Arrestata la banda dell’Ak47, vecchia scuola Mala del Brenta
Precisi, abili, spietati e della vecchia scuola, il gruppo di fuoco, fermato dai carabinieri di Vicenza con l’operazione “Spikes”, faceva paura. Nel loro covo gli uomini dell’arma avevano trovato un vero e proprio arsenale, i famigerati Ak47, fucili a pompa, pistole, detonatori, e giubbotti antiproiettile, tutti funzionanti, tutti pronti a sparare e non è escluso che in qualche caso lo abbiano fatto.
Baldan Cristian, padovano del 71, Nalesso Massimo residente nel veneziano del 55, Monetti Moreno del 58 e Simone Rampin di Piove di Sacco, classe 1975, sono stati raggiunti in carcere dalle misure restrittive emanate dal tribunale di Vicenza per la rapina della Luxo di Bassano, azienda orafa svaligiata il 14 marzo dello scorso anno.
Unico incensurato del gruppo Baldan, con una facciata molto più che rispettabile, teneva in casa l’arsenale, utilizzato secondo gli inquirenti in una serie di colpi messi a segno tra Padova, Venezia e Vicenza.
L’uomo, considerato il logistico del gruppo, era un dirigente di una nota azienda di trasporti e portavalori, divorziato e con una figlia. Nel suo garage i carabinieri avevano trovato l’auto, un’Audi rubata all’aeroporto di Venezia, utilizzata per la rapina a Bassano ma anche l’arsenale del gruppo di fuoco. La perquisizione aveva portato al fermo di lui e Nalesso, con l’unica accusa di detenzione illegale di armi. Le indagini seguenti, però, hanno inchiodato la banda anche per la rapina chesarebbe l’ultima di una serie.
Gli uomini dell’arma, però, continuano a scavare. La banda sarebbe coinvolta in altre due rapine vicentine precedenti a quella di Bassano, mentre le armi usate- analizzate dal ris di Parma- lasciano ipotizzare una fitta rete di collegamenti a piccoli crimini intercorsi tra un colpo grosso e l’altro. Nalesso e Monetti i più vecchi del gruppo, non sarebbero nuovi, infatti, alla vita criminale. Entrambi ai tempi in cui Felice Maniero comandava la criminalità veneta, appartenevano alla mala del Brenta.
Mentre si cerca ancora che fine abbia fatto il bottino delle rapine, complessivamente una cifra attorno ai due milioni di euro, colpisce la pericolosità della banda. i copi, infatti, erano ben preparati, così come lo erano le fuga, a bordo delle auto- sempre Audi- utilizzate, venivano caricati fucili e munizioni per resistere ad un eventuale scontro a fuoco così come i chiodi”spikes” da lanciare sotto le gomme delle pantere della polizia.
I quattro che mantenevano una apparente vita di facciata normale e senza troppi esborsi, non hanno ancora rivelato dove sia o chi abbia ricettato il bottino. Unica pista la casa panamense di uno dei ladri.














