Gli angeli vicentini in Cambogia
Ribalta nazionale per una coppia di vicentini che, dopo aver adottato un bambino cambogiano hanno deciso, quindi anni fa, di aprire un laboratorio di oreficeria a Phnom Penh, capitale dello Stato asiatico. La storia è raccontata dalle colonne de Il Fatto Quotidiano ed è quella di Igino Brian e la moglie Lucia Bruno.
Entrambi cattolici praticanti -racconta il quotidiano online diretto da Marco Travaglio- hanno fatto la scelta circa quindici anni fa di adottare un bimbo cambogiano che ora ha quasi vent’anni, Vattanak, e di aprire qualche anno dopo un laboratorio di oreficeria a Phnom Penh, capitale del tormentato Stato asiatico.
“Quando siamo andati via con nostro figlio per tornare in Italia – raccontano – abbiamo pensato che questo nostro impegno non poteva finire lì di fronte ai gravi problemi di quella povera gente. Non ci bastava insomma di aver adottato un bimbo, volevamo fare di più”. Mettendo sul campo le sue professionalità Igino ha deciso di impegnarsi nella terra d’origine di suo figlio, che studia e vive a Vicenza con la madre. Il suo obiettivo: strappare dalla strada e dalla povertà decine e decine di giovani cambogiani e fondando insieme al laboratorio anche una casa-famiglia. La Cambogia è il Paese dell’incredibile sito archeologico di Angkor, ma anche dei bombardamenti subiti durante la guerra del Vietnam, che provocarono circa 600 mila morti, oltre che del tremendo regime dei kmer rossi che dal 1975 al 1979 provocarono dai due ai tre milioni di morti. Dopo la fine del conflitto, nel 1991, il Paese ha conosciuto una rinascita disordinata, legata in parte al turismo. Da un lato si è creata una classe di pochi ricchi e dall’altra una maggioranza di poveri. “Nel 2004 -racconta Igino Brian al Fatto- abbiamo in un primo momento affittato un locale per aprire una scuola-laboratorio finalizzata a produrre bigiotteria d’argento, per poi acquistare successivamente un terreno sul quale abbiamo cominciato a costruire un nuovo ufficio dove lavorare e dove far vivere in particolare i giovani e i bambini con le loro madri. Dare l’opportunità di lavorare significa anche garantirsi di tenere i figli senza timore che qualcuno li tolga loro per poi non averne più notizie”. L’obiettivo della Idaonlus – è questo il nome dell’associazione della quale Igino è segretario e socio-fondatore, dal nome di zia Ida, scomparsa molti anni fa dopo aver dedicato la propria vita agli altri – è di rendere autonomi i ragazzi attraverso la realizzazione di una cooperativa.
Un’attività non limitata solo alla Cambogia. In Italia si fa promotrice di molte iniziative di solidarietà con il popolo cambogiano e di sensibilizzazione alla conoscenza della cultura del Paese asiatico, poco conosciuto in Europa.














