6 Maggio 2025 - 10.08

Bussola populista: i politici trasformati in influencer

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Umberto Baldo

Diversamente da quanto pensavo, le mie riflessioni di ieri sui populismi hanno suscitato l’interesse di alcuni lettori che mi hanno scritto, proponendomi i loro dubbi e le loro analisi.

Mi rendo conto che le generalizzazioni sono sempre pericolose, perché si corre il rischio di mettere insieme il grano ed il loglio.

Il classico esempio è l’assunto: “tutti i politici sono ladri”.   

E’ una frase ad effetto che spesso accomuna il sentire dei cittadini, ma a dire il vero non risponde del tutto alla realtà, perché ci sono sicuramente anche politici per bene, interessati al bene comune piuttosto che alla loro rielezione (anche se, a quanto si vede, pare una razza in via in estinzione).

Così come mi rendo conto che il termine populismo è diventato talmente vago ed inclusivo da rendere a volte difficile individuare in concreto se una proposta o un atto politico sia populista o meno.

Si sa che ogni evento fa storia a sé, ma forse per visualizzare due facce del populismo “nostrano” basta ritornare a qualche giorno fa, al 1° Maggio Festa del Lavoro.

Sorvolerei sulle polemiche che si sono innescate relativamente al discorso del Presidente della Repubblica, derivate dalla diversità fra quanto effettivamente detto da Mattarella, rispetto al differente testo scritto distribuito in precedenza alla stampa dagli Uffici del Quirinale.

Resta il fatto che il Presidente ha detto che “..Salari inadeguati sono un grande problema, una grande questione per l’Italia……”.

Parole che sono state un vero e proprio assist, colto al balzo da Elly Schlein, che ha così rilanciato la sua ormai storica battaglia sul salario minimo orario.

Resta il fatto che il Presidente Mattarella, uomo di grande saggezza ed equilibrio, ha colto ancora una volta nel segno smuovendo la palude, e costringendo Governo ed Opposizione a dire qualcosa.

Nel suo populismo di sinistra di chiara impronta massimalista Elly Schlein sta iniziando la lunga campagna elettorale che dovrebbe portarla (secondo lei) alle politiche del 2027, cavalcando temi forti come salari più alti e no al riarmo. 

E se ascoltate con attenzione le sue parole vi accorgerete che la “ragazza” parla ormai da aspirante Premier quando afferma “Quando saremo al governo aumenteremo i salari e abbasseremo le bollette”.

Palesando in questo tutto il populismo ed il provincialismo che la accomuna a Giorgia Meloni.

Siamo infatti tutti noi italiani ancora in spasmodica attesa che si concretizzi quel taglio delle accise sbandierato dall’attuale Premier ai quattro venti durante la campagna elettorale del 2022, nonché dei tagli alle tasse, e di altre riforme.

Quanto avvenuto dovrebbe indurre la Schlein ad essere un po’ più prudente nel promettere tagli alle bollette, perché, se anche dovesse vincere nel 2027, il suo populismo si scontrerebbe inevitabilmente con la realtà dei conti dello Stato.

E quel populismo costituisce un terreno perfetto per l’alleanza “sine qua non” con i 5Stelle di Giuseppe Conte e  Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni.

Non importa se questo “abbraccio mortale” la porta ad una linea sempre più divergente con quelle delle socialdemocrazie europee e dal mondo progressista mondiale (es. laburisti inglesi, canadesi, australiani); la sua testardaggine sul “campo largo” deriva da un humus radicale e populista, e sono pronto a scommettere che pur di tenere Conte nel ”recinto” sarebbe disposta a cedergli la poltrona di Presidente del Consiglio (che è poi l’unica cosa che veramente interessi all’ avvocato del popolo).

Ma il discorso di Mattarella è stato ripreso anche da Giorgia Meloni, che però si è concentrata su un altro pezzo, quello degli incidenti sul lavoro, preannunciando uno stanziamento di 1,2 miliardi da parte dell’Inail.

Come vedete lo stesso accadimento, nella specie lo stesso discorso, è diventato il terreno ideale di scontro fra due opposti populismi.

Ma se la leader dell’opposizione non risparmia attacchi al Governo sulla sanità pubblica e le liste d’attesa, sulla politica industriale e sulla riconversione ecologica,  sull’eterno tema dei diritti, compresi quelli dei migranti clandestini, e sui livelli salariali, da parte sua la Presidente del Consiglio, sempre il primo, maggio, oscurando così la conferenza stampa in corso dei ministri competenti, ha lanciato un video in cui sostanzialmente illustrava i risultati storici raggiunti dal suo Esecutivo in tema di posti di lavoro (1 milione in più), e sugli aumenti delle retribuzioni dei lavoratori.

Se avevate ancora qualche dubbio, questo è uno dei massimi esempi di populismo in salsa “One woman show”, vale a dire l’affermazione del “solo una donna al potere”, mentre tutti gli altri sono di fatto dei porta-acqua.

Uno spottone propagandistico, in cui l’importante non sono i numeri, i dati reali, bensì quelli che vi racconta il Capo.

Non si tratta più di politica, si tratta di comunicazione, in cui qualunque gioco di prestigio oratorio, qualunque bugia raccontata bene diventa realtà (lo aveva già capito Goebbels più di ottant’anni fa). 

Di fatto i nuovi leader politici in quest’epoca della comunicazione sono sempre più degli influencer, con i cittadini trasformati in followers.

Se ci pensate bene cosa fa Donald Trump?  Parla, scrive in continuazione sul suo Social Network Truth, racconta cose, sciorina dati, fa proposte aggressive, promette età dell’oro, tutto in assenza di un reale contraddittorio, perché i giornali ed i media che non lo osannano sono etichettati come “comunisti incalliti nemici degli Usa”, e coloro che forniscono dati diversi dai suoi (o da quelli che vuole lui) sono dei falsari. 

E’ esattamente così anche nella narrazione della nostra Premier il primo maggio, in cui il leitmotiv è sempre lo stesso; quel che conta è fare passare per “record” cose che in realtà a ben guardare non lo sono.

Basta una semplice domanda per smontare l’immagine di “paradiso terrestre” con cui la Meloni dipinge l’Italia.   Se il Belpaese fosse veramente quel paradiso, perché i nostri ragazzi prendono le valigie e se ne vanno all’estero, portando agli “altri” le proprie competenze, e di fatto il nostro futuro?

Come potete vedere, la nostra democrazia è ormai ridotta ad un gigantesco “Carosello” in cui i leader politici propagandano la loro merce.

E se la Schlein cerca di far credere che si possa far stare bene tutti gli italiani magari imponendo una fantomatica patrimoniale (per la serie anche i ricchi piangono!) ben sapendo che chi ha soldi si premunisce e li porta al sicuro all’estero prima di qualsiasi provvedimento di legge, così la Meloni a mio avviso per certi versi ha perso il rapporto con il principio di realtà.

Nel senso che, inebriata del ruolo internazionale (vero o vantato lo vedremo vivendo), fra un viaggio e l’altro, fra un vertice e l’altro, ha perso il contatto con il Paese reale, fatto di gente che fa fatica a vivere perché, solo per fare un esempio, le retribuzioni sono inferiori del 40 per cento rispetto a quelle tedesche o di altri Paesi, di gente che fa fatica a curarsi se non ha i soldi per la sanità privata,  di un mondo del lavoro che magari fa qualche numero in più, ma in cui gli occupati sono sempre più vecchi, ed in cui la produzione industriale è in continuo calo da quasi due anni (la metà di tutti i metalmeccanici è in cassa integrazione).

Ma tutto questo, e parlo della realtà, si infrange di fronte all’autoelogio, agli “abbiamo fatto” (vi ricordate Berlusconi?), ad una narrazione volutamente tendenziosa.  

Guardate, io scrivo per diletto, con la segreta speranza di fornirvi  temi su cui riflettere,  una visione dei fatti ancorati alla realtà, scevri cioè dalle narrazioni populiste ormai imperanti.

Ma vi assicuro che anno dopo anno è sempre più difficile, è sempre più arduo seguire, cercare di interpretare, di dare una giustificazione logica ad  una politica che non è più politica, bensì improvvisi cambi di linea, cambi di casacca, scelte imprevedibili spesso incomprensibili, attacchi personali, demonizzazioni, vanterie, allarmismi, e quant’altro.

Di una politica, in estrema sintesi, sempre più incardinata sulla demagogia e sul radicalismo massimalista.

Umberto Baldo

PS: ecco perché al Potere serve una scuola che sforni gente impreparata o debole culturalmente (una volta si sarebbero chiamati asini, ma ora è vietato).

Perché l’ignoranza, unita alla mancanza di spirito critico, sono le condizioni ideali per credere ciecamente alle bubole che Lor Signori  ci raccontano.

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