Caso Nadia Chiarello: secondo il medico legale di parte, lesioni al cranio compatibili con un’aggressione

ISCRIVITI AL CANALE WHATSAPP DI TVIWEB PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO
Secondo quanto riportato dal Corriere del Veneto in un articolo pubblicato ieri, Nadia Chiarello sarebbe stata colpita alla testa con un oggetto contundente. A sostenerlo è Antonello Cirnelli, medico legale incaricato dai familiari della ragazza di Nogarole Vicentino, scomparsa il 10 gennaio 1979 all’uscita dal lavoro e ritrovata senza vita nove giorni dopo in una buca a bordo strada, ad Arso di Chiampo (Vicenza).
Presentata istanza per incidente probatorio
I consulenti della famiglia hanno depositato lo scorso lunedì un’istanza di incidente probatorio con l’obiettivo di sottoporre a discussione i nuovi elementi emersi dall’analisi di Cirnelli, che non risulterebbero nella consulenza eseguita per la procura dal dottor Giovanni Cecchetto. In particolare, l’attenzione si concentra sulle lesioni al cranio, che secondo la consulenza ufficiale non sarebbero state refertate.
Cirnelli si è avvalso della collaborazione del professor Melchiore Gigante, specialista in diagnostica per immagini dell’Università di Ferrara. Grazie a un software avanzato, il professor Gigante avrebbe rilevato lesioni compatibili con un’aggressione, confermando quanto già sostenuto dallo stesso Cirnelli.
Contrasto tra consulenze
Il caso si configura come un confronto diretto tra i periti nominati dalla procura e quelli della parte civile. «Sotto il profilo sia metodologico sia sostanziale, riteniamo vi siano gravi carenze», ha dichiarato il criminologo Edoardo Genovese, che segue la famiglia. «La consulenza medico-legale non ha incluso il parere di un radiologo, che sarebbe stato essenziale in un caso così complesso. Abbiamo deciso di ricorrere a un esperto esterno per esaminare elementi che potrebbero chiarire se alcune fratture siano avvenute prima o dopo la morte».
Un caso riaperto dopo decenni
Nadia Chiarello era impiegata come segretaria alla Conceria Italia. La sera della scomparsa avrebbe dovuto essere accompagnata a casa da un conoscente, che però non la trovò ad aspettarlo. Dopo giorni di ricerche, il suo corpo fu scoperto il 19 gennaio 1979 da un uomo di passaggio. La ragazza era adagiata in una buca, in posizione composta. L’autopsia parlò di trauma cranico e il caso fu archiviato come omicidio colposo legato a un presunto investimento stradale.
Nel 2021, il caso è stato riaperto su impulso dei familiari. Nel giugno 2023, su iniziativa del criminologo Genovese e dell’avvocato Chiara Parolin (Associazione Penelope), è stato presentato un dossier con nuove analisi, che ha portato alla riesumazione del corpo il 20 settembre. La famiglia, da anni in cerca della verità, ribadisce la propria convinzione che non si sia trattato di un incidente.













