20 Luglio 2020 - 9.37

L’estate post-Covid, tra irresponsabili e immigrati

Nei mesi scorsi, nel pieno dell’emergenza sanitaria, il problema dell’infezione “importata” di fatto non si poneva.  Tutti chiusi in casa, vietati gli spostamenti, serrate le frontiere, il rischio che qualcuno potesse portarci il covid 19 da fuori era inesistente.Certo all’inizio i cinesi sono stati percepiti come potenziali “untori”, anche quelli che magari erano anni che non tornavano in patria; ma poi dati alla mano si è visto che, tanto per fare un esempio, Prato, città ad altissima concentrazione di cinesi, ha avuto meno contagi di altre provincie italiane.Di conseguenza anche la questione migratoria sembrava passata in secondo piano, quasi tralasciata dai media.  Oltre a tutto si era in inverno, e si sa che attraversare il Mediterraneo nei mesi freddi in gommone non è proprio consigliabile.Ma Covid-19 è ancora ben presente fra di noi, nonostante tanti ritengano che il virus sia una truffa, e con la riapertura delle attività era inevitabile che qualche focolaio potesse riaccendersi.D’altro canto il turismo langue, e per riattivarlo serve che la gente si muova verso mare, monti, e città d’arte.  Pensare che questo possa avvenire a “rischio zero” equivale a volere la “botte piena e la moglie ubriaca”.Certo che se, per soprammercato, ci sono persone come l’ormai noto imprenditore vicentino, o la ragazza veronese che, nonostante fosse sottoposta a isolamento domiciliare fiduciario ha pensato bene di andare a passare qualche giorno in un albergo a Rosolina Mare, la gestione dell’infezione diventa problematica.  Ma in questi casi stiamo parlando di veri e propri irresponsabili, che si spera siano l’eccezione e non la regola. Tornando alle migrazioni, poiché durante i mesi del lockdown c’erano meno accessi ai pronto soccorso di persone di colore, si era addirittura ipotizzato che la popolazione di pelle scura fosse “geneticamente” meno esposta al coronavirus.  Ricordo molti articoli sul tema, che alla fine si sono rivelati delle pure ipotesi smentite dalla realtà.Come accennavamo all’inizio, l’attenzione degli italiani verso gli ingressi di migranti (clandestini o meno è ormai una distinzione che lascia il tempo che trova visto che ad esempio in Tunisia non c’è nessuna guerra), calata nei mesi di lockdown, si è drammaticamente riaccesa nell’ultimo periodo, di fronte ad un notevole aumento degli sbarchi sulle coste del Sud.Trovo stucchevole parlare di “invasione”, termine ormai abusato, ma 20 e più sbarchi in un giorno non sono proprio pochi.E se poi parte di questi “profughi” risultano positivi al tampone, inevitabilmente si crea un’emergenza nell’emergenza.E poiché, nonostante quello che da Roma ci vogliono far credere, non tutti quelli che sbarcano vengono intercettati, oltre a quelli che scappano dai centri di accoglienza, è certo che ci sono persone infette che si muovono liberamente per l’Italia, con il rischio di aumentare la diffusione del virus.Inevitabilmente questi “profughi”, veri o presunti, arrivano anche in Veneto, e sono quindi comprensibili le preoccupazioni di Luca Zaia quando dichiara: “Sta succedendo quello che si sperava non accadesse, ma che avevamo a più riprese paventato potesse essere un grave pericolo: cittadini stranieri rappresentano il focolaio più grande registrato in Veneto dalla fine del lockdown, con decine di positivi e numeri che possono ancora crescere. In questa situazione già preoccupante, si verificano poi vere e proprie gravissime illegalità, con positivi asintomatici che si rendono irreperibili ai controlli. Vanno assolutamente fermati».Il che è più facile a dirsi che a farsi, visto che le frontiere sono aperte, e non si può certo “tamponare” tutti quelli che arrivano.Oltre che a vari focolai accesi qua e là nella nostra Regione, che coinvolgono per la più parte immigrati, ritengo che a fare un salto nella sedia al Governatore siano stati quei tre africani positivi al virus, che a Padova dopo il tampone hanno rifiutato le cure e hanno firmato per tornare a casa, trasformandosi così in potenziali “bombe infettanti”.E’ comprensibile che, in queste condizioni, l’allarme fra i cittadini cominci ad essere palpabile.  Tanto più che i numeri stanno diventando importanti, in quanto i tamponi ci dicono che la percentuale dei positivi fra coloro che arrivano dall’Africa è dell’ordine del 20% (uno su cinque).E ad accendere i fuochi ci hanno pensato i calabresi ed i siciliani.A fronte dei numerosi sbarchi di extracomunitari infetti da Coronavirus, proteste spontanee si sono scatenate ad esempio ad Amantea, addirittura con blocchi stradali.L’esasperazione dei cittadini deve essere ben pesante se il Governatore della Sicilia Musumeci riferendosi ai nostri Governanti ha dichiarato: “Stanno giocando con il fuoco”, e se la sua collega calabrese Jole Santelli ha minacciato un’ordinanza che blocchi gli sbarchi.  Che, mi dispiace per la neo Governatrice, avrebbe a mio avviso lo stesso effetto di un’ordinanza contro la pioggia.A dire la verità non è che le Autorità centrali non si stiano rendendo conto dei pericoli di questi ingressi di persone infettate, ma ci sono reali problemi a trovare località e strutture dove isolare in quarantena i contagiati, perchè mai come in questo momento anche in Italia impera il “Not in my back yard”, e nessuno vuole queste persone nel proprio paese o nel proprio quartiere.E di conseguenza il Ministero dell’Interno è costretto a continui frenetici spostamenti dei profughi da una località all’altra, dal Sud verso il Centro ed il Nord, per trovare location che non suscitino le rivolte dei residenti.Cosa non facile, come hanno potuto constatare anche i Prefetti delle Province venete. Sono dei giorni scorsi le proteste dei cittadini di Jesolo, contro la permanenza di decine di profughi infetti nel Centro di Accoglienza della Croce Rossa. Profughi che, sotto le pressioni dei residenti sono stati in parte spostati verso altre località, fra cui Cavarzere, dove li aspettava il Sindaco inviperito, spalleggiato dai propri concittadini.  Situazione ai limiti della gestibilità, tanto che il Prefetto di Venezia ha dichiarato “migranti infetti, siamo al limite”, non escludendo la riapertura del Centro di Cona.   Il tutto accompagnato da un web infiammato, dove sono comparsi messaggi del tipo “a casa”, “mandateli via”, per arrivare a “bruciateli”.Clima rovente dunque, dove l’accoppiata virus-nero ha scatenato i navigatori della Rete, che sembra non abbiano risparmiato neanche la casella Facebook di Luca Zaia.Casi di razzismo manifesto?Può essere, ma i paladini delle porte aperte e dell’integrazione tout court non tengono conto di quanta ostilità covi sotto la cenere, e si stracciano le vesti ogni qual volta questa esplode manifestamente, anche in modo vergognoso.  Io da sempre sono convinto che l’accoglienza dello straniero è un bel precetto evangelico, ma che come tutti i precetti sia difficile da praticare.E per verificarlo chiedo talvolta ad amici o conoscenti: Ma se tuo figlio o tua figlia si presentasse a casa con una persona di colore dicendo che vuole sposarla, tu come reagiresti?Onestamente finora ho trovato solo una sparuta minoranza felice di questa prospettiva.  Provate a pensarci e a darvi una risposta.  Può anche essere che vi scopriate “razzisti” anche se non lo sapete, o non volete ammetterlo.Ma qui inevitabilmente il discorso si allarga, partendo dalla constatazione che è quasi impossibile difendere i confini dell’Europa meridionale dalle flottiglie degli immigrati, a meno che i leader europei, ed i popoli, non siano pronti a lasciare annegare molte persone. L’Italia, la Grecia, la Spagna hanno troppe coste, e si sa che il mare è per definizione un ambiente senza confini, senza frontiere. E che le cose stiano così, nonostante certa propaganda, lo dimostrano le vicende di questi ultimi anni.In fondo le promesse elettorali di Capitan Salvini si sono rivelate per quelle che erano, appunto promesse, o sogni irrealizzabili, però venduti coscientemente e spregiudicatamente agli elettori.Così è finito presto fra le “incompiute” il rimpatrio garantito di 600mila “clandestini”, e tutto si è ridotto a qualche blocco temporaneo di navi delle Ong, fra l’altro caduto sotto gli strali della Magistratura.Non me la sento però di gettare completamente la croce sulle spalle di Salvini, perchè ogni qual volta qualcuno cerca di mettere un freno agli arrivi si trova contro tutti, dal Vaticano alla “gauche caviar”, dalle anime belle all’Europa maestra nel predicare bene e razzolare male.  E questa ostilità l’ha ben sentita sulla propria pelle anche l’ex ministro Marco Minniti, che per primo su questo tema non ha avuto paura di metterci la faccia.A tal proposito il Ministro Lamorgese dovrebbe prima o poi spiegarci che fine ha fatto il tanto sbandierato “Accordo di Malta”, che prevedeva i ricollocamenti degli immigrati in altri Paesi in quattro settimane, e la rotazione (volontaria) dei porti di sbarco. Funziona ancora, o il Covid-19  lo ha vanificato, riportando tutto sulle spalle dell’Italia?Il vero problema sta nel fatto che all’immigrazione segue inevitabilmente quello dell’integrazione.   E gli Stati Uniti, che sono un gigantesco “melting pot”, un crogiolo che ha fuso “celti, slavi e teutoni, greci e siriani, neri e gialli, ebrei e gentili”, è ancor alle prese con il più che secolare problema dell’integrazione della sua minoranza di colore, con periodiche rovinose rivolte, con morti e feriti.In Europa, a mio modesto avviso, il problema è potenzialmente ancora più devastante.  Nel solo 2016 sono arrivati nei 28 paesi membri Ue circa 2,4 milioni di immigrati da paesi non-Ue, portando il totale della popolazione nata all’estero a 36,9 milioni, più del 7 percento del totale.Ed i flussi sono in continuo aumento, tanto da rendere in prospettiva il problema insolubile.  Con l’aggravante che un’ampia porzione degli immigrati nel nostro continente è di religione musulmana.  A sinistra si insiste nel sostenere che sarebbe possibile per cristiani e musulmani convivere pacificamente in un’Europa secolare post-cristiana, ma fino ad ora tutta questa voglia di coesistenza proprio non la vedo.Lo snodo del problema è che nelle forze politiche europee le idee sull’immigrazione sono assai confuse.A sinistra si vorrebbe avere sia le frontiere aperte sia lo “stato sociale”, non tenendo conto che le due cose difficilmente si tengono in una società multiculturale.A destra si auspicano frontiere chiuse, blocchi navali, in certi Paesi anche i fili spinati ai confini.Al centro ci sono forze come la Cdu  tedesca che cercano di mediare, con poco successo, fra le diverse posizioni. Con la conseguenza, sempre a mio avviso, che il tema dell’immigrazione alla lunga potrebbe essere il vero elemento disgregante dell’Unione Europea.Perchè, in assenza di una politica paneuropea sulle migrazioni, e con le persistenti problematiche dell’integrazione, di fonte ai tentennamenti ed alle furbizie delle classi dirigenti le varie cittadinanze saranno sempre più spinte verso le forze integraliste e sovraniste, che cavalcano la tigre promettendo soluzioni più o meno drastiche.Da questa incapacità della politica europea di elaborare una strategia comune deriva il sostanziale abbandono dell’Italia, lasciata sola ad affrontare una migrazione che in certi momenti ha messo il Paese in estrema difficoltà, e che è di sempre più difficile gestione.Si tratta di una miopia inconcepibile, perchè un’Italia sovranista, chiusa in se stessa, antieuropeista, incattivita, non fa bene a nessuno.Ma come dice il vecchio detto: “Dio acceca chi vuole perdere”.

Potrebbe interessarti anche:

L'estate post-Covid, tra irresponsabili e immigrati | TViWeb L'estate post-Covid, tra irresponsabili e immigrati | TViWeb

Testata Street Tg Autorizzazione: Tribunale Di Vicenza N. 1286 Del 24 Aprile 2013

Luca Faietti Direttore Fondatore ed Editoriale - Arrigo Abalti Fondatore - Direttore Commerciale e Sviluppo - Paolo Usinabia Direttore Responsabile

Copyright © 2025 Tviweb. All Rights Reserved | Tviweb S.R.L. P.Iva E C.F. 03816530244 - Sede Legale: Brendola - Via Monte Grappa, 10

Concessionaria pubblicità Rasotto Sas

Credits - Privacy Policy