9 Agosto 2025 - 13.21

Dalla giungla alle zanzariere: benvenuti nel tropico veneto

C’erano una volta le malattie tropicali, quelle che ci facevano pensare a luoghi lontani, esotici, magari anche un po’ pericolosi.
E c’era una volta il viaggiatore prudente, quello che prima di partire per il Sud-est asiatico o per il cuore dell’Africa si informava bene: “Serve il vaccino per la febbre gialla? Meglio fare la chemioprofilassi per la malaria?”.
Poi è arrivata la globalizzazione climatica, e con lei una novità: oggi le malattie tropicali non serve più andarsele a cercare.
Vengono loro da noi. In casa, in giardino, sul terrazzo.
Già da qualche anno non si parla più solo di “malattie importate”, quelle che un turista si portava a casa come souvenir sgradito.
Ora il termine che va di moda è “caso autoctono”.
Significa che il virus non ha preso l’aereo, ma la zanzara sì.
O, per meglio dire, ha preso la nave, è sbarcata a Genova e Padova negli anni ’90, e da lì ha colonizzato l’intera penisola.
Si chiama Aedes albopictus, ma tutti la conosciamo come zanzara tigre.
In apparenza, una seccatura stagionale.
In realtà, un vettore sanitario con le ali.
La zanzara tigre è il taxi biologico perfetto per virus come la dengue (detta anche “febbre spaccaossa”) e la chikungunya, due nomi che suonano lontani ma che ormai, dati alla mano, ci riguardano da vicino.
Nel 2023 l’Italia ha registrato 82 casi autoctoni di dengue e 280 importati. Sette i casi di chikungunya.
E poi ci sono la malattia di Chagas, la strongiloidosi (una parassitosi diffusa tra gli over 65), e un esercito silenzioso di infezioni “trascurate”, le cosiddette malattie tropicali neglette (NTDs).
Sono 21, dodici delle quali ormai trasmesse anche sul nostro territorio nazionale, quindi endemiche.
“Ma saranno mica numeri gravi?”, qualcuno chiede.
Sulla carta no, ma il dato è sottostimato. E soprattutto è in crescita. Rapida. L’Italia è diventata un osservato speciale in Europa, e a darci il record europeo per casi autoctoni di dengue è stato l’Istituto Superiore di Sanità.
l motivi?
Uno su tutti: il clima è cambiato.
Le estati si sono allungate e sono diventate caldissime, le piogge sono diventate tropicali, l’umidità è di casa.
Tutto questo è l’habitat ideale per la zanzara tigre.
E qui entriamo in zona rossa. La mappa aggiornata di Mosquito Alert parla chiaro: la Bassa Padana è oggi la zona più infestata d’Italia.
Peggio di noi solo Roma. Ma subito dopo – medaglia di bronzo – ci sono le pianure attorno a Venezia, che sembrano progettate su misura per il buffet delle larve.
Non proprio una classifica tranquillizzante!
E non è finita qui: nel 2020, proprio in provincia di Vicenza, è scoppiata la prima epidemia autoctona di dengue in Italia, con 11 casi accertati. Un triste primato. Nostro.
La Cina in questi giorni sta combattendo un’epidemia di oltre 7.000 casi di chikungunya. Drastica la risposta: zanzariere ovunque, disinfestazioni a tappeto, droni per scovare le larve, e multe per chi lascia acqua stagnante nei cortili. E si sa che da quelle parti le disposizioni del Governo si rispettano!
E da noi? In assenza di vaccini e terapie mirate, ce la caviamo con i consigli: repellenti, abiti chiari, zanzariere alle finestre. E tanta pazienza.
Qualcuno dirà: “Ma il West Nile?”
Già, c’è anche lui.
Secondo i dati aggiornati, sono 24 le province italiane che presentano una chiara circolazione del virus del Nilo occidentale, distribuite su 10 regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia e Sardegna. In particolare, Latina, Modena, Treviso, Caserta e Novara risultano tra le più colpite.
Ma ormai fa parte dell’estate italiana, come il solleone e il tg delle 20.
Pochi lo temono davvero, ma ogni anno lascia il suo tributo di infetti – e anche di morti.
Alla fine, tutta questa storia ci dice una cosa molto chiara: le zanzare non sono più solo fastidiose, sono diventate un pericolo sanitario concreto.
Altro che pizzico e pomata; oggi, se ti punge la zanzara sbagliata, non serve grattarsi, serve un medico.
Eppure, come spesso accade nella vita, tutto si riduce alla solita parola: “sfiga”.
Perché non tutte le zanzare sono infette, e non tutte le punture si portano dietro un virus.
Ma quando succede… beh, la spaccaossa non perdona.
Umberto Baldo

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Testata Street Tg Autorizzazione: Tribunale Di Vicenza N. 1286 Del 24 Aprile 2013

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