24 Febbraio 2022 - 11.20

La nuova “dottrina Putin” e la vecchia “dottrina Monroe”

di Umberto Baldo

Quando la polvere ed il fumo si levavano ancora sulle Twin Towers il noto politologo americano Robert Kagan disse che secondo lui gli Stati Uniti sono la terra di Marte, il dio della guerra, mentre l’Europa è la terra di Venere, la dea dell’amore.
A prima vista potrebbe sembrare un’immagine “onirica”, ma a ben pensarci non è del tutto sbagliato dipingere il nostro Continente come la terra dell’amore, inteso a mio avviso come il luogo in cui dall’ultimo conflitto mondiale è maturata l’idea che “la pace e la democrazia siano quasi scontate”.
In questo imperante “pacifismo mercantile” c’è in verità una bella dose di cinismo e di ipocrisia, perchè per noi europei pace vuol dire semplicemente che non si sentono spari o scoppi di bombe nelle nostre città e campagne, mentre poco ci importa che in altre parti del mondo, dallo Yemen alla Libia, dalla Nigeria alla Repubblica Centrafricana, dal Mali alla Somalia al Sudan, solo per citare alcuni focolai, da anni siano in atto conflitti sanguinosi.
Che muoiano gli altri, al di là delle scontate esecrazioni, delle condanne, degli inviti al dialogo, non sembra turbarci più di tanto, ed i disastri di queste guerre per noi sono solo flash nei nostri notiziari, fra un messaggio pubblicitario e l’altro.
Se a questo aggiungiamo che abbiamo scelto di dipendere dagli altri per gli approvvigionamenti delle materie prime (gas e petrolio in primis) e di buona parte dei manufatti, e di affidare, per non spendere troppi soldi, la nostra difesa alla Nato, che alla fin fine vuol dire agli Usa, perchè meravigliarci se di fronte ad un leader che in altri tempi si sarebbe definito “uno con i cog…..” come si dimostra Vladimir Putin, ci troviamo del tutto spiazzati, incapaci di reagire, in difficoltà ad organizzare una qualche risposta adeguata.
Non so se vale anche per voi, ma io quando vedo le immagini delle riunioni dei vari Consigli di crisi europei, a volte mi sembra di assistere ad un incontro fra pugili suonati che cercano in qualche modo di dare una risposta ai pugni che arrivano loro dal campione di turno.
Non sono per forma mentis un guerrafondaio, ma il solo pensare che la nostra politica estera possa basarsi sulle marce della pace di Assisi, o sulle iniziative pur lodevoli della Comunità di Sant’Egidio, mi sembra, ad essere buono, piuttosto “da ingenui”.
Perchè il mondo purtroppo non è quello che ci immaginiamo che sia, o che vogliamo che sia.
Il mondo non è un’oasi di pace per “anime belle”, e molti Stati sono in mano a leader che governano sulla base di un potere personale, in alcuni casi ultradecennale anche perchè tramandato di padre in figlio, non legittimati da nessuna elezione democratica degna di questo nome, nato sull’inganno, sull’uso della violenza, della repressione delle libertà fondamentali.
La realtà è che metà della popolazione mondiale vive in Paesi guidati da regimi autocratici, oppressivi, dispotici, tirannici, e anche se non ci fa piacere sentircelo dire, ciò avviene anche per la connivenza “interessata” di molte nostre democrazie.
E non facciamo le vergini violate, perchè molti di questi regimi ci sono utili, oserei dire funzionali, perchè garantiscono il flusso di quei beni e di quelle materie prime di cui abbiamo disperatamente bisogno per finanziare il nostro generoso welfare, e per far crescere i nostri Pil.
Quello che sta avvenendo in Ucraina in queste ore mostra in modo drammatico che siamo di fronte ad una nuova fase della storia dell’Europa, e quindi del mondo.
Sarebbe fuorviante a mio avviso concentrarci sull’attacco, pur inaccettabile, delle truppe russe in Donbass.
Lo so che sentire i reportage che parlano di bombe sulle città, di sbarchi a Odessa, di morti fra i civili, suscita apprensione e raccapriccio.
Ma il Donbass è solamente il dito, ma la luna sta altrove.
E la luna è che dalla fine della seconda guerra mondiale, da oltre 70 anni, un Paese sta invadendo con le proprie truppe un altro Paese europeo.
Non fatevi fuorviare dalle guerre che si sono combattute nei Balcani fra il 1991 ed il 2001.
Quelle guerre, pur terribili, perchè degenerate in genocidi e pulizie etniche, erano altra cosa.
Erano il frutto del disfacimento di uno Stato, la Jugoslavia, nato artificialmente sotto la guida del Maresciallo Tito, che con il suo carisma riuscì nel bene e nel male a tenere insieme serbi, croati, sloveni, montenegrini, kosovari, bosniaci, popoli di diversa etnia, divisi da rancori ed odi secolari.
La guerra ucraina risponde a tutt’altra logica, perché è la materializzazione, la messa sul campo, di una politica che va ad alterare le nostre certezze che nel vecchio continente gli equilibri attuali fossero in grado di continuare a garantire la pace.
Certo si può anche pensare che Vladimir Putin sia il dittatore pazzo di turno.
Ma con una tale interpretazione non andremmo da nessuna parte.
Putin sta mostrando una notevole lucidità invece.
Lo “zio Vladimir” è un autocrate che può decidere la sua politica senza dover tenere conto di un Parlamento, di un’opinione pubblica, dei media.
In piena linea, a mio avviso, con la tradizione imperiale che risale all’epoca degli Zar, ritiene che la sua Russia debba essere circondata, e quindi protetta, da una corona di Paesi satelliti, guidati da leadership russofile, che mai avranno la tentazione di chiedere l’adesione alla Nato o alla Ue.
Non dimenticate mai che negli ultimi anni la principale richiesta di Putin all’Ucraina, e all’Occidente, era un impegno di Kiev a non aderire mai all’Alleanza Atlantica, sempre rigettato.
Biden e l’Europa forse pensavano ad un bluff del Cremlino, o forse non hanno capito che per Putin questa sua “nuova dottrina” era altrettanto importante di quella che fu la dottrina Monroe per gli Stati Uniti ( riassumibile in “L’America agli americani), e questo è il risultato.
A questo punto non si tratta di fare ad ogni costo i partigiani di Putin o i partigiani della Nato.
Questo non vuol dire accettare supinamente la dottrina Putin, ma prendere atto che la storia sta voltando pagina, e la determinazione dello “Zar”, disposto a pagare anche un prezzo pesante in termini di sanzioni, ne è la dimostrazione più palese.
Sappiamo tutti che le opinioni pubbliche dei Paesi Ue non sono certamente disposte a morire per il Donbass, considerato un’entità lontana, ma se alla fine, come è possibile, la “pace” sarà basata sulla presa d’atto della “russificazione” di questa parte di Ucraina, Putin avrà guadagnato un primo punto determinante.
Perchè nulla gli impedirà nel futuro di sviluppare la sua dottrina nei confronti delle Repubbliche baltiche, della Polonia, e della Finlandia.
Mi resta un dubbio; la Cina. Che in questa fase di riavvicinamento alla Russia, sta osservando silente come si svilupperà la situazione.
Magari in attesa di vedere come reagiranno le democrazie occidentali alla crisi Ucraina, in vista di una possibile invasione di Taiwan, che ai bambini cinesi viene da sempre insegnato a scuola che fa parte integrante della nazione cinese.
Comunque la si veda, credo sia innegabile che in queste ore il mondo sta cambiando, per andare dove non è ancora dato sapere.
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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