In Alaska “vince” Putin ed i leader europei “respirano”; Trump esce con le pive nel sacco

Nei prossimi giorni ci sarà un delirio di analisi, approfondimenti, dibattiti, sul faccia a faccia fra il Presidente Usa Donald Trump e quello della Russia Vladimir Putin.
Non fatevi tirare per la giacca pendendo dalle labbra di questi maitre a penser, di questi Talleyrand da poltrona e aperitivo.
Non mi considero certo un esperto di geopolitica, ma sono abituato da sempre ad osservare il più possibile con freddezza gli eventi, e se dovessi riassumere in poche parole quanto avvenuto ad Anchorage mi limiterei a dire: “il classico incontro fra Ladri di Pisa”.
Per chi non conoscesse il significato di questa espressione i Ladri di Pisa sono passati alla storia perché solevano litigare di giorno sul bottino, per poi ritornare a rubare assieme la notte.
Nei vertici internazionali, a mio avviso sbagliando, le semplificazioni giornalistiche mirano sempre ad individuare “chi ha vinto”.
Ebbene in Alaska senza ombra di dubbio il vero chiaro vincitore è stato Vladimir Putin, per il quale la pace in Ucraina è veramente l’ultimo pensiero, che ha attenuto quel che si riprometteva accettando l’incontro.
Cosa voleva lo zio Vladimir?
Bastava guardare il sorriso con cui ha percorso tronfio la passarella per andare a stringere la mano all’amico Donald per capirlo: dopo tre anni di isolamento diplomatico e sanzioni a non finire, dopo un mandato di arresto per crimini di guerra, pensate la soddisfazione di atterrare sul suolo della nazione più potente del pianeta, accolto con tutti gli onori dal presidente Trump su un tappeto rosso degno delle grandi occasioni.
Quello voleva Putin, una riabilitazione politica e diplomatica; e quello ha attenuto.
D’altronde la scuola di 25 anni di KGB avrà pur insegnato a Putin a solleticare l’ego di un trombone gonfiato come “ciuffo biondo”.
E Trump?
Il giorno prima rodomontate a iosa: “se non ci sarà il cessate il fuoco subito, lascerò l’incontro!”
Risultati?
Sul fronte della guerra Trump non ha ottenuto nulla, al di là di belle parole sui rapporti bilaterali Usa-Russia e porte aperte su “future” intese fra le due superpotenze, nulla al di là del forte impatto mediatico come organizzatore del vertice, nulla sul fronte del cessate il fuoco, il che ha messo in chiara evidenza che le sue parole valgono come d’autunno le foglie al vento.
Non prestate fede alle sue dichiarazioni di “incontro molto produttivo” e di “progressi significativi”: cosa volete dicesse: l’amico Vladimir me l’ha messo in quel posto …, sia pure delicatamente!”.
Per rendere più chiara la sua protervia, Putin ad una domanda di un giornalista che gli chiedeva quando sarebbero cessate le uccisioni in Ucraina, ha avvicinato la mano all’orecchio facendo intendere di non capire da quell’orecchio.
E, altra cosa significativa, Trump non ha mai menzionato le parole “tregua” o “pace”.
Concludendo, probabilmente gli unici a tirare un momentaneo sospiro di sollievo forse sono stati Zelensky ed i leader europei, che di fronte al nulla di fatto dei colloqui, di fronte al teatrino messo in scena da un delinquente internazionale (stesso status di Netanyahu eh!) e di un imbroglione incallito forse mezzo rincoglionito, magari avranno pensato: “Io speriamo che me la cavo”.
Umberto Baldo













