UK – “Il razzismo verso le persone di colore è più razzismo degli altri”. Sospesa parlamentare laburista

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Diane Abbott è stata sospesa per la seconda volta dal Partito Laburista dopo aver dichiarato pubblicamente di non essersi pentita di alcune sue affermazioni sul razzismo, risalenti a oltre due anni fa. La deputata veterana, prima donna di colore eletta alla Camera dei Comuni, dovrà ora affrontare una nuova indagine interna, proprio mentre il leader del partito Keir Starmer tenta di riaffermare il controllo sui parlamentari ribelli.
Al centro della controversia, le dichiarazioni rilasciate da Abbott in un’intervista alla BBC in cui ha ribadito una distinzione tra il razzismo subito dalle persone di colore e i pregiudizi affrontati da gruppi come ebrei, irlandesi e viaggiatori. «Se vedi un viaggiatore o un ebreo camminare per strada, non lo sai», ha affermato, sottolineando che il razzismo verso le persone nere è legato alla visibilità del colore della pelle.
L’intervista ha fatto seguito a un’altra dichiarazione rilasciata al programma Newsnight, in cui Abbott ha dichiarato: «È ovvio che questa dirigenza laburista mi voglia fuori. I miei commenti erano fattualmente corretti».
Il partito ha reagito rapidamente, sospendendola di nuovo senza darle l’opportunità di ritrattare. Una mossa che ha acceso un’ondata di critiche da parte dell’ala sinistra dei laburisti. John McDonnell ha definito «estremamente bizzarro» che Abbott sia stata sospesa per un’intervista in cui condannava apertamente ogni forma di razzismo, mentre Shami Chakrabarti ha accusato la leadership di doppia morale: «Chi ha scritto i recenti discorsi di Starmer con espressioni razziste come “l’isola degli stranieri” dovrebbe pensarci due volte prima di giudicare Diane».
Dopo una prima sospensione nel 2023 per una lettera all’Observer giudicata antisemita da Starmer, Abbott si era scusata, era stata riammessa e autorizzata a ricandidarsi. Ora, però, rischia l’espulsione definitiva.
Starmer rafforza la linea dura
La nuova sospensione arriva nel mezzo di una più ampia stretta sulla disciplina interna del Labour. Altri quattro parlamentari – Rachael Maskell, Neil Duncan-Jordan, Brian Leishman e Chris Hinchliff – sono stati sospesi dopo aver votato contro il governo su un emendamento alla riforma del welfare. Starmer ha dichiarato che non si tratta di un singolo episodio, ma di un comportamento reiterato che mina la coesione del partito.
«Siamo stati eletti per cambiare il Paese e dobbiamo attuare queste riforme», ha detto il premier in una conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco Friedrich Merz. «Chi rompe ripetutamente la disciplina del partito indebolisce il nostro progetto di governo».
Jess Phillips, ministro dell’Interno, ha difeso la scelta: «Deve esserci un elemento di disciplina. Parlare continuamente in radio e criticare il proprio governo… cosa pensavi che sarebbe successo?».
Ma le reazioni dalla sinistra non si sono fatte attendere. Maskell ha definito ingiusta la decisione, mentre Abbott – prima della nuova sospensione – aveva criticato il modo in cui i deputati di retroguardia vengono trattati: «Mettere a tacere il dissenso non significa leadership. È controllo».
Il nodo irrisolto del razzismo interno
La vicenda mette in luce le tensioni irrisolte all’interno del Labour sul tema del razzismo e della libertà di parola. Abbott, che rappresenta un collegio con una numerosa comunità ebraica, ha ribadito di aver sempre combattuto ogni forma di discriminazione, compreso l’antisemitismo: «Sono stanca di essere etichettata in modo strumentale. Ho passato la vita a combattere il razzismo».
Il suo futuro nel partito resta ora incerto. Ma una cosa è chiara: la battaglia per l’identità e la linea politica del Labour è tutt’altro che finita.













