1 Agosto 2025 - 8.49

Cornologia d’agosto: la fedeltà è stagionale (come le angurie)

Umberto Baldo

Oggi inizia agosto, un mese importante nel nostro immaginario, fatto di ferie, tuffi in mare, passeggiate in altura,  di caldo afoso, di fuochi d’artificio in spiaggia, di aperitivi sorbiti guardando tramonti infuocati.

Insomma, a ben guardare, una somma di luoghi comuni che comunque resistono, perché nel bene e nel male agosto è per antonomasia il mese dell’evasione, dello stacco dalla vita di tutti i giorni.

E visto che parliamo di luoghi comuni, ed agosto è il mese della tintarella, degli abiti succinti, del “vedo non vedo”, dei corpi esposti, insomma dell’erotismo a piene mani, mi sono chiesto se abbia ancora un qualche fondamento il noto detto popolare “Agosto moglie mia non ti conosco”.

Frase che tutti ripetono con aria da intenditore, magari mentre si grattano la pancia sotto l’ombrellone, o sorseggiano un Campari annacquato nel bar dell’hotel tre stelle.

Ma se gli chiedi cosa significhi davvero, si perdono in un balbettio da interrogazione di terza media.

Perché il proverbio è noto, sì… ma capito? Mica tanto.

Che alluda al caldo ed alla stanchezza coniugale da afa padana, che toglie il desiderio come l’aria nei sottopassi? 

C’è chi invece lo legge come un invito allo sbraco totale: “è estate, tutto è lecito, pure dimenticare il consorte o la consorte, e lanciarsi in romantiche acrobazie extraconiugali con il tizio o la tizia della stanza accanto”.

O piuttosto alla voglia di evasione, alle sirene dell’adulterio balneare, alle mitiche “scappatelle” sotto l’ombrellone, quando l’abbronzatura cancella i sensi di colpa?

Secondo certi antropologi da ombrellone – di quelli che leggono “Focus” solo in autogrill – l’adagio deriverebbe da un’antica convinzione secondo cui l’attività sessuale, con le temperature africane di agosto, fosse dannosa per l’uomo. 

Una teoria traballante, a meno di non voler escludere dal consesso umano milioni di africani perfettamente attivi e arzilli. 

Esiodo, da parte sua, aveva una teoria opposta: secondo lui la stella Sirio – che proprio ad agosto brilla più intensa – accendeva la passione nelle donne, mentre lasciava gli uomini fiacchi e svuotati. Insomma, le donne erano fuoco, gli uomini cenere. Niente di nuovo.

E allora via con la domanda da salotto estivo: chi tradisce di più? 

Gli uomini o le donne?

Se ne discute da secoli. La vulgata maschilista, erede del mito del “maschio latino”, descrive l’uomo come un cacciatore instancabile, il Don Giovanni da battigia, col radar sempre acceso. 

In Veneto, per descrivere certi seduttori da discount, si dice con pragmatismo: ghe basta che ea respira”. 

Ma anche le donne non scherzano, soprattutto d’estate. 

Perché l’estate non è solo una stagione meteorologica, è un clima emotivo: si svuota la città, si svuotano le agende, si allenta la cintura, e pure la fedeltà coniugale.

Negli anni ’60 e ’70, il “tradimento balneare” era quasi una categoria sociologica. 

Le signore partivano per il mare con prole al seguito, e si lasciavano alle spalle mariti sudati in città. Mariti che, poveretti, prendevano il treno il venerdì sera per raggiungere la famiglia… e quei convogli venivano impietosamente ribattezzati “i treni dei cornuti”. 

Nome non scelto a caso: bastava guardare le facce stanche e vagamente sospettose dei pendolari dell’amore per capire che pensavano che qualche cosa, durante la settimana, forse poteva essere successo. 

Magari con il bagnino, o con l’animatore dell’albergo che sapeva ballare il mambo.

A proposito di “corna”: mai chiesto da dove venga questa metafora così pittoresca? 

Curiosamente, nell’antichità le corna erano simbolo di potenza e virilità. Le portavano divinità, eroi, guerrieri. 

Poi arrivò l’imperatore Andronico I Comneno, nel XII secolo, despota bizantino, rapitore seriale di nobildonne, il quale – per irridere i mariti cornificati – faceva appendere teste di cervo sui palazzi delle sue vittime. 

Fui  in Grecia che nacque l’espressione “mettere le corna”, che i Normanni si portarono in Sicilia, e da lì nel vocabolario comune. 

Insomma, da atto virile a simbolo di ridicolo: anche le metafore hanno il loro destino.

Oggi è tutto cambiato, dicono. Ma è vero solo a metà. 

I treni dei cornuti sono un ricordo da cinepanettone d’epoca, e le fughe amorose sotto l’ombrellone hanno lasciato il posto ad una nuova frontiera del tradimento: l’ufficio. 

Mentre le città si svuotano e gli open space diventano deserti tropicali, l’aria condizionata mantiene viva una certa libido da fotocopiatrice, e i flirt si consumano tra la macchinetta del caffè e il toner della stampante. 

Il vero tradimento moderno è l’“amore in ufficio”, col ventilatore oscillante e la scusa del “resto fino a tardi per chiudere una pratica”.

Altro che bagnino.

E poi c’è chi sostiene che le donne over 35 siano statisticamente più inclini al “flirt d’agosto” rispetto alle ventenni. 

Forse perché vanno in vacanza con i figli e aspettano i mariti solo nel weekend. 

O forse perché a quarant’anni si è abbastanza giovani per desiderare, e abbastanza adulte per decidere. 

Le ventenni? Distratte da Instagram, dalla birra artigianale e da viaggi mordi-e-fuggi, sembrano più impegnate a documentare la vacanza che a consumarla.

Alla fine, quello che conta davvero è che si possa parlare di queste cose senza vergogna, senza moralismi da sagrestia, e senza ipocrisie da talk show. 

Dopo secoli di repressione, almeno il diritto di riderci sopra ce lo siamo conquistati. 

E se una scappatella può ridare entusiasmo alla vita, allora viva le corna.

Tanto poi a settembre torna tutto come prima, come gli scolari che hanno fatto i compiti all’ultimo. E si fa finta di niente. Come ogni anno.

Concludendo, vien da chiedersi: ha ancora senso oggi questo proverbio, in un’epoca in cui tutto è lecito, tutto è fluido, tutto è “relazione aperta”, “coppia evoluta”, “non ci apparteniamo ma ci scegliamo ogni giorno”?

Dovrebbe essere morto e sepolto con la Lambretta, e invece no: “Agosto, moglie mia non ti conosco”continua a circolare come uno di quei tormentoni estivi che non si sa perché piacciono.

Forse perché, sotto sottoquesta libertà di amare chi si vuole, quando si vuole e come si vuole… ci ha lasciati più confusi che felici.

Una volta, almeno, le corna erano chiare: lui in città, lei al mare o ai monti. Adesso chi tradisce chi? Quando? E con chi?

L’iper libertà ha solo moltiplicato i sospetti. 

Prima bastava controllare se la moglie si era rifatta il bikini. O se il marito si depilava. Oggi devi controllare le notifiche di Instagram, la posizione su Google Maps, le faccine nei messaggi criptati.

Insomma, siamo talmente liberi che ci controlliamo a vicenda peggio della Stasi.

E allora quel vecchio detto torna comodo. 

È un modo per riderci sopra, per darci un alibi collettivo, per dire: “sì, magari succede… ma è agosto, che vuoi farci?”. 

Una sospensione della fedeltà come le zone franche fiscali: temporanea, geografica, e socialmente accettata.

È il nostro carnevale dei sentimenti, il nostro Black Friday dell’etica coniugale. 

Un mese in cui tutto è scontato: anche la fedeltà.

Quindi buon inizio agosto a tutti.

Umberto Baldo

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