionale.
Un primo aspetto riguarda la gestione della sicurezza. È naturale che la vigilanza debba garantire ordine e rispetto delle regole, ma in più di un’occasione si è percepita un’eccessiva rigidità nei confronti della stampa. Giornalisti e operatori dell’informazione svolgono un ruolo essenziale per la diffusione dell’evento e meritano di poter lavorare in un clima di reciproco rispetto. Una maggiore comprensione, senza rinunciare al rigore, favorirebbe un funzionamento più armonico dell’intero meccanismo.
Altro nodo critico è la sala conferenze dedicata alla stampa. Le dimensioni ridotte e l’accesso limitato a un numero ristretto di testate, prevalentemente le più diffuse, generano un problema di rappresentatività. Con spazi disponibili ben più ampi, la scelta di contenere la capienza appare difficilmente giustificabile. Il rischio è quello di creare un’informazione a due velocità, con una parte dei giornalisti esclusa da momenti chiave di confronto e divulgazione.
Infine, la modalità di prenotazione dei film. Il sistema attuale, percepito da molti come macchinoso, finisce per penalizzare soprattutto chi al Festival lavora, costretto a incastrare proiezioni, conferenze e scadenze redazionali. Una piattaforma più snella, che differenzi tra esigenze professionali e fruizione da parte del pubblico, renderebbe il percorso più scorrevole e funzionale per tutti.
Il Festival di Venezia è, e rimane, un’eccellenza internazionale. Proprio per questo è importante che la sua organizzazione rispecchi lo stesso livello di apertura e inclusività che l’evento celebra attraverso il cinema. Migliorare questi aspetti significherebbe non solo agevolare il lavoro della stampa, ma anche rafforzare ulteriormente l’immagine di un Festival davvero al servizio della cultura.













