18 Agosto 2023 - 8.38

Estate 2023: spopola il costume“infrachiappa”!

Saranno forse gli ormoni che con l’avanzare dell’età non sono più “a mille”, con la conseguenza che si è più portati a praticare quello che io definisco “sesso oftalmico”, fatto sta che la spiaggia è il luogo ideale dove sfogare quel minimo di voyerismo che nel bene o nel male appartiene a ciascuno di noi.
Forse qualcuno di voi ricorderà che nel 2019 ho scritto un pezzo dal titolo “Estate, tette al vento? Ecco perché non sono più di moda” in cui constatavo come per le donne fosse definitivamente tramontata la moda di ostentare le “rotondità superiori” senza veli, e nel 2021 un altro di analogo argomento dal titolo “Agosto 2021, topless addio: è l’estate del culo al vento”, in cui concentravo le mie attenzioni sulla parte del costume da bagno che va a coprire il cosiddetto “lato b”.
Entrambi questi editoriali, se lo desiderate, sono ancora disponibili sul sito di Tviweb.
Sono trascorsi due anni dall’ultimo, e per non perdere la cadenza biennale dei pezzi precedenti, mi è venuta la voglia di fare una “ricognizione” su quali siano quest’anno le tendenze sulle nostre spiagge.
Ovviamente faccio riferimento alle spiagge venete, quelle adatte un po’ a tutti, famiglie in primis, e non a lidi esclusivi, o più “border line”, dove magari si possono sperimentare mise o comportamenti, come dire, “meno ortodossi.”
In linea di massima mi sembra che anche in questa estate che si avvia all’epilogo (ricordate sempre che dopo Ferragosto si comincia già a parlare di scuola), le tendenze che avevo rilevate nei quattro anni precedenti siano sostanzialmente confermate.
Nel senso che nessuna donna, giovane o meno giovane, esibisce più le proprie ghiandole mammarie en plein air (ormai a mostrarle sono rimaste solo le pasionarie di Femen).
La tendenza sembra ormai consolidata: le tette si tengono ben raccolte dentro le coppe del reggiseno, immagino con sommo dispiacere di quella parte dell’universo maschile che amava indulgere nella sbirciatina, tanto “guardare non costa nulla”, e da anni neanche la Chiesa lo considera più peccato.
Di conseguenza sono definitivamente tramontate quelle innocenti scorribande di mariti o fidanzati che ad un certo punto dicevano ai partner “vado a fare due passi sul bagnasciuga”, e girovagando in mezzo agli ombrelloni si dilettavano invece, con sguardi sognanti, ad ammirare i busti più o meno scultorei delle signore che osavano esporre le poppe al vento.
Certo erano altri tempi, e se chiudete gli occhi e ripensate a quelle domeniche al mare, si vedevano maschi adulti, ma anche adolescenti, passare e ripassare vicino ai lettini in cui “novelle Amazzoni” esponevano la “mercanzia”, fingendo indifferenza, ma tirando gli occhi dietro gli obbligatori occhiali da sole, quasi rischiando lo strabismo, che in questo caso sarebbe stato proprio appropriato definire “di Venere”.
Archiviate le nudità della parte superiore del corpo, ormai fuori moda, era evidente che le donne, che non si dimenticano mai di essere strumenti di seduzione, si sarebbero concentrate sull’altra parte del costume da bagno, quella che avvolge il cosiddetto “lato b”, eufemismo che francamente mi ha sempre lasciato un po’ perplesso.
Diciamo pane al pane e vino al vino; qui si parla di culo, di fondoschiena, di sedere, di quella parte anatomica che noi maschietti guardiamo sempre alle donzelle non solo in spiaggia, ma anche nella vita di tutti i giorni.
Alzi la mano chi è senza peccato!
Certo in spiaggia è diverso, perché non ci sono orpelli a coprire eventuali segni di decadimento, e lì le cose si vedono per quello che sono, sia in bene che in male.
E se devo fare una statistica, direi che, stagione dopo stagione, si sta sempre più imponendo un tipo particolare di “mutanda”.
Guardate, non sono un esperto di modelli di costumi da bagno, e onestamente faccio fatica ad orientarmi fra “bandeau o a fascia”, bikini, bikini a triangolo, brasiliana, halter top bikini, intero, intero monospalla, mankini, monokini, perizoma, scuba, skirtini, tanga, tankini, towie.
Quindi mi perdonino le signore eventuali imprecisioni di linguaggio, ma mi riferisco a quel particolare tipo di mutanda che io definisco “costume infrachiappale”, quello per intenderci che assomiglia ad un tanga, ma con meno stoffa, che va a posizionarsi tutta all’interno delle natiche.
Praticamente l’effetto per un osservatore è che la signora o signorina stia girando a “culo nudo”.
Confesso che mi sono concentrato in questa mia ricerca statistica oftalmica (sic!), e mi sembra di aver appurato che ci sia una chiara e netta volontà delle donne a mettere sempre più in evidenza i glutei, tanto che anche coloro che si trovano ad indossare un costume normale, ogni tanto spingono con nonchalance la stoffa nel canale “infrachiappale”.
Certo questo tipo di costume è ormai il preferito fra le adolescenti e le più giovani, ma la tendenza è all’allargamento di questa moda; tanto che mi verrebbe da dire che siamo entrati nel “mondo del sedere”, che le donne vogliono esibire, come fossero tutte protagoniste dell’Isola dei famosi, o vip alle prese con un paparazzo.
E’ chiaro che più scopri il corpo, più esponi eventuali imperfezioni alla vista ed al giudizio degli altri, e così mentre ai tempi delle “tette al vento” le vicine di ombrellone si sbilanciavano in malevoli giudizi sulla qualità della “tette” esibite (troppo grosse, troppe piccole, troppo cascanti, piene di smagliature, per finire, se del caso, con il verdetto più tranchant: “rifatte”), adesso di fronte ad un costume “a filo interdentale” le donne non dicono più “che bel costume, o che bel bikini”, bensì “quella ha la cellulite”, oppure “quella ce l’ha moscio”.
Certo a voler dare retta a tutti, le donne per non incorrere in critiche sulle loro caratteristiche fisiche dovrebbero vestirsi con il burqa come in Afghanistan, ma senza arrivare ad un tale eccesso mi sento di proporre qualche considerazione, basata anche sulla categoria filosofica dell’ “Estetica” (non irridetemi per carità!).
Partendo dell’età. Forzando un po’ direi che ci vorrebbe un’età minima ed un’ età massima per portare il costume “infrachiappale”. Io proporrei l’intervallo 18-30, perché sotto i 18 ai miei occhi sono ancora bambine, e sopra i 30 non sono più ragazzine, e spesso non è più tanto un belvedere.
Poi, pur sapendo di toccare un tasto delicatissimo, direi che ci vorrebbe anche il fisico giusto. Non dico alla Charlize Theron dei bei tempi, ma se si hai un deretano di ampie dimensioni, oppure cascante o con un po’ di cellulite, penso che un bikini tradizionale, o anche un costume intero, andrebbero più che bene.
Sul “contesto” il discorso si fa difficile, ma per farmi capire, se si è a Mykonos o a Formentera il costume infrachiappale è quasi “obbligatorio”, ma a Rosolina Mare o a Eraclea, tanto per fare due esempi, tra simpatiche vecchiette con le vene varicose, maschi anziani con pance come cocomeri, e tante famiglie con bambini, forse è un po’ meno adatto.
Sul fatto che l’inflachiappale renda migliore l’abbronzatura ho qualche dubbio, perché se non dovete fare la pubblicità della Coppertone con il cane che vi morde gli slip, cosa ve ne fate di quei pochi centimetri di pelle scura in più?
Sulla comodità o scomodità di questa mutanda non ho molto da dire perché fin dai tempi della Serenissima si usava dire “Chi bèla vol parer, la pèle del cul ga da doler”. Per quanto mi riguarda sono strasicuro che passerei tutto il giorno a togliermi la mutanda dal solco intergluteo, come lo chiamano i medici. Per il resto; de gustibus….”.
Vedete che non sfioro neppure i temi del buon gusto, e anche del comune senso del pudore, di cui comunque qualcuno parla, perché non sono né un moralista né un bacchettone, e so bene che il costume da bagno e le mode sono frutto dell’epoca in cui ci si trova a vivere, e so altrettanto bene che per ogni donna il costume da bagno è molto di più di un capo di abbigliamento, in quanto rappresenta, come dicevo, uno straordinario strumento di seduzione.
Alle fine della fiera, non so se vi ho fatto più sorridere o più arrabbiare, ma credo sia giusto ribadire che, per carità, ogni donna faccia come meglio crede, come si sente più a suo agio.
In fondo il culo è il vostro, mica il mio!
Ma non dimenticate mai che anche l’occhio, oltre che il culo, vuole la sua parte!
Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
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