Eterofatalismo: quando l’amore eterosessuale sembra segnato dal destino

Tra i tuoi amici eterosessuali, probabilmente avrai già sentito qualcuno lamentarsi delle proprie relazioni amorose. Alcune donne raccontano di sentirsi intrappolate in un orientamento sessuale che non le soddisfa più, convinte che le relazioni con gli uomini siano destinate al fallimento e ne soffrano profondamente. Questo fenomeno è conosciuto come eterofatalismo. Il termine, coniato dalla ricercatrice americana Asa Seresin, indica “l’insieme dei discorsi negativi sostenuti dalle persone eterosessuali quando affermano che il loro orientamento è destinato a essere disfunzionale o fonte di sofferenza”. In pratica, si tratta di una percezione diffusa di impotenza rispetto alla propria vita sentimentale, in cui l’attrazione verso gli uomini è vissuta come inevitabile ma problematica.
Carico mentale e violenza patriarcale
Secondo Sophie Lewis, ricercatrice tedesco-britannica intervistata da Le Monde, queste donne “vorrebbero non essere attratte dagli uomini, ma non sono pronte a impegnarsi in una lotta politica volta a cambiare i fattori di questo sentimento”. Si tratta di una rassegnazione: si pentono della propria attrazione senza rinunciare al modello tradizionale di coppia, vivendo una sorta di disillusione verso le convenzioni sociali. La scelta sembra limitata tra coppia monogama o solitudine, spesso stigmatizzata come “la vecchia gattara” dagli ultra-misogini.
L’eterofatalismo è inoltre radicato in fattori concreti: il peso psicologico sulle donne, la violenza sessista e patriarcale, le disuguaglianze nelle coppie, soprattutto nella distribuzione dei compiti domestici che gravano ancora in gran parte sulle donne.
Reinventare l’amore?
In un’epoca in cui gli appuntamenti assomigliano a una corsa a ostacoli e sfuggire a comportamenti tossici è difficile, alcune donne cercano nuove vie. Sui social e nei media femministi emergono pratiche come periodi di celibato volontario o il rifiuto di percorsi monogami tradizionali. Altre scelgono di non avere figli per sottrarsi a modelli patriarcali. Non si tratta di movimenti radicali o conservatori, ma della manifestazione di un fatalismo amoroso, la percezione che l’amore eterosessuale sia inevitabilmente complesso e fonte di sofferenza.













