Vicenza, dai lettori: “I cassonetti di imballaggi plastica e metallo sono difficili da usare e favoriscono l’abbandono!”

Cassonetti “intelligenti” ma inutilizzabili: la frustrazione di chi deve conferire plastica e metallo
Ci sono arrivate numerose segnalazioni da parte di lettori infastiditi da una situazione ormai ricorrente nelle isole ecologiche di Vicenza: i cassonetti per la plastica e il metallo sono spesso vuoti all’interno, ma pieni… all’esterno. Sacchi abbandonati accanto ai bidoni, rifiuti lasciati a terra, e cittadini che si ritrovano a litigare con sportelli chiusi e buchi rotondi troppo piccoli per un conferimento agevole.
Quanti di voi si sono trovati davanti a questi cassonetti “ermetici”, cercando invano di infilare il proprio sacco pieno di bottiglie schiacciate, lattine o altro materiale. Quanti, scoraggiati, hanno finito per appoggiare il sacco a terra, magari con il cassonetto tecnicamente vuoto, ma fisicamente inaccessibile?
La raccolta differenziata è un dovere civico, ma dovrebbe anche essere un’operazione semplice, pratica e intuitiva. Invece, proprio i rifiuti più voluminosi – quelli in plastica e metallo, che nelle famiglie costituiscono spesso il grosso della produzione settimanale – diventano i più complicati da smaltire correttamente. Paradossale.
Perché quei fori rotondi?
La scelta dei cassonetti con fori rotondi stretti, spesso senza sportello apribile, è legata a ragioni di qualità del riciclo, poiché:
- Evitano l’inserimento di sacchi interi, spesso contenenti materiali non conformi o sporchi;
- Limitano la contaminazione della raccolta, migliorando la selezione del materiale;
- Prevengono il conferimento errato di altri rifiuti (come carta, vetro o indifferenziato);
- Ostacolano il conferimento da parte di utenze non autorizzate.
In teoria, tutto corretto. Ma nella pratica quotidiana dei cittadini, questa razionalità si scontra con la realtà di chi produce rifiuti ogni giorno e cerca solo di fare la cosa giusta senza perdere la pazienza.
L’eccesso di logica tecnica rischia di mortificare il buonsenso. Chi ha progettato questi cassonetti forse non ha mai provato a svuotare un sacco pieno di bottiglie e confezioni di plastica con una mano sola, magari sotto la pioggia o con un bambino per mano. I sistemi di raccolta dovrebbero aiutare, non ostacolare.
Il risultato? Sacchi lasciati fuori, lamentele crescenti e una raccolta che, alla fine, perde efficienza proprio per colpa di un sistema troppo rigido. L’intento di migliorare la qualità del riciclo è sacrosanto, ma va accompagnato da soluzioni realistiche, adatte ai cittadini comuni, non solo ai progettisti di impianti.
È ora di rivedere questi strumenti “a prova di errore” che finiscono per essere a prova di utilizzo. Le soluzioni esistono: sportelli intelligenti, accessi più ampi ma controllati, sistemi che premino il conferimento corretto senza punire chi prova a rispettare le regole.
In attesa di miglioramenti, però, restano cassonetti vuoti dentro e pieni fuori. E cittadini sempre più esasperati da un sistema che, invece di semplificare la differenziata, la trasforma in una lotta quotidiana con il buon senso.













