20 Dicembre 2014 - 12.07

Stanley Milgram: “How evil are you?” A trent’anni dalla morte

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di Valeria Boscolo Nale-

20 dicembre 1984, Stanley Milgram muore a New York per un attacco cardiaco.
L’Orwell del 1949 non c’entra, anche se la sua distopica società mobilita aggressività, obbedienza e sottomissione, componenti che Milgram conosce.
1984 sembra piuttosto essere una coincidenza interessante per lo psicologo statunitense, che s’è impegnato nel capire, con quiz ed elettrodi, fino a che punto un soggetto sia in grado di sacrificare i propri valori etici e morali per sottometterli ad una figura autoritaria, compiendo azioni alla stregua della violenza, che li negano.
Meritevoli sono infatti i suoi apporti alle scienze psicologiche e sociali che meditano sul l’aggressività e sulla personalità.

Si parte dal 1961: sullo sfondo paura e preoccupazione, ormai consapevole, di un secondo dopo guerra disastroso per cinismo e violenza, di pedine di un sistema monopartitico.
La speranza che non si debba più ripetere non basta. Il processo Eichmann in corso a Gerusalemme, una domanda: è possibile che funzionari del calibro di Eichmann, stessero semplicemente rispondendo a degli ordini?
“We do what we’re told” recitava Peter Gabriel in una canzone del 1986, riassumendo, qualche anno dopo, il responso dell’esperimento di Milgram: a distanza di cinquantatré anni, ancora riconosciuto.
L’obbedienza è data da una percezione legittima delle autorità, da un’adesione al loro sistema e da pressioni sociali: è il prodotto di socializzazione ed evoluzione.
L’ideologia non c’entra, se non nei termini di una delle sue conseguenze: l’omologazione educativa, atta ad una obbedienza silenziosa ma inconsapevole.

Così “gli uomini non possono fare nulla che un solo uomo ha fatto”, Milgram si sbilancia in una sorta di nuovo comandamento del XX secolo. Una lotta tra il bene e il male, in cui tristemente trionfa il male inconscio, nell’era del dominio dell’es sull’ego, in cui Dio è messo alle corde.
Sebbene oggi lo scenario sociale sia differente, la lezione resta attuale ed è per questo che la morte è trasparente alla sua figura. Lezione tuttavia non estranea a critiche, ma crocifissa da alcuni come la giustificazione implicita della forma mentis e del modus operandi di brillanti ma vuoti soldatini di piombo.

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