27 Marzo 2023 - 15.37

VENETO – Rubano falangi al dinosauro: arrivano le protesi

Esperti paleontologi italiani operativi nei centri di studi di tre continenti sono impegnati nel ricostruire fedelmente le falangi superiori dell’esemplare fossile di Psittacosaurus, tradotto letteralmente ‘pappagallo rettile’, dinosauro vissuto oltre 100 milioni di anni che fra poco avrà delle protesi nuove. Sarà l’equipe interdisciplinare a riprodurre le protesi per il reperto fossile che qualche mese fa era stato vittima del furto di due artigli alla mostra “Lost Hangar, dinosauri rivelati” allestita dal curatore Ilario de Biase nell’area fieristica di Padova. Risalgono a inizio gennaio le denunce di furto contro ignoti presentate dalla direzione di Venice Exhibition, società promoter di Italmostre.com ed organizzatrice della mostra, al comando compagnia dei carabinieri di Padova e al comando carabinieri tutela patrimonio culturale di Venezia per la sparizione di due artigli dell’arto superiore destro del dinosauro Psittacosaurus. Le falangi fossili erano state asportate dall’arto, sganciandole dall’installazione metallica che sostiene l’intero scheletro fossile dell’animale vissuto nel Cretacico inferiore, durante l’orario di apertura dell’imponente allestimento espositivo di oltre 5500 mq nel padiglione 1 della Fiera di Padova.

L’ammanco era stato notato dal personale interno della mostra durante l’ispezione finale poco prima dell’orario di chiusura, nonostante i tendiflex a protezione del reperto e il fatto che per tutto il tempo di visita del pubblico ci fossero guide e steward a monitorare i flussi di visitatori, notare movimenti sospetti e tenere d’occhio costantemente gli allestimenti. Da allora sono stati aumentati i controlli all’interno dell’allestimento. “Purtroppo gli artigli asportati” analizza l’Ad di Venice Exhibition, Mauro Rigoni “non ci sono mai stati riconsegnati, nemmeno in anonimato. Nonostante i nostri vari appelli alla coscienza dei ladri, i criminali hanno preferito tenersi il souvenir lasciando sfregiato il reperto fossile. Dal canto nostro abbiamo deciso di porre rimedio contattando esperti paleontologi per una consulenza specialistica, in accordo con la proprietà del reperto, The Brothers Stones, azienda veneziana di preparazione e vendita di fossili che ha sede a Quarto d’Altino”.

Sarà di grande aiuto per l’equipe di restauro il raffronto con gli artigli corrispondenti dell’arto superiore sinistro rimasto integro che servirà da copia speculare per le nuove protesi. Per quest’operazione in primo luogo sarà eseguito un calco di silicone sulle falangi omologhe dell’arto sinistro che sono uguali a quelle mancanti sia per dimensioni che per forma. Nell’intercapedine dell’involucro di silicone sarà colata della resina epossidica che, una volta asciugata, andrà a formare il positivo della parte mancante che sarà poi rimodellato per adattarlo ricostruendo le falangi dell’arto destro. “Abbiamo deciso di impiegare resina epossidica per aumentare la precisione del restauro” commenta il curatore Ilario de Biase “in questo modo rimedieremo al danno vandalico mantenendo la nostra promessa di contatto ravvicinato con i dinosauri rivolta soprattutto alle nuove generazioni di visitatori ed alle loro famiglie. Rimango convinto, nonostante questa brutta vicenda, che potrà aumentare il rispetto per questi reperti solo prendendo familiarità dal vero con questi resti fossili che sono un patrimonio culturale di tutta l’umanità”.

La mostra sarà ancora visitabile per poche settimane” conclude l’Ad di Venice Exhibition, Mauro Rigoni “le falangi rubate allo Psittacosaurus appartengono ad un reperto originale, quindi di un certo valore che preferiamo non specificare, ma le nuove protesi per qualità della fattura e fedeltà della riproduzione restituiranno più possibile integrità al reperto”. La mostra “Lost hangar, dinosauri rivelati” alla sua prima mondiale a Padova rappresenta la più grande collezione di fossili di dinosauri in Italia riunita assieme per la prima volta in una mostra itinerante. Espone oltre 500 reperti originali di paleontologia, etnografia, archeologia, zoologia ed astronomia, descrivendo tutto l’arco di esistenza di questi enormi animali fino alla loro mutazione negli attuali uccelli alla fine del Mesozoico per la caduta di un asteroide, lasciando poi spazio evolutivo all’era dei mammiferi nel Cenozoico. La mostra internazionale presenta in anteprima mondiale alcuni scheletri fossili completi provenienti da Asia, Africa e America, fra cui spiccano i resti di un esemplare originale di Tazoudasaurus naimi della lunghezza di circa 9 metri, sauropode estinto quando i continenti erano uniti nella Pangea oltre 180 milioni di anni fa, e lo scheletro fossile ribattezzato Henry, un esemplare di Hypacrosaurus vissuto 75 milioni di anni fa.

PSITTACOSAURUS (breve scheda)Dinosauro vissuto nel Cretacico inferiore (145-99 milioni di anni fa) popolando le aree geografiche della Cina, della Mongolia e della Russia. Considerato uno dei primi rappresentanti del gruppo dei ceratopsidi che vedrà fra le sue fila il Triceratops, Psittacosaurus aveva una postura quadrupede da giovane e bipede da adulto, mantenuta soprattutto nella corsa. Riconoscibile dalla testa rotonda e per l’inconfondibile becco simile a quello di un pappagallo che utilizzava per recidere la vegetazione mentre con i denti situati nella parte posteriore della bocca, triturava il cibo. Le varie specie di Psittacosaurus differiscono e variano tra loro per dimensioni e per le caratteristiche anatomiche di cranio e scheletro, anche se condividono la forma generale del corpo. La specie più nota, P. mongoliensis, poteva raggiungere anche i 2 metri di lunghezza. Il peso massimo di un animale adulto probabilmente si aggirava sui 20 kg. Alcune specie come P. lujiatunensis, P. neimongoliensis e P. xinjiangensis avevano dimensioni simili, altre invece come P. sinensis e P. meileyingensis erano di dimensioni inferiori. La specie P. ordosensis, in particolare, era la più piccola di tutte, circa il 30% in meno di P. mongoliensis. Le specie più grandi erano invece P. lujiatunensis e P. sibiricus. Si muoveva in foreste dal fitto sottobosco camuffandosi grazie a setole filiformi simili a penne che gli facevano assumere l’apparenza delle ombre per confonderlo con il suo habitat.

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