12 Marzo 2016 - 9.22

FUORIPORTA: al Correr a spasso con Andrea Schiavone, la "furia dalmatina"

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Assolutamente da non perdere è la grande mostra su Andrea Meldola detto Schiavone – perché giunto in laguna forse nel 1535, ma nato a Zara (allora terra di Sclavonia) intorno al 1510 da un connestabile forlivese della Serenissima – che ora si tiene al Museo Correr di Venezia: si tratta di un’occasione unica, che consente al visitatore di entrare in uno dei luoghi più suggestivi della città, in Piazza San Marco di fronte alla Basilica, entro l’ala napoleonica delle Procuratie marciane, che ospita la storia della tradizione lagunare, passando per lo scalone e il salone da ballo decorati in stile impero dal designer Giuseppe Borsato e per le rinnovate sale canoviane, che espongono inediti pezzi giovanili, tra bozzetti in terracruda e cera, disegni a china e calchi in gesso, del celebre scultore di Possagno.
Quella che si racconta al Correr è la storia di un grande genio dimenticato, oggi finalmente apprezzabile in tutta la sua potente raffinatezza che lo rende, nella Venezia di Tiziano, Tintoretto e Veronese, non inferiore ai grandi nomi celebrati dalla critica e osannati dalle masse. Schiavone è l’inventore di uno stile nuovo, di una pittura dirompente, dal pennello veloce come una freccia: è un artista “fuori dal coro”, affascinante e moderno, ammirato da Tintoretto e da Pietro Aretino, da Annibale Carracci e addirittura da El Greco, che lo difesero dagli attacchi accademici dei sostenitori della scuola fiorentina, come Paolo Pino e Giorgio Vasari, fautore quest’ultimo di uno stile manieristico estenuato, di un simbolismo leccato e fine a se stesso, che non poteva apprezzare la pittura di “macchie” ovvero “bozze” propria del dalmata, una pittura di tocco che alla resa lenticolare dei dettagli oppone il movimento e l’intersecarsi di pose e gesti, un linguaggio nuovo e spregiudicato, alla continua ricerca dell’‘attimo fuggente’.
Frutto di un imponente lavoro di recupero e di ricerca, durato oltre tre anni, che ha messo al primo posto le finalità scientifiche e di dialettico confronto tra le opere, la mostra – promossa dalla Fondazione Musei Civici di Venezia in collaborazione con 24 ORE Cultura – è stata curata da Lionello Puppi e da Enrico Maria Dal Pozzolo dell’Università degli Studi di Verona, che hanno raccolto oltre 140 pezzi da tutto il mondo, di cui 80 lavori di Schiavone che si possono ammirare insieme per la prima volta, tra dipinti, disegni e stampe provenienti, tra gli altri, dalla Royal Collection di Elisabetta II, dal Kunsthistoriches Museum e dall’Albertina di Vienna, dall’Accademia Croata di Scienze e Arti di Zagabria, dalla Gemäldegalerie di Dresda, dal Musée du Louvre di Parigi, dal British Museum di Londra e dal Metropolitan Museum of Art di New York, che ha prestato le splendide Nozze di Cupido e Psiche, logo della mostra e innegabile caposaldo pittorico dell’artista, eseguito sul 1545. Tra le opere di confronto campeggiano capolavori assoluti della storia dell’arte di tutti i tempi, come la Madonna di San Zaccaria degli Uffizi di Parmigianino, da subito maestro ideale di Andrea, o la celebre Madonna Aldobrandini di Tiziano della National Gallery di Londra, accanto a dipinti di Jacopo Tintoretto, suo compagno di scorribande giovanili, dello stesso Vasari, di Francesco Salviati, Paris Bordon, Jacopo Bassano, Polidoro da Lanciano e Lambert Sustris. Ma anche pezzi di corollario che attestano il contatto di Schiavone con le cosiddette ‘arti sorelle’, ossia bronzetti, libri miniati, ceramiche e medaglie, oltre ad una grande Madonna col Bambino in cartapesta su legno nientemeno che di Jacopo Sansovino.
La critica nazionale e internazionale ha accolto la mostra con apprezzamenti assai positivi, riconoscendovi un evento epocale per la storia dell’arte veneziana e italiana: i critici di punta del Corriere (Arturo Carlo Quintavalle) e di Repubblica (Antonio Pinelli) hanno dedicato doppie pagine entusiastiche e lo stesso interesse si riscontra in giornali e siti internazionali. Sobrio e raffinato risulta l’allestimento di Daria Ferretti, che conduce a passi felpati e senza distogliere lo sguardo e l’attenzione dalle opere nel lungo e ricco percorso espositivo, snodato su nuclei tematici, tecnici e cronologici.
Per finire, va riconosciuto l’impegno dei curatori nell’aver puntato sull’aspetto forse più originale dell’intera produzione del dalmata, ossia l’incredibile e rivoluzionario corpus grafico (di oltre 200 pezzi), che spazia dalla xilografia all’illustrazione libraria, dal chiaroscuro all’incisione su rame, di cui sperimenta l’acquaforte combinata con la puntasecca a sortire effetti cangianti e pittorici; i suoi disegni, poi, in cui fa uso di matite, gessetti, inchiostri e acquerelli con costanti rialzi di biacca, su carte spesso colorate e preparate – secondo l’uso veneziano – impressionano per qualità, freschezza e modernità. Tra tutti i fogli presenti in mostra, si vuole qui segnalare il Ratto di Elena, una grande e rara incisione concessa dal British Museum, unica opera firmata e datata 1547, la sola data certa nella biografia del pittore insieme a quella della morte, avvenuta nel 1563.
Secondo le parole del curatore Dal Pozzolo “il mito del Rinascimento veneziano trova dunque un altro grande protagonista, che in Laguna porta una pittura nuova e audace, fatta di colore, luce e movimento; una pittura a tratti ‘informale’, che sorprenderà Tiziano, anticiperà Rembrandt e intuirà alcune scoperte della più alta pittura del Novecento”.

Francesca Cocchiara

“Splendori” del Rinascimento a Venezia
Andrea Schiavone tra Parmigianino,Tintoretto e Tiziano

Museo Correr, Venezia
28 novembre 2015 – 10 aprile 2016

Tutti i giorni, dalle ore 10 – 17 (dal 26 marzo ore 10 – 19)
Costo biglietti: intero 12 euro, ridotto 10 euro

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