13 Gennaio 2023 - 9.45

PILLOLA DI ECONOMIA – Facciamo un po’ di chiarezza sulla “guerra delle accise”

 di Umberto Baldo

Ieri parlandovi dell’impennata dei prezzi registrata in Croazia a seguito dell’adozione dell’euro scrivevo testualmente: “…Il che conferma quella che per me è una grande verità; che il controllo dei prezzi in una economia di mercato è quanto di più difficile da realizzare per qualsiasi Governo, come dimostra l’attualità italiana con le polemiche sulle supposte speculazioni sui prezzi di benzina e gasolio”.

Capite bene che oggi diventa quasi obbligatorio ritornare sul tema “caro benzina e gasolio”, che occupa le prime pagine dei giornali, a testimonianza che si tratta di beni il cui prezzo sta in cima alle preoccupazioni degli italiani, tanto che gli aumenti stanno creando qualche dissapore fra la premier Giorgia Meloni ed i suoi alleati di Lega e Forza Italia, propensi questi ultimi ad una giravolta rispetto alle decisioni prese con la finanziaria appena pochi giorni or sono. 

Il tema, visto che va a toccare uno dei nervi scoperti dei cittadini-elettori è di quelli che meglio si prestano alle polemiche politiche, e quindi via con il video in cui la premier un paio di anni fa stigmatizzava il livello delle accise, chiedendone l’abolizione, via con le smentite,  con gli attacchi dell’opposizione,  con la caccia alle streghe, e con tutto l’armamentario tipico dello stagno maleodorante in cui si muove la politica italiana.

Oltre a tutto fra un mese si vota per le Regionali in Lazio e Lombardia, e quindi capite bene l‘agitazione dei Capi partito timorosi di perdere voti per il costo del “pieno di carburante”.

Credo sia quindi opportuno fare un po’ di chiarezza sulla questione.

Innanzitutto la speculazione, sempre invocata da Lor Signori quando non sanno con chi prendersela, e devono comunque individuare un colpevole sul quale cercare di indirizzare la rabbia dei cittadini.

Pur non escludendo che qualche “approfittatore” ci sia, com’è norma in questa nostra Italia,  in realtà non c’è tutta questa speculazione che si vorrebbe far credere; anzi la problematica è estremamente semplice, tanto che la capisce anche un bambino.

E sta nel semplice fatto che, togliendo con l’ultima Legge di Bilancio lo sconto sulle accise concesso per circa un anno dal Governo Draghi, il prezzo di benzina e gasolio ha registrato un aumento medio quasi perfettamente coincidente con il ripristino delle accise al livello originario. 

Anzi, forse un “filino” di meno.

Certo si può discutere all’infinito se fosse o meno il caso di prorogare ulteriormente questo taglio, ma va considerato che il giochino costa circa 1 miliardo al mese, e con questi chiari di luna…..

Fra gli “speculatori” più esecrabili, descritti come una sorta di “affamatori del popolo”, ci sarebbero i gestori degli impianti autostradali.

E’ un dato di fatto che i carburanti costino de sempre più in autostrada rispetto alla rete ordinaria, ma nessuno dice la verità al riguardo; e la verità sta nel fatto che i gestori di questi impianti devono rispettare standard di qualità e di servizio superiori.   Tanto per essere chiaro, devono garantire la presenza di personale 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana; inoltre, su ogni litro venduto devono corrispondere al concessionario autostradale delle royalty che mediamente si aggirano attorno ai 7 centesimi per litro. 

E’ chiaro che in queste condizioni benzina e gasolio costano di più, ma un eventuale price cap ventilato dal Governo, che non tenesse conto di questi maggiori costi, finirebbe per produrre scarsità di carburanti sulla rete autostradale, lasciando gli automobilisti a secco; a meno che i gestori non siano disposti a lavorare in perdita.

Ci ha provato l’Ungheria ad imporre il tetto al prezzo, e ha ottenuto che le compagnie petrolifere straniere hanno limitato le consegne di carburante.

Inutile dire che Orbàn ha dovuto revocare la misura prima della sua scadenza.

Il “tetto” resiste ancora in Croazia e Slovenia, tra le proteste dei distributori di carburanti che lamentano la difficoltà di garantire forniture stabili e affidabili all’utenza.

Il vero problema, comunque la si veda, sta nel fatto che sui carburanti la componente fiscale è nettamente superiore in Italia rispetto agli altri Paesi europei, per cui Lor Signori possono anche individuare “gli untori” nei gestori, quando in realtà dovrebbero guardare al bilancio dello Stato che non può rinunciare ai 35 miliardi l’anno provenienti dalle accise.

Inutile quindi sguinzagliare la Guardia di Finanza a caccia dei “furbetti”; meglio cercare di tagliare qualche spesa inutile per trovare eventuali risorse per contenere il costo dei carburanti, se proprio lo si ritiene politicamente indispensabile.

Guardando infine a cosa fanno gli “altri” ricordo che in base alle rilevazioni di Transport & Environment, Ong ambientalista europea, ad agosto 2022 solo otto stati membri non avevano previsto tagli alle tasse sui carburanti.

Ma se prima lo avevano fatto quasi tutti, a gennaio 2023 gli unici a mantenere  ancora gli sconti su diesel e benzina sono  Belgio, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo e Svezia.

Anche la ricca Germania (come la Francia e la Spagna sia pure in misura minore e per un tempo più breve) ha introdotto la riduzione delle accise,  ma lo sconto tedesco è terminato lo scorso 31 agosto.

Ovviamente, terminati gli sconti, anche in quei Paesi i prezzi sono cresciuti come da noi più o meno dell’importo delle accise reintrodotte, ma se nel Belpaese i prezzi alla pompa alla fine risultano maggiori bisogna sempre tenere presente che la componente fiscale in quegli Stati pesa meno rispetto all’Italia, e come vedete torniamo sempre al punto di partenza, come in un gigantesco gioco dell’oca.

Questo è quanto, piaccia o non piaccia, e nonostante le giravolte retoriche dei nostri Demostene, che per i loro attacchi ai gestori sono anche responsabili dei due giorni di sciopero indetti da questi ultimi per fine mese. 

Per il resto questa vicenda mostra per l’ennesima volta che i nostri politici scoprono l’esistenza della realtà solo quando dall’opposizione giungono nella stanza dei bottoni

E c’è solo da sperare che arrivi il giorno in cui “qualcuno”  nei Palazzi del Potere  dovrà pur rendersi conto che questo eccessivo carico di fiscalità è il naturale prodotto di un Paese che fa del “tassa e spendi” la propria ragion d’essere, mentre continua nel contempo ad introdurre ed incrementare  esenzioni, condoni e tax expenditures  che fanno calare il gettito.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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