18 Novembre 2025 - 8.47

Veneto – Detenuto aggredisce poliziotto

Sono state ore di grande tensione, quelle vissute domenica all’interno della Casa di reclusione di Padova, dove un appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria è stato aggredito da un detenuto straniero, che si era lesionato il corpo: l’uomo in uniforme vive ora momenti di ansia e preoccupazione perché è stato anche raggiunto agli occhi dal sangue del ristretto. Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. 

“Ieri, verso le 13:00, un detenuto dell’Est si è autolesionato e, in un primo momento, ha anche rifiutato di essere curato”,spiega Giovanni Vona, segretario SAPPE per il Triveneto. “Dopo azione di forte resilienza da parte un sovrintendente con tanta esperienza alle spalle, si è riusciti a convincerlo e portarlo dal medico dell’istituto per le cure del caso.  Nel percosso verso l’infermeria, senza un apparente motivo, il ristretto ha sferrato un pugno al sovrintendente, per fortuna senza colpirlo in pieno viso. Purtroppo, però, il sottufficiale ha ricevuto schizzi di sangue in faccia e negli occhi. Ciò, significa, che sarà corretto a sottoporti a profilassi preventiva onde evitare rischi di malattie che possono essere trasmesse con il sangue, nella speranza che il detenuto non sia affetto da malattie contagiosa come epatite e altro”. Vona aggiunge che “il collega adesso sta bene ma deve sicuramente sottoporsi a tutta una serie di esami che comporterà una forma di “isolamento ” affettivo con i propri familiari, oltre a dover subire gli effetti devasti di tale terapia preventiva”.Amara la conclusione del sindacalista: “Al Due Palazzi, dopo la stanza dell’amore, forse serve anche le Rage Room, la stanza della rabbia, dove certi detenuti violenti possono sfogare la violenza che li caratterizza a prescindere”.

Anche Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime solidarietà ai poliziotti di Padova e denuncia: “La delusione è profonda. Di fronte a episodi così gravi e frequenti non è più sufficiente esprimere dispiacere: servono misure urgenti e concrete. Nelle carceri della Nazione si deve ristabilire il rispetto della legalità e delle regole del sistema penitenziario. Il personale è allo stremo, logorato da turni massacranti, carichi di lavoro insostenibili e da una burocrazia che continua a penalizzare gli operatori in uniforme”.

“È una violenza che non si placa – conclude il leader storico del SAPPE – a causa di una popolazione detenuta che non rispetta più niente e nessuno. Torniamo a chiedere che queste persone vengano trasferite in istituti dove devono scontare la pena in regime detentivo chiuso, fino a quando non imparano a rispettare la Polizia penitenziaria e tutti gli altri operatori. Non è più tollerabile che ogni giorno ci siano agenti feriti, a volte anche in maniera grave. Chiediamo anche l’applicazione del regime di cui all’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede particolari restrizioni, perché questi detenuti mettono a rischio l’ordine e la sicurezza negli istituti, anche attraverso possibili fenomeni emulativi”.

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