14 Novembre 2022 - 8.44

Superbonus 110%: Finalmente un po’ di etica pubblica

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Neppure Mario Draghi si era potuto permettere di dire in modo chiaro cosa pensasse veramente del Superbonus 110%.

Certo lo aveva fatto capire più volte, ma la presenza nella sua maggioranza di Governo del Movimento 5 Stelle (ormai diventato Partito di Conte), gli impose di limitarsi a denunciarne alcune storture, e ad introdurre limitazioni alla cessione dei crediti, almeno per cercare di contrastare le indegne frodi miliardarie messe in atto ai danni dell’Erario.

Giorgia Meloni che adesso non è più costretta a mediare con gli ex grillini, può tranquillamente smascherare le Contenomics, e lo ha fatto in conferenza stampa con queste parole: “Segnalo a chi ha fatto la campagna elettorale dicendo che si poteva ristrutturare casa gratuitamente (appunto Conte ) che questo gratuitamente pesa sulle casse dello stato per 60 miliardi. Con un buco rispetto alla previsione di 38 miliardi”. 

Definendo poi “bizzarro” un concetto di gratuità così espresso, dato che “si tratta di risorse dello Stato coperte con i soldi dei contribuenti”.

Era tempo che qualcuno smascherasse pubblicamente la narrazione “contiana,” secondo cui il Superbonus sembrava si autoalimentasse come per incanto consentendo agli italiani di rifarsi casa  senza gravami per lo Stato.

Quel gratis fino ad ora ha pesato sul nostro debito pubblico per 60 miliardi, e non è ancora finita.

Ma va dato atto anche al Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di aver focalizzato l’attenzione su un altro aspetto della questione, di pari importanza, perché attiene all’etica pubblica, per meglio dire all‘equità che lo Stato deve garantire a tutti i cittadini.

E lo ha espresso con parole che sembrano scolpite nella pietra: “Non si è mai vista nella storia italiana una misura che costasse così tanto per la finanza pubblica a beneficio di così pochi”.

E mai affermazione fu così vera perché il Superbonus 110%, così come voluto e attuato dall’ “Avvocato dei poveri in salsa pentastellata”, si è trasformato in un colossale trasferimento di ingenti risorse pubbliche verso una minoranza della parte più ricca della popolazione italiana (circa 3 punti di Pil).

Opportuna a mio avviso anche la precisazione, sempre di Giorgetti, secondo cui: “Chi sceglie la cessione dei crediti, non può avere la certezza di trovare un’Istituzione che li ceda. Diversamenteavremmo creato una moneta, che invece non è stata creata”.  Ineccepibile e necessaria in una fase storica in cui si è diffusa l’idea che lo Stato dovrebbe far fronte a tutte le esigenze dei cittadini.  

Credo che tutti noi conosciamo almeno qualcuno che ha utilizzato questa agevolazione!

E sono certo che, se ci pensate bene, vi accorgerete che ad usufruirne non sono stati i “poveri”.

Proprio stamattina ho incrociato un vicino che negli ultimi tempi ha fatto dei lavori nella propria abitazione (caldaia, serramenti ecc.).

Gli ho chiesto se fossero finiti, e se avesse utilizzato appunto il Superbonus 110%.

Alla sua risposta affermativa non ho potuto non pensare che si tratta di un affermato professionista, con un tenore di vista piuttosto elevato, con una Lexus per lui ed una per la moglie, più un bel Mini Cooper per il figlio, solo per citare il parco auto.

E poiché  per ironia della sorte davanti alla sua abitazione c’è una sede della Caritas, in cui c’è spesso la fila per avere generi alimentari, mi è venuto in mente che quei lavori alla fine glieli hanno pagati quelli che si mettono in  coda per il pane. 

Parimenti quest’estate mi è capitato di parlare con un amico che possiede un appartamento in un grosso residence di un certo livello in una località marina del Veneto.

Questo complesso è stato, non esagero, completamente ristrutturato e rimesso a nuovo, sempre utilizzando il mitico Superbonus 100%. E questo amico mi ha detto che il costo dell’intervento si è aggirato sul milione e mezzo di euro (a fronte di un valore di poco più della metà).

Trattandosi di seconde case, in località di villeggiatura, viene da chiedersi che senso abbia avuto concedere l’utilizzo del Superbonus  anche per questa tipologia di immobili.

E sempre ieri sentivo alla radio la testimonianza di un idraulico toscano che riferiva sdegnato di aver rifatto, sempre nell’ambito del Superbonus, gli impianti in molti rustici e casali delle colline della Toscana, che notoriamente sono di proprietà di poveri cristi.

Per non dire che la deresponsabilizzazione dei proprietari sui prezzi dei lavori (tanto paga lo Stato!) ha portato all’esplosione dei costi di materiali e manodopera, che drogherà il mercato dell’edilizia ancora per anni. 

Come avete visto il Governo si è limitato a ridurre il bonus dal 110 al 90%, appunto per costringere i proprietari committenti a sborsare un po’ di soldi, e quindi ad essere direttamente interessati ad un contenimento dei prezzi. 

L’altra modifica è l’estensione del bonus al 90%  alle case unifamiliari, a condizione che si tratti di prima casa, e solo per le famiglie più povere (Isee 15mila euro).

Non so cosa ne pensiate, ma a me questa scelta “politica” mi sembra più “di sinistra” degli strepiti del “Chavez de noaltri-Conte” a difesa del Superbonus nella sua formulazione originaria.

Fino ad ora qualche errore di questo Governo lo si è visto, ma non certamente in questa riduzione di uno sconto fiscale che ha riguardato l’1% degli italiani più benestanti, e che rischiava di far saltare la già precaria finanza pubblica.

Scontata l’opposizione di Giuseppe Conte, tetragono nella difesa ad oltranza di una agevolazione che, anche ridotta al 90%, resta la più alta al mondo.

Ma evidentemente il chavismo in salsa appula prevedeva anche una sorta di “patrimoniale inversa”, dai poveri verso i ricchi (misteri della Fede grillina).  

Scontate le proteste dei costruttori dell’Ance, interessati solo al blocco dei crediti d’imposta, ai quali ricorderei però i lauti guadagni realizzati in questi ultimi anni, e non del tutto esenti da speculazione sui costi.  

E relativamente alle paventate chiusure di molte imprese edili, ho l’impressione che si potrà trattare per  lo più di quelle “improvvisate”, nate apposta per “sedersi al banchetto” del Superbonus; le aziende serie,  quelle con una storia alle spalle, a mio avviso non avranno soverchi problemi. 

Francamente ho trovato meno comprensibili le dichiarazioni di alcuni esponenti del Partito Democratico; cha vanno da una “stretta da un giorno all’altro”  di Malpezzi e Misiani, ad un  “intervento a gamba tesa e senza strategia” di Braga.

Mi chiedo come si concilino queste critiche ad una misura eticamente giusta (gli aggiustamenti sono marginali e non retroattivi) con le periodiche richieste di patrimoniali avanzate da Landini e compagnia cantante, per togliere ai ricchi per dare ai poveri.

Ma questo non è in realtà un mistero, trattandosi delle evidenti difficoltà dei Dem a liberarsi dalle catene ideologiche grilline. 

C’è da augurarsi per il bene del Paese che il Partito Democratico si risvegli dalla lunga notte con Conte, abbandoni le tentazioni di inseguire nuovi estremismi a sinistra, e si apra una nuova vera interlocuzione con quella sinistra  riformista che gli consenta di rimanere nell’ambito della socialdemocrazia europea.

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