27 Luglio 2020 - 9.54

Crisanti: “Fino a contagi zero rischio resta”

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C’è davvero pericolo di un ritorno di Covid-19 in Italia? Il contatore rischia di invertirsi, sull’onda dei diversi focolai che ancora si accendono in più punti della Penisola? “Per rispondere a questa domanda bisogna chiedersi cosa sta succedendo in Europa. I casi” nel Vecchio Continente “in Paesi simili al nostro come Spagna e Francia, ma anche in Germania, sono in aumento e non credo che l’Italia stia facendo nulla di speciale. C’è quindi da capire perché noi no. Può essere che non cerchiamo abbastanza”. E’ un “invito alla cautela” quello espresso dal virologo Andrea Crisanti. “Nient’altro che questo. Non dico che non si debbano vedere spiragli di speranza – spiega all’Adnkronos Salute il responsabile del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova – ma agli italiani dico di prendere in considerazione che il pericolo non è passato e di regolarsi di conseguenza”.

L’esperto puntualizza che “non si può non considerare che ancora non siamo mai arrivati al contagio zero. Quindi persiste la possibilità che in qualche modo la trasmissione” del coronavirus Sars-Cov-2 “si mantenga. Tutto dipende dalla combinazione di due fattori che determinano il punto di equilibrio: la capacità del virus di trasmettersi e dall’altra parte la nostra capacità di reagire”. E’ un continuo ‘braccio di ferro’ fra “la spinta del virus” a viaggiare di persona in persona e “la nostra capacità di contenerlo”.

Certo la situazione è diversa rispetto ai mesi più duri dell’emergenza in Italia, “quando l’epidemia – ricorda Crisanti – ci è esplosa in mano ed ecco perché abbiamo visto così tanti casi gravi”. Ma il livello d’attenzione non deve calare, avverte lo scienziato.

“Il problema è dove si rivolge lo sguardo, come si guarda al problema. E’ chiaro che adesso abbiamo più capacità di fare tamponi e vediamo un’immagine meno falsata della malattia. Stiamo però attenti ai segnali che arrivano dagli ospedali. In alcune regioni i ricoveri non di terapia intensiva sono in aumento, segno che il virus ancora porta malattia. In questo momento sembra colpire di più persone più giovani, perché facciamo più diagnosi a loro e perché probabilmente ora gli anziani si sono maggiormente protetti”.

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