7 Novembre 2018 - 14.27

ECONOMIA – Un Pil che non dà segnali di vita

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Si scrive PIL si traduce prodotto interno lordo, o meglio ancora l’insieme di beni e servizi prodotto da uno Stato espresso in valuta.

In parole ancora più semplici il totale della spesa per i consumi fatta dai privati, e dalle aziende per gli investimenti, di conseguenza direttamente proporzionale ai profitti delle aziende ed ai redditi dei lavoratori.

L’attuale governo ha il gravoso compito di farlo ripartire attraverso la manovra finanziaria, anche se la triste realtà ha evidenziato un PIL sostanzialmente fermo anche nel terzo trimestre dell’anno, nonostante il terzo trimestre dell’anno abbia avuto due giornate lavorative in più rispetto al precedente. La verità nascosta è che l’economia ristagna e che neanche la futura manovra potrà contrastare un rallentamento in atto.

Una crisi economica che di fatto in Italia non è terminata ma si è solo nascosta, con dei dati macroeconomici che evidenziano ancora l’enorme distanza dai livelli di ricchezza del 2007. La ripresa economica per l’Italia resta pura utopia, e se qualche politico ipotizzasse l’attuale fase come una fase di ripresa sarebbe da preoccuparsi seriamente delle capacità di chi ci amministra.

Di fronte ad un crollo della produzione e dei consumi interni, c’è invece un dato confortante che riguarda l’export, salito di anno in anno progressivamente, riportando nell’ultimo decennio un aumento di circa il 50%, rilanciando all’estero il made in Italy, senza però dimenticare che un grosso e grande aiuto è arrivato dall’euro debole contro il dollaro.

Senza serie riforme la crescita inevitabilmente resterà bassa, unitamente ad un debito pubblico inesorabilmente in continua crescita. Se è vero che la parte più buia della recessione dovrebbe essere ormai alle spalle altrettanto vero è che l’economia non tira, con crescita al di sotto del potenziale, e tassi d’interesse prossimi allo zero.

La speranza sta nella possibilità che il governo riesca a fare quelle riforme strutturali capaci di migliorare la competitività del nostro Stato attirando investimenti esteri. Di sicuro le responsabilità politiche per l’attuale situazione non possono non esserci, ed è sbagliato pensare che l’allora governo Monti aggravò la già grave recessione, perché chi poi lo sostituì non ebbe le capacità di fare meglio e di trovare soluzioni innovative.

Tutto è rimasto come allora, tutto deve essere sacrificato in nome della cosidetta stabilità, tutto tranne determinati privilegi, privilegi di chi dovrebbe risolvere i problemi ma per incapacità a volte ne crea altri.

 

FABIO ROSSI.

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