STRAGE DACCA- Ci sono veneti coinvolti nella tragedia del Bangladesh

Sono almeno venti i civili uccisi nell’assalto jihadista al caffè di Dacca, in Bangladesh, liberato stamattina all’alba da un blitz delle forze speciali. Le vittime sono tutte straniere. Tra queste, afferma la Farnesina, ci sono anche degli italiani, ed alcuni sarebbero triveneti, all’Unita’di crisi risulta che i nostri connazionali a cena fossero 11, e uno di loro è riuscito a fuggire. Salvo anche uno chef veronese, Jacopo Bioni di 34 anni.
“Abbiamo seguito tutta la notte gli eventi – ha dichiarato Matteo Renzi – sperando in esiti diversi. Ora un velivolo della Presidenza è in volo verso Dacca. Notizie ufficiali” verranno date prima alle famiglie delle vittime. Davanti alla tragedia dell’estremismo radicale, credo sia il momento in cui l’Italia unita dia un messaggio di dolore e compassione. Piangiamo lacrime di solidarietà e cordoglio, ma è anche il momento di lanciare un messaggio di determinazione: l’Italia non arretra davanti alla follia di chi vuole disintegrare la vita quotidiana, siamo colpiti ma non piegati”.
Un portavoce dell’esercito bengalese ha affermato che la maggior parte delle vittime sono italiani e giapponesi. “Molti sono stati uccisi dagli assalitori con lame affilate”, ha riferito l’esercito dopo una notte di terrore. Chi sapeva recitare versi del Corano sarebbe stato risparmiato dai jihadisti, gli altri sono stati torturati, ha raccontato uno degli ostaggi tratti in salvo dall’Holey Artisan Bakery.
Fonti ufficiali riferiscono anche della morte di due poliziotti. Quattro degli ostaggi liberati sarebbero stranieri. Al momento il Giappone ha reso noto che un suo cittadino figura tra gli ostaggi liberati, mentre i media locali parlano anche di una coppia di cittadini dello Sri Lanka. Un testimone italiano che si è messo in salvo ha riferito che italiani occupavano ‘numerosi’ un tavolo del locale.
IL BLITZ – E’ scattato alle 7.40 ora locale, le 3.40 in Italia, il blitz delle forze speciali nel ristorante Holey Artisan Bakery nella capitale del Bangladesh. Qui, ieri sera alle 21.20 ora locale (le 17.20 in Italia), un commando di terroristi islamici aveva preso in ostaggio almeno 35 persone, di cui una ventina stranieri (fra questi almeno sette italiani), dopo aver ucciso due poliziotti. Nell’assalto al caffè dove si erano asserragliati dai sette ai dieci terroristi sono stati impiegati oltre un centinaio di uomini del Battaglione di azione rapida. Le teste di cuoio nella notte avevano cercato di trattare con i miliziani, senza risultato. Un sito legato all’Isis, Amaq, che aveva già pubblicato la rivendicazione del Califfato, ha diffuso foto di presunte vittime all’interno del ristorante: cinque o sei cadaveri di donne e uomini per terra, in pozze di sangue, fra i tavoli con ancora i resti della cena. L’attacco delle teste di cuoio è durato una decina di minuti, durante i quali si sono sentiti spari ed esplosioni. Gli ostaggi soccorsi sono stati portati in ospedale.
La Farnesina informa che i connazionali deceduti nell’attacco terroristico a Dacca sono Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D’Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D’Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti.
Almeno venti civili, italiani e giapponesi, sono stati uccisi nell’assalto jihadista al caffè di Dacca, in Bangladesh. Le vittime sono state sgozzate. Un altro degli ostaggi tratti in salvo durante il blitz ha raccontato che i jihadisti avrebbero risparmiato chi dimostrava di saper recitare il Corano, mentre gli altri sono stati torturati.
Ecco chi sono i nostri connazionali morti nell’assalto
Cristian Rossi, 47 anni, imprenditore, sposato e padre di due gemelline di 3 anni, era stato manager alla Bernardi. Dopo alcuni anni si era messo in proprio. Era in Bangladesh per motivi di lavoro. A Feletto Umberto (Udine), dove l’uomo abitava con la famiglia, la notizia si è diffusa già questa mattina.
Adele Puglisi uccisa a vigilia rientro – Stava per rientrare a casa Adele Puglisi. Probabilmente la cena a cui ha partecipato era per salutare una sua amica, Nadia Benedetti, anche lei uccisa dai terroristi, prima di partire dal Bangladesh per la Sicilia. Il suo rientro a Catania era previsto tra stasera e domani, e suo fratello e i suoi amici si stavano organizzando per accoglierla.
Fratello Tondat, dolore immenso dopo notizia – “Stiamo vivendo un dolore immenso”. Lo ha affermato Fabio Tondat, fratello di Marco, l’imprenditore di 39 anni ucciso a Dacca. Marco Tondat era nato a Spilimbergo (Pordenone), ma viveva a Cordovado. “Ci eravamo sentiti ieri mattina – ha riferito il fratello – doveva rientrare in Italia per le ferie e abbiamo concordato alcune cose, lo aspettavo per lunedì. Era un bravo ragazzo, intraprendente e con tanta voglia di vivere”. Il fratello di Tondat ha quindi detto che Marco “era partito un anno fa, perchè in Italia ci sono molte difficoltà di lavoro e ha provato ad emigrare. A Dacca era supervisore di un’azienda tessile, sembrava felice di questa opportunità. A tutti voglio dire che quanto accaduto deve far riflettere: non è mancato per un incidente stradale. Non si può morire così a 39 anni”.
Amico Benedetti, Nadia era grande imprenditrice – “Era una grande imprenditrice, ha fatto sempre bene il suo lavoro. Dedicarsi al lavoro era la sua fonte di vita, ci dedicava tutto il suo tempo, tutta se stessa. È una tragedia molto grande per noi”. Così un amico di Nadia Benedetti ricorda l’imprenditrice viterbese scomparsa nell’attentato di Dacca. “Nadia non era sposata e non aveva figli – dice con un nodo alla gola -. Da più di 20 anni si era trasferita in Bangladesh ma tornava spesso in Italia a trovare i parenti che vivono ancora a Viterbo”.













