5 Aprile 2024 - 10.14

Da Monet a Matisse: l’arte che ha rivoluzionato… l’arte. A Padova (Palazzo Zabarella) fino al 12 maggio

di Chiara Sinigaglia

C’è tempo fino al 12 maggio del 2024 per concedersi un viaggio culturale inedito, proposto dai curatori americani Lisa Small e Richard Aste nella suggestiva cornice di Palazzo Zabarella, attraverso l’arte francese che ha rivoluzionato lo spirito della storia dell’arte a cavallo tra il 1800 e il 1900: un centenario ricco e fecondo che descrive attraverso le opere d’arte la nascita della trasformazione industriale e sociale vissuta dal Modernismo internazionale, soprattutto in Francia, quando gli artisti si allontanano dalla tradizione artistica accademica per concentrarsi sui soggetti della vita quotidiana.

Le opere – tra dipinti e sculture – sono 59, tutte provenienti dal Brooklyn Museum di New York, 45 sono gli autori, tra i più importanti maestri dell’arte moderna francese, come Bonnard, Caillebotte, Cézanne, Chagall, Corot, Courbet, Léger, Matisse, Monet, Morisot, Münter, Renoir Rodin e molti altri e la Mostra è organizzata in 4 sezioni tematiche:

Natura Morta, Paesaggio, Il Nudo e Ritratti e Figure.

A partire dal 1850 la Nature Morte ritrova popolarità grazie agli artisti che mirano a stimolare tutti i sensi dello spettatore: i dipinti ritraggono tessuti preziosi, frutta matura, scorci domestici illuminati dal sole e addirittura beni esotici dall’Egitto e dal Giappone con l’intento di attivare la produzione di sensazioni che trascendono l’esperienza fisica per raggiungere il regno psicologico e spirituale, avvalendosi del potere evocativo della natura morta.

La prima sezione accoglie il visitatore con un’opera inconsueta e affascinante del pittore orientalista Jean- Lèon Gérôme del 1869 dal titolo il mercante di tappeti del Cairo, un esempio di pittura realistica che mostra la grande abilità dell’autore nel rappresentare i colori dei tessuti, le pieghe dei tappeti trasportati sulle spalle dal mercante, i dettagli dei decori finemente impreziositi da piccole pennellate dorate, perfetta interpretazione delle fantasie europee del mondo arabo islamico, che all’epoca non era ben conosciuto in Europa.

Proseguendo nel percorso, si incontrano l’opera fauvista Fiori di Matisse, la Composizione in rosso e blu di Léger, animata da accostamenti inaspettati e forme oniriche biomorfe e la Natura morta con tazza blu di Renoir, definita dalle pennellate luminose tipiche del maestro.

Nella sezione dedicata al Paesaggio il viaggio espositivo parla allo spettatore del cambiamento di prospettiva che si verifica a metà dell’800: gli artisti iniziano infatti ad uscire dai propri studi artistici con i propri cavalletti per sperimentare i nuovi tubetti di colore portatili e dipingono “en plein air” ritraendo la natura nella sua magia di colori e sfumature.

Il paesaggio, da formazione artistica meno importante, diviene il genere preferito dagli artisti per esprimere la loro modernità e dalle pennellate riecheggiano le condizioni atmosferiche, i profumi dei luoghi, il dinamismo della luce, gli stati d’animo degli autori, privilegiando la dimensione soggettiva e onirica che rivoluziona tutta la produzione.

Tra le varie opere presenti all’interno di questa sezione, lo spettatore può ammirare la visione simultanea tipica del cubismo proposta da Camille Pissaro ne La salita, attraverso l’utilizzo di più punti di osservazione, o Alta Marea a Pourville di Monet che riecheggia le forti condizioni della natura attraverso sfumature iridate, o ancora la generosa crescita del Melo in fiore di Caillebotte, da cui sembra provenire il profumo della terra zappata, dell’orto lavorato e della natura che comincia a germogliare con l’arrivo della primavera.

Nella sala successiva lo sguardo rimane incantato dai colori del celebre dipinto di Claude Monet Palazzo del Parlamento, che rappresenta una delle 19 versioni del parlamento londinese, frutto delle sperimentazioni intraprese dall’artista a seguito dei numerosi viaggi a Londra: Monet si posizionava sul balcone dell’ospedale di Saint Thomas, posto dall’altra parte del fiume rispetto all’edificio ritratto e osservava i diversi riflessi della luce sul paesaggio con il passare delle ore del giorno.

La terza sezione, dedicata al Il Nudo, si discosta dagli ideali ottocenteschi ispirati alla scultura greca classica e ai suoi soggetti storici e mitologici (i critici conservatori ritenevano infatti le figure contemporanee non degne di essere immortalate in bronzo, marmo o pittura ad olio) per sperimentare un nuovo, moderno tipo di bellezza attraverso la rappresentazione della vita quotidiana: gli artisti si avvicinano sempre più alla nudità dei loro modelli con assoluto realismo per rappresentare anche le mutevoli prospettive dell’astrazione. A ribadirlo la scultura L’età del bronzo di Rodin, il capolavoro di Degas Donna nuda che si asciuga, e i Subacquei policromi di Léger, dalle avvincenti suggestioni cubiste.

L’ultima sezione, Ritratti e figure racconta che a partire dalla metà del XIX secolo, la diffusione dell’abbigliamento prêt-à-porter a prezzi accessibili fa sì che gli artisti inizino a ritrarre i cittadini vestiti alla moda, resi con colori audaci e superfici strutturate. Un genere che divenne presto un punto fermo della pittura d’avanguardia.

Alcuni fissano su tela il glamour della Belle Époque, tratteggiando con pennellate fluide tessuti luccicanti e preziosi gioielli; altri si concentrano sulle personalità più originali ed eccentriche; altri ancora subiscono il fascino di costumi e abitudini di particolari culture religiose o popolari. Queste ultime opere rappresentano il tentativo di preservare e nobilitare le tradizioni locali contro l’assalto del mondo moderno.

Tutti vogliono essere ritratti e soprattutto i vecchi e i nuovi ricchi, il glamour della Belle Époque. L’aristocrazia europea e l’alta borghesia del Nuovo Mondo passa per gli studi dei maestri come Giovanni Boldini, specialista del ritratto in tutte le tecniche, che sottrae la bellezza femminile della donna dal ruolo di madre e moglie.

In mostra Ritratto di signora, il cui soggetto di affascinante bellezza rappresenta l’americana Florence Meyer, moglie dell’eminente filantropo newyorkese George Blumenthal, che con i suoi capelli corvini raccolti e l’elegante abito nero trafigge con lo sguardo e incanta lo spettatore volteggiando all’interno di una pittura destrutturata dove il colore libero perde la sua consistenza.

Non tutti però sono affascinati dalla high society, ci sono pittori come François Millet, che raffigura il Pastore che si prende cura del suo gregge, dove la dura realtà della vita contadina occupa il posto centrale nel componimento, mentre Chagall con Il musicista, trascrive i ricordi dei suoi primi anni di vita nel shtetl di una gubernija russa innevata.

Tra gli ultimi capolavori, ma non per questo meno importante, lo spettatore incontra l’unica donna impressionista in mostra Berthe Morisot, nota per i suoi dipinti con scene domestiche ispirate al mondo borghese:con Ritratto di Madame Boursier e di sua figlia l’artista si concentra sulla vita della donna e sul dolce universo della maternità racchiuso nel gesto di Madame Boursier che si adopera di mettere in posa sua figlia vestita da festa ed rappresenta l’immagine scelta per la copertina del catalogo e della locandina pubblicitaria della mostra.

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