VICENZA – Un Piano contro la violenza maschile sulle donne

“A un anno di distanza dal primo sciopero femminista che ci vide insieme nelle piazze di tutto il mondo per dire che “se le nostre vite non valgono, allora non produciamo”, abbiamo dato corpo, pensieri e scrittura collettiva a un Piano contro tutte le forme di violenza di genere; un documento collettivo, partecipato e rivoluzionario. Dettagliato negli obiettivi e ampio per gli orizzonti che apre. Il Piano non è un semplice appello o una lista di lamentele. Questo piano rappresenta uno strumento politico e di analisi, che nasce a partire dalla messa in rete delle esperienze dei centri antiviolenza e del movimento femminista. Per contrastare la violenza maschile e di genere nella sua complessità, Non Una di Meno promuove azioni che si differenziano sostanzialmente da quelle elaborate finora dal Governo”.
Prosegue il comunicato:
“L’importanza dell’autonomia delle scelte e dell’autodeterminazione delle donne avviene soltanto se si investe in politiche che affrontino radicalmente:
le discriminazioni di genere, il sessismo, lo sfruttamento e la precarietà che pervadono il mondo del lavoro, dell’educazione, dei media e della cultura;
– i tagli alle risorse economiche a sostegno del lavoro fondamentale dei centri antiviolenza;
– la colpevolizzazione delle vittime di femminicidio e la giustificazione della cultura dello stupro;
– l’obiezione di coscienza elevatissima che di fatto rende quasi impossibile accedere all’aborto e alla contraccezione di emergenza in numerose regioni italiane;
– il razzismo istituzionale e le politiche sul “decoro” come la legge Minniti – Orlando che aggrediscono i migranti e le prostitute, strumentalizzando a fini razzisti i corpi delle donne e delle persone gay, lesbiche e trans;
– le politiche di chiusura dei confini, come gli accordi bilaterali con Libia e Turchia, che espongono le donne migranti a quotidiane violenze nei campi profughi;
ll Piano di Non Una di Meno rivendica quindi salario e reddito, libertà di movimento attraverso i confini, il potere di decidere della propria vita negli ospedali, nei tribunali, dentro e fuori i luoghi di lavoro, il diritto di scegliere il proprio destino fuori da ruoli imposti“.













