Allacciate le cinture in aereo! Un consiglio che a volte salva la vita
Allacciate le cinture! Un consiglio che, a volte, salva la vita
Baldo Umberto
21 maggio: un cittadino britannico di 73 anni è morto, e 104 tra passeggeri e membri dell’equipaggio sono rimasti feriti, anche in modo grave, principalmente alla testa, a causa di una violenta turbolenza su un volo Singapore Airlines. Dopo 11 ore di viaggio, il Boeing 777 312 ER – il più grande jet bimotore civile in servizio – mentre sorvolava il mare delle Andamane, a causa di una turbolenza ha subito un aumento di quota di poco più di 100 metri, seguito da un ritorno alla quota iniziale appena 62 secondi dopo l’inizio dell’evento: è stato questo il momento più drammatico. Poi la discesa (controllata) di circa 2 mila metri e l’atterraggio a Bangkok. Per l’aerolinea si è trattato del primo incidente mortale da 24 anni.
Pochi giorni dopo, il 26 maggio, 12 persone sono rimaste ferite a causa di una turbolenza su un volo Qatar Airways da Doha a Dublino, in sorvolo sulla Turchia. Il velivolo, un altro Boeing 787-9 Dreamliner, è poi arrivato a destinazione accolto dai servizi di emergenza. Tra i feriti sei passeggeri e sei membri dell’equipaggio, compresa una hostess ferita dal carrello delle vivande con cui stava servendo i passeggeri.
Il primo luglio un aereo dell’Air Europe è stato colpito da una turbolenza che ha provocato almeno 30 feriti, 7 dei quali con lesioni serie. Il volo, ancora un Boeing 787-9 Dreamliner che viaggiava da Madrid a Montevideo con 325 passeggeri a bordo, ha effettuato un atterraggio di emergenza in Brasile.
Cosa sta succedendo?
Gli aerei stanno diventando sempre più pericolosi?
Niente di tutto questo; morti e feriti gravi sui voli sono piuttosto rari (tra il 2009 ed il 2022 la FAA ha segnalato 163 feriti gravi).
Ma ciò non toglie che qualcosa sia cambiato, e necessariamente impone a noi passeggeri di modificare un po’ le nostre abitudini quando siamo a bordo di un aereo in volo.
Sarà capitato a ciascuno di voi di sentire il pilota ordinare di “allacciare le cinture” per l’arrivo di una turbolenza.
Certo, turbolenze ce ne sono sempre state, ma il problema è che ora sono molte di più.
Perché a quelle consuete, legate a fenomeni meteo come temporali o tempeste, se ne aggiungono altre ben più insidiose, le turbolenze chiamate “in aria chiara”, (CAT Clear Air Turbulence), oggi sempre più frequenti.
E, nonostante i negazionisti, è ormai scientificamente assodato che è il riscaldamento globale la causa di questo fenomeno delle turbolenze in aria limpida, che sono estremamente pericolose perché non sono visibili né con i radar né con i satelliti.
In realtà sono anni che gli esperti del clima hanno pronosticato l’aumento delle turbolenze in aria chiara – come conseguenza del riscaldamento globale , ma adesso un team britannico ha dimostrato che sta già accadendo: in 40 anni il tempo cumulativo di turbolenze affrontate durante i voli aerei è aumentato ovunque nel mondo, fino a un +55% di turbolenze in aria limpida forti lungo la rotta Nord-Atlantica.
Nel 2023 uno studio dell’Università di Reading su questo tema è stato pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters.
Quindi è ormai assodato che la frequenza delle turbolenze in aria limpida, è destinata ad aumentare per via del riscaldamento globale.
Ciò avrà come conseguenza voli meno confortevoli e, visto che sono improvvise, passeggeri e equipaggio potrebbero venire sorpresi mentre si spostano o non hanno le cinture allacciate, aumentando il rischio di infortuni.
Ma non è solo questo.
Già oggi le compagnie aeree spendono tra i 150 e i 500 milioni di dollari all’anno solo negli Stati Uniti per far fronte agli effetti di questo fenomeno, ed evitare problemi ai viaggiatori e danni ai velivoli in uso: passare in mezzo a queste turbolenze significa, per esempio, aumentare l’usura degli aerei e usare più carburante (aggravando ulteriormente l’impatto ambientale, fra l’altro).
E solo per fare un esempio sui costi, a parte i cambiamenti di rotte e degli schemi di volo, quando succede il peggio le Compagnie sono costrette a pagare; Singapore Airlines, per fare un esempio, nel caso citato all’inizio ha offerto fra i 10 e i 25 mila dollari ai passeggeri a seconda della gravità delle ferite riportate, oltre ad aver già offerto 1.000 dollari a tutti per far fronte alle spese immediate al momento della partenza da Bangkok.
Il problema ulteriore è che gli studi scientifici, ed i piloti, ci dicono che le aree critiche sono spesso in zone dove c’è un alto livello di traffico aereo.
La corrente a getto più rilevante da un punto di vista aeronautico è sul Nord Atlantico, ma come gli incidenti citati dimostrano, ormai stanno diffondendosi in ogni parte del mondo.
E cosa si sta facendo in concreto per far fronte a questo fenomeno?
Da tempo, volando soprattutto in certe condizioni meteo sull’Atlantico del Nord alcune frequenze radio, con il cosiddetto inter pilot, erano destinate ai contatti fra piloti: che in quel modo avvertivano sulle condizioni che incontravano, per aiutare i colleghi a capire cosa succedeva.
Oggi, però, il traffico si è intensificato, l’Atlantico del Nord è il tratto di cielo di gran lunga più trafficato, i fenomeni sono aumentati e l’inter pilot non basta più a sfruttare una corrente a getto per evitare senza rischio una turbolenza in aria chiara.
In realtà, come si capisce, più che il “passa parola” via radio c’è poco da fare! E lo si comprende bene guardando il sito della IATA (l’Organizzazione che riunisce le compagnie aeree del mondo), dove si legge che “Il traffico si intensifica, le turbolenze si intensificano, bisogna conviverci, non si può restare a terra o cambiare rotte senza limiti, visto che l’autonomia dei velivoli non è illimitata. Per conviverci si dovranno individuare sistemi per essere più consapevoli di quel che accade in aria. Si tratta di rischi legati alla sicurezza, costi per l’operatività delle compagnie, che alla fine ricadranno sul prezzo del biglietto”.
Detta in altre parole ciò equivale a dire” ragazzi se volete volare dovete essere consci che ci sono anche i rischi legati alle turbolenze, e se pensate di continuare a passeggiare per l’aereo sarà bene che siate consci che la possibilità di finire scaraventati sul soffitto della cabina è ormai più che concreta”.
Andando alla fine, la soluzione c’è ed è anche molto semplice; a bordo bisogna tener le cinture di sicurezza sempre allacciate.
Certo se scappa si potrà andare in bagno, ci si potrà anche alzare per qualche minuto per sgranchirsi le gambe e favorire la circolazione sanguigna, ma quando si è seduti la cintura deve rimanere rigorosamente sempre allacciata.
Mi rendo conto che sarà un sacrificio in più, specie nelle tratte lunghe, ma finire il viaggio in un sacco della mortuaria, o in un reparto di terapia intensiva di un ospedale, sarebbe sicuramente peggio.
Tenetene conto in questo periodo di vacanze e di grandi spostamenti in aereo, perché, a maggior ragione in questo caso, “prevenire è meglio che curare”.
Baldo Umberto