27 Maggio 2025 - 10.15

Da pensionato voglio anch’io il Triple Lock

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Umberto Baldo

Mi sono quasi stancato di   stigmatizzare le “porcate” messe in atto da decenni dai nostri Governi in tema di rivalutazione delle pensioni (https://www.blogger.com/blog/post/edit/6375434149564459916/4217234702796860212).

Indubbiamente sono più attento al tema da quando sono in quiescenza, e mi consentirete che ciò è comprensibile, ma in realtà io lo percepisco come un problema di equità sociale.

Perché non è ovunque così, ed in particolare c’è un Paese in Europa dove i pensionati vengono trattati come esseri umani. 

Dove lo Stato, invece di saccheggiarli, li tutela. 

Dove l’inflazione non viene usata come randello per abbattere il potere d’acquisto. 

Si chiama Regno Unito, e il suo segreto si chiama Triple Lock (tradotto Triplo lucchetto)

Triple Lock – che già il nome suona figo, come una serratura blindata – è una specie di “formula magica” introdotta nel 2010 dal governo di coalizione Conservatori-Liberal Democratici, con l’obiettivo di proteggere i pensionati dalla perdita di potere d’acquisto.

Ovviamente gode da molti anni di un ampio sostegno politico, in quanto protegge una fascia molto numerosa e attiva dell’elettorato.

Ma come funziona?

In realtà il meccanismo è molto semplice, e stabilisce che le pensioni aumentino ogni anno in base al più favorevole fra questi tre parametri:

Inflazione: misurata con l’indice dei prezzi al consumo (CPI) nel mese di settembre dell’anno precedente.

Crescita media dei salari nel Regno Unito (da aprile a luglio).

2,5% fisso, come soglia minima garantita.

Quindi, ogni anno, la pensione statale aumenta del valore più alto tra questi tre indicatori.

Facciamo un esempio pratico.

Supponiamo che in un certo anno: ‘inflazione (CPI) sia del 6%; La crescita dei salari del 5%; ed  il valore fisso, come sempre, del 2,5%

In questo caso, l’aumento delle pensioni sarà del 6%, perché è il valore più alto tra i tre.

Quindi mentre nel Regno Unito il sistema pensionistico si aggrappa con orgoglio al Triple Lock, in Italia vige un altro principio, non scritto ma ben applicato, che io definirei del Triplo Schiaffo (Triple Slap). 

Altro che difesa del potere d’acquisto: qui da noi i pensionati sono il Bancomat preferito della politica, spremuti con regolarità svizzera ogni volta che serve tappare un buco di bilancio.

Triple Slap, una triade di cinismo, ipocrisia e disprezzo per chi ha lavorato una vita. 

Le pensioni vengono sì rivalutate, ma… con il contagocce, con criteri regressivi e beffardi. 

Più alta è la pensione (frutto di contributi regolarmente versati, si badi bene), più bassa è la percentuale di rivalutazione. 

Così lo Stato si tiene in tasca miliardi ogni anno, sottraendoli legalmente, ma non moralmente, ai propri anziani cittadini.

La retorica ufficiale, che trasuda buonismo di bilancio, parla di “equità sociale”. 

In realtà è un modo elegante per dire: Cari pensionati, vi tagliamo le gambe, ma in nome della giustizia redistributiva”

Peccato che a pagarla siano sempre gli stessi: chi ha lavorato quarant’anni, chi ha versato contributi pieni, chi magari oggi riceve una pensione da 2.000 euro netti al mese, una cifra che basta appena per sopravvivere dignitosamente in un’Italia sempre più cara.

Nel frattempo i politici si affannano, senza vergognarsi, a tutelare altre categorie, più numerose, più rumorose, più “elettoralmente redditizie”.  Per queste condoni, superbonus, flat tax,  evasione di fatto accettata se non legalizzata.

I pensionati? Silenziosi, stanchi, educati. 

Ideali per essere bastonati senza troppi rischi.

Il risultato? 

Un lento, inesorabile impoverimento delle fasce medie di pensionati, quelli che non godono di integrazioni sociali, ma nemmeno hanno assegni d’oro. 

Una classe dimenticata, sfruttata, presa in giro con la scusa dei “sacrifici necessari”.

Ma di cosa stiamo parlando, esattamente? 

Che fine ha fatto il principio contributivo? 

Dove sono finite le promesse di equità? 

Con che coraggio uno Stato può cambiare le regole del gioco dopo che i lavoratori hanno versato per decenni i contributi che oggi non vengono pienamente restituiti?

La verità è una sola: in Italia si colpiscono i pensionati perché non fanno scioperi, non bloccano le strade, non occupano scuole. E soprattutto perché non fanno più notizia.

Quindi benvenuti nella Patria (già siamo patrioti) del Triplo Schiaffo, dove se sei pensionato ti rubano l’indicizzazione, ti danno la colpa dell’aumento della spesa pubblica, ti dipingono pure come un privilegiato.

E il bello è che non ti puoi nemmeno arrabbiare, perché appena fiati arriva il solito editorialista da due soldi, stipendiato da qualche fondazione parassitaria, a spiegarti che “le pensioni sono insostenibili”, “i giovani sono penalizzati”, “bisogna redistribuire”. 

Redistribuire cosa, scusa? 

I soldi che IO ho versato per quarant’anni?

E così, mentre a Londra l’assegno cresce col costo della vita, a Roma ti rifilano il solito pannicello caldo, con l’indice ridotto, la clausoletta sul “lordo”, e magari anche lo scatto a scaglioni, che funziona così: ti aumentano lo 0,5%… ma solo su una parte della pensione, perché altrimenti diventi ricco e pericoloso.

In Italia, se prendi 2.200 euro netti al mese dopo 42 anni di contributi, sei considerato uno con la barca a Portofino.

E quindi: niente rivalutazione piena per te. Ti becchi il mini-aumento simbolico che copre forse una ricarica del cellulare. 

Mentre i politici si auto-aumentano le indennità in automatico, senza nemmeno un tweet di scuse (vedi il tira e molla dei vitalizi).

Siamo il Paese dove si tassano le pensioni più che in Germania, ma si finge di fare assistenza in stile svedese. 

Un Paese che crede di essere moderno perché manda i nonni su TikTok, mentre gli mette surrettiziamente  le mani sull’assegno pensionistico.

E il silenzio è totale. I sindacati? Pur essendo la categoria dei pensionati di gran lunga la più numerosa al loro interno, hanno la voce flebile sul tema.

I giornali? Parlano di “pensioni d’oro” e intanto gettano fango su chi si è guadagnato l’assegno con onestà. I partiti? Troppo occupati a inseguire influencer e algoritmi.

Ci trattano da ingenui, e si approfittano del fatto che siamo educati. Ma la misura è colma.

Altro che sostenibilità. Qui il vero problema è la sostenibilità della pazienza dei pensionati italiani, spremuti, umiliati, e trattati come un peso sociale, quando sono, numeri alla mano, la principale ancora economica e culturale del Paese.

Io l’ho già definita svariate volte una “porcata”; confermo il mio giudizio., aggiungendo che siamo veramente stupidi come pensionati a non orientare il nostro voto verso quei politici disposti ad un cambio di rotta.  

Umberto Baldo

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