24 Febbraio 2024 - 12.08

Ferragnez pulp: come triturare il “mostro” in prima pagina

Vi ricordate come finivano sempre le favole che ci raccontavano da bambini?
Con queste parole: “E vissero tutti felici e contenti….”
A leggere le cronache sembra che questo potrebbe non essere l’epilogo della favola che ha unito la principessa dei social Chiara Ferragni ed il principe dei rapper Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez.
Il 27 dicembre scorso Tviweb titolava un articolo con queste parole: “Perché nel Paese delle mafie (l’Italia) non si parla altro che del panettone della Ferragni?”.
Si era allora in piena bufera mediatica conseguente alla sanzione appioppata dall’Antitrust per l’affaire Balocco, e forse l’attenzione mediatica era anche comprensibile.
Ma di acqua ne è passata tanta sotto i ponti, e quel clamore sembra inestinguibile, manco fosse, mi si passi l’immagine iconoclasta, il roveto ardente di Mosè.
Per un momento fate un po’ di mente locale.
Inutile negarlo, tutti noi più volte al giorno scorriamo le ultime notizie riportate da Google o da altri motori di ricerca; così semplicemente per tenerci informati su quanto accade nel mondo.
E se ci pensate bene da mesi mediamente ogni due notizie la terza riguarda o Chiara Ferragni, o Fedez, o i Ferragnez come duo.
Vi sembra normale tutto ciò?
In un mondo che vede due guerre sanguinosissime in corso in Ucraina ed a Gaza, focolai di tensione un po’ ovunque, problemi economici ed ambientali, noi siamo condizionati dalle vicende personali di due soggetti il cui unico merito è quello di essere stati bravissimi ad imporsi nel mondo dei social media.
Sovraesposizione mediatica?
La domanda è legittima, soprattutto leggendo certi titoli di cronaca od editoriali su giornali e media, dove si arriva a parlare di “testi chiave”, manco fossimo di fronte ai delitti di Jack lo Squartatore.
E nessun giornale, ma proprio nessuno, riesce a sottrarsi a quello che sembra ormai l’imperativo di parlare dei Ferragnez; “Gazzetta dello Sport” compresa (povero Cairo).
Chissà perché mi sembra di vedere Gianni Brera e Candidò Cannavò rivoltarsi nella tomba!
Non è necessario addentrarsi nell’analisi delle vicende che hanno interessato la coppia negli ultimi tempi, rimestare il castello di zucchero filato e riflettori da divi, crollato come un più semplice maniero di cartapesta con il Golden Case Balocco e Dolci Preziosi, su cui si è abbattuta la pioggia dello scherno social, attirando un effetto domino di indagini della Guardia di Finanza e di Gip sulle attività economiche di Chiara prima, e di Fedez poi.
Non sembra opportuno rivedere le immagini dell’ex principessa chiesta in moglie pubblicamente con tanto di consegna di anello di fidanzamento regalatole a maggio 2017, durante un concerto all’Arena di Verona, impalmata nel 2018 in quel di Noto con una cerimonia fiabesca costata, sembra, 20 milioni di euro.
Non interessa calcare la mano su un Fedez che si è dichiarato “Nullatenente”, sulle proprietà della coppia e sulla loro possibile divisione, anche perché il fatto che se ne parli testimonia che una correlazione fra amore e soldi esiste, e la crisi ventilata nella coppia potrebbe costituirne una conferma.
E siamo fatalmente arrivati al clou della vicenda, almeno relativamente agli ultimi sviluppi, quella di una seria crisi coniugale che la Ferragni e Fedez starebbero attraversando, e lo scoop come spesso succede lo si deve a quel diavolaccio di Roberto D’Agostino, e al suo Dagospia.
In estrema sintesi ad attivare la gran ribalta mediatica sarebbe l’indiscrezione (ma che ha trovato conferma anche su giornali più “paludati”) secondo cui Chiara Ferragni e Fedez, dopo 5 anni e 5 mesi di matrimonio e due figli, Leone, nato nel 2018, e Vittoria, nel 2021, si sarebbero separati, e lui avrebbe già lasciato la celebre casa coniugale milanese a Citylife, scenario di innumerevoli video postati dai due nell’ultimo quinquiennio.
A dirla tutta i media stanno dedicando all’affaire “Ferragni” troppo spazio, troppa attenzione, troppa enfasi, forse al limite del buon gusto e della corretta informazione.
Perché è vero che si dà ai lettori quello che i lettori vogliono leggere, ed agli spettatori dei talk show quello che vogliono ascoltare, ma non va mai dimenticato dagli addetti al lavori dell’informazione che esiste la parola tedesca “Schedenfreude”, che si traduce con “piacere provocato dalle disgrazie altrui”, che non sarebbe bene assecondare.
Detto questo però non si può nascondere che Chiara Ferragni e Fedez hanno costruito il loro impero mediatico grazie al mondo digitale ed ai suoi utenti, appassionati di una cronistoria al cardiopalma fatta di narrazioni minuto per minuto, e rette sull’architrave della sovraesposizione di immagine, personale e di una famiglia intera (e sull’esposizione mediatica dei figli, di fatto ad uso commerciale, ci sarebbe a mio avviso molto da discutere).
Detta in altre parole, l’eccessiva mediaticità della vita di lady Ferragni, le si sta inevitabilmente ritorcendo contro. Si tratta del noto fatidico “effetto boomerang” che costituisce la linea sottile tra la vita da celebrità e l’imprevisto.
La “bambolina bionda e con gli occhi azzurri”, made in Milan, auto trasformatasi in “prodotto commerciale” dalla testa ai piedi, si trova adesso completamente smontata dai casi della vita, per affrontare la quale, servirebbe una buona dose di prudenza, ed io dico anche di umiltà e concretezza, che la Ferragni forse ha iniziato ad avere solo adesso.
Quanto allo scoop della fine del matrimonio, io sarei per parlarne il meno possibile. La fine di un’unione non è cosa da riderci o fare sarcasmo, tanto più se ad esserne coinvolti loro malgrado sono due bambini piccoli.
Ecco perché forse sarebbe arrivato il momento che i media si autoimponessero un sano silenzio (non un’autocensura eh!) sulle vicende dei Ferragnez.
Si aspettino gli sviluppi delle indagini della Magistratura, e poi caso mai si tireranno le somme su eventuali responsabilità accertate.
Fossi la Ferragni eviterei anche l’ospitata nel “salotto di Fabio Fazio” annunciato con grande grancassa per il 3 marzo; non perché non abbia il diritto di difendersi e di dire la “sua verità”, ma perché non mi sembra abbia al momento la serenità per affrontare le polemiche che inevitabilmente seguiranno (il Codacons, sigh, è addirittura partito prima, chiedendo di non mettere in onda dell’intervista; poi un giorno parleremo di questa associazione che pare cavalcare se stessa più che gli interessi dei consumatori).
In conclusione, nella vicenda di Chiara Ferragni sembra di ritrovare qualche similitudine con il mito di Icaro, che per spingersi troppo in alto con le ali di cera costruite dal padre Dedalo, si avvicina troppo al sole; la cera si sciolse, le ali bruciarono, e lui cadde in mare. Ma, nel cielo della Ferragni, hanno contribuito a farla salire anche quelli che oggi le tagliano le ali, e le triturano nel calderone mediatico della esagerazione e del soffocante turpiloquio generalizzato.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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