1 Luglio 2022 - 11.55

Brendola, gli scavi alla Rocca dei Vescovi si arricchiscono di nuove scoperte

La Rocca dei Vescovi di Brendola, risalente nel suo impianto originario al X secolo, si rivela custode di un passato ancora più lontano i cui risultati stanno ora venendo alla luce grazie alle campagne di scavi condotte dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Verona, Rovigo e Vicenza in stretta collaborazione con il Comune di Brendola.

Le importanti scoperte archeologiche sono state presentate nel corso di un incontro pubblico, in una gremita Sala Consiliare del Municipio alla presenza del Sindaco Bruno Beltrame, appena rieletto, delle dottoresse Giulia Pelucchini e Cinzia Rossignoli della Soprintendenza e dell’archeologo Rosario Salerno di Dedalo sas, incaricato delle indagini sul campo dal Comune di Brendola. I reperti più rilevanti coprono un arco temporale che va dall’età del bronzo finale (XI-X secolo a.C.) all’età medievale e all’epoca della distruzione della Rocca nel 1514.

“Le scoperte di questi ultimi cinque anni – spiega il Sindaco Bruno Beltrame – dimostrano frequentazione stabile del sito anche molto prima dell’esistenza della Rocca stessa. Continueremo le ricerche perché dalle indagini sul sito che si sono concluse a maggio, in quanto sono emerse ulteriori novità a livello scientifico che sicuramente meritano di essere approfondite e che ci riveleranno altre informazioni sulle nostre origini. Sempre in collaborazione – continua il primo cittadino – con gli archeologi che ci seguono abbiamo in progetto di realizzare dei totem illustrativi da collocare sul posto per fornire agli appassionati, visitatori e turisti una serie di nozioni che li aiutino a comprendere appieno la grande rilevanza che il sito archeologico della Rocca dei Vescovi ha per l’intera zona e non solo per Brendola”.

Dal canto suo l’ assessore ai lavori pubblici Matteo Fabris ha messo in evidenza come la Rocca dei Vescovi, dopo gli interventi di ristrutturazione e consolidamento, sia già parzialmente visitabile in alcune domeniche grazie alla disponibilità delle associazioni locali quali Protezione Civile, Polisportiva Pro Loco  e gli Alpini di Brendola e San Vito: “Sicuramente – ha continuato Fabris – visto l’interesse delle scoperte, l’intenzione dell’Amministrazione è di aprire definitivamente al pubblico la Rocca dei Vescovi, non prima però di averla dotata di un sistema di videosorveglianza che consenta di tutelare al massimo un bene storico che merita di essere valorizzato e restituito in pieno alla nostra comunità”.

La dottoressa Giulia Pelucchini, funzionario archeologo di zona della Soprintendenza, che ha portato i saluti del Soprintendente dott. Vincenzo Tinè, ha sottolineato come i risultati ottenuti siano il frutto della sinergia instauratasi con il Comune di Brendola e la volontà, da parte della Soprintendenza, di garantire una proficua collaborazione anche nelle attività di valorizzazione del sito.

Anche la dottoressa Rossignoli si è dimostrata entusiasta del lavoro sin qui svolto assieme al Comune di Brendola: “Finalmente dopo 5 anni dall’esecuzione degli scavi è stato possibile organizzare tra le Soprintendenze coinvolte e l’Amministrazione comunale un incontro di presentazione alla cittadinanza dei risultati fin qui conseguiti di estrema importanza per il territorio”.

Nel suo intervento Rossignoli ha illustrato le varie fasi che si sono susseguite a partire dal 2009 al 2017, evidenziando i principali risultati delle indagini: l’esistenza di un “edificio” ad almeno due piani costituente parte del complesso del Castello medioevale; il pianoro a sud della Torre, dove è stato rinvenuto un pozzo alla veneziana del diametro di circa un metro e mezzo e un invaso di circa sei metri rivestito di un impasto di calce e tritume di cotto, attualmente ricolmato per motivi conservativi e di sicurezza; l’interno della Torre, dove è stata rinvenuta una probabile sepoltura scavata nella pietra nel banco roccioso, certamente di epoca precedente alla torre stessa; ultimo interessante sito ancora in corso di studio è stato l’”inghiottitoio” che si è aperto nel 2016 ad ovest della Torre e che ha permesso la scoperta di una cavità carsica lunga circa 8 metri e profonda circa 12, riempita con diversi scarichi contenenti frammenti ceramici, scorie metalliche e ossa umane non in connessione, di datazioni comprese tra l’età del Bronzo e quella medievale.

 “Le ultime scoperte – ha evidenziato tra l’altro l’archeologo Rosario Salerno nel suo dettagliato intervento, nel quale ha anche anticipato l’uscita di un articolo sugli scavi di Brendola nell’ambito di una pubblicazione a cura della Soprintendenza- ci consentono di affermare che i resti ossei rinvenuti appartengono ad un numero minimo di sei individui, dei quali quattro adulti e due infanti, che le analisi specialistiche (radiocarbonio 14) hanno datato tra VIII-IX e XI secolo d.C.” .

Due settimane fa, infine, si è conclusa l’ultima campagna di scavi i cui ritrovamenti sono in corso di rielaborazione.

A detta degli archeologi intervenuti, il sito potrà certamente riservare ulteriori importanti scoperte con la prosecuzione degli scavi.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA