God save the King Donald… Gli USA verso la monarchia?

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Umberto Baldo
Vi ricordate “L’uomo che volle farsi Re”? Ma sì, quel film del 1975 di John Huston tratto dall’omonimo romanzo di Rudyard Kipling, ambientato nell’India Britannica del XIX secolo, che racconta di una coppia di sgangherati vagabondi sottufficiali in congedo dell’esercito imperiale britannico, che si avventura nella folle e grottesca impresa di conquistare il Kafiristan e farsene acclamare re?
Guardando l’immagine di Donald Trump, ritratto con una corona reale in testa, inevitabilmente il pensiero è ritornato a quella pellicola.
Ma mentre quella era fiction, qui siamo di fronte ad una “realtà” che purtroppo assomiglia ad una tragica fiction.
Guardate, in quest’epoca di fake news, di foto contraffate ed altro, non mi faccio certo impressionare da un’immagine chiaramente costruita dall’Intelligenza Artificiale.
Ma un conto è una foto creata e messa in rete da qualche buontempone in vena di scherzi, un altro è se la foto viene postata da Trump su Truth Social con la dicitura: “LA TARIFFAZIONE DELLA CONGESTIONE È MORTA. Manhattan, e tutta New York, è SALVA. LUNGA VITA AL RE!”
E se il vice capo di gabinetto della Casa Bianca Taylor Budowich pubblica poi su X uno screenshot del post di Trump, giustapposto a un’immagine generata dall’intelligenza artificiale del Tycoon con una corona, con lo skyline di New York come sfondo.
E se anche gli account ufficiali dei social media della Casa Bianca citano detto post e condividono un’illustrazione di Trump “incoronato”, con “TRUMP” al posto del logo di una nota rivista, e le parole: “Lunga vita al re”.
Vi sembra fuori luogo se, di fronte a tutto questo, qualche riflessione venga spontanea?
Forse qualcuno di voi ricorderà che lo scorso 3 luglio 2024 scrissi un articolo dal titolo “Stiamo andando verso il Kingdom of Usa?” (https://www.tviweb.it/stiamo-andando-verso-il-kingdom-of-usa/), nel quale commentavo una sentenza della Corte Suprema che, grazie ai giudici conservatori nominati da Trump durante la sua prima Presidenza, decise, con una sentenza storica, che Donald Trump non poteva essere perseguito per azioni ufficiali compiute durante la sua presidenza, ma solo per atti compiuti come privato cittadino, di fatto riconoscendo per la prima volta una forma di immunità presidenziale dalla responsabilità penale (compreso l’aver incitato l’assalto del 2021 al Campidoglio).
Scrissi poi: “Al di là di come uno possa pensarla (compreso il fatto che Biden debba fare un passo indietro) io credo che noi europei, eredi della tradizione dello Stato liberal democratico teorizzato da Montesquieu, si debba guardare con una notevole preoccupazione verso una democrazia che con personaggi come Trump sta sempre più assumendo i contorni di un Kingdom of Usa”.
Ero allora convinto si trattasse di una domanda retorica, ma da un mese a queste parte il problema assume una diversa e più grave valenza.
Guardate, non è importante il motivo che ha generato quella foto, che comunque mostra un Trump deciso ad imporre la sua volontà “sovrana” anche ai singoli Stati Usa (nella specie bloccare il pedaggio imposto ai veicoli per entrare a New York), ma ciò che sottende.
Vale a dire il fatto che un narcisista patologico, che dichiara di essere un “inviato da Dio”, non solo è diventato l’uomo più potente del mondo, ma non fa nulla per mascherare i propri istinti, anzi ostentandoli senza alcun pudore o senso del ridicolo.
Un prepotente, che si trova bene solo con personaggi che gli assomigliano, si chiamino Putin o altri, e per questo incline a circondarsi di yes men mediocri.
Un uomo che fa della menzogna un modus operandi, come dimostrano le sue dichiarazioni pubbliche contro il Presidente dell’Ucraina.
Abituato a comandare e ad essere obbedito senza se e senza ma, e implacabile contro coloro che mostrano diversità di vedute o perplessità.
Certo la visione del Tycoon con la corona colpisce, e almeno a me provoca insieme un senso di tristezza e di inquietudine.
E fa riflettere su quanto siano effimeri i regimi, soprattutto la democrazia.
Che nella storia ha avuto varie declinazioni, da quella ateniese a quella della res publica romana, a quella che conosciamo.
Democrazia che nasce in Occidente da regicidi, prima Carlo I Stuart in Inghilterra (rimasta poi una monarchia) nel 1642, poi di Luigi XVI durante la Rivoluzione francese.
Gli Stati Uniti non nascono uccidendo un Re, ma rigettando la monarchia inglese.
I Padri Fondatori immaginarono gli Stati Uniti come una Repubblica, definita da James Madison “Un governo che deriva tutti i suoi poteri direttamente ed indirettamente dalla grande massa del popolo, ed è amministrato da persone che mantengono i loro uffici durante il piacere, per un periodo limitato o durante la buona condotta”.
Il principio che il Paese non sarebbe mai stato governato da un Re onnipotente fu fondamentale per la Dichiarazione di Indipendenza degli Usa, e garantito dalla Costituzione.
Una rivoluzione ed una costituzione che affondano le proprie radici nell’Illuminismo: negli ideali di libertà, di uguaglianza e di razionalità, che trovarono espressione concreta nelle istituzioni degli Usa.
Concetti che sono impossibili da conciliare con il Trump Re, che non reputa i propri cittadini come pari grado ma li tratta alla stregua di sudditi, e che invece fa discendere il proprio potere dalla Grazia divina.
Non è un caso che abbia anche messo in discussione un altro cardine della democrazia americana: il tetto dei due mandati presidenziali.
Che Trump persegua un suo disegno monarchico è evidente, e sta lavorando per cambiare la costituzione affinché autorizzi il terzo mandato, e soltanto per i Presidenti che come lui ne hanno svolti due ma separati nel tempo.
Del resto quando un autocrate incontra una Costituzione, o la Costituzione viene cambiata o diventa carta straccia. Che è quello che ha fatto l’amico Vladimir in Russia, King e Zar.
Possiamo purtroppo stare certi che la sintonia di Donald Trump con Vladimir Putin è destinata a durare. Putin, che a differenza di lui è un politico vero e sa di geopolitica, ha capito che avere quest’uomo alla Casa Bianca è l’occasione della sua vita, e non se la farà sfuggire. Non fa che solleticare la sua vanità e gli ha già esplicitato la sua proposta indecente: lavorare insieme per dividere l’Europa, che non è altro che il progetto russo fin dai tempi di Stalin.
Con la sorte finale per noi europei; essere dominati. Ci attendono tempi durissimi; ecco perché serviranno idee chiare, coraggio e leadership politica.
Forse siamo ormai abituati ad abusare del termine “passaggio epocale”, ma credo che stavolta possiamo veramente parlare di un momento fatale della Storia, sicuramente per noi cittadini europei.
E come ogni momento fatale, anche questo comporta posizioni chiare e nette.
Forse la principale l’ha sintetizzata il Presidente Mattarella da Marsiglia, ricevendo una laurea honoris causa: «L’Europa può accettare di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie, con al massimo la prospettiva di un vassallaggio felice? Bisogna scegliere: essere “protetti” oppure essere protagonisti».
Gli insulti e le minacce che Mattarella ha ricevuto da Mosca per aver paragonato la recente invasione dell’Ucraina a quella della Polonia da parte del Terzo Reich, secondo me non suscitato in Italia lo sdegno che avrebbero meritato.
Anche questo è un segnale che rafforza le mie preoccupazioni.
E non mi stancherò mai di dire di non dare mai per scontata la democrazia, perché già in Tocqueville, come in tutto il migliore pensiero politico moderno, democrazia da un lato e dispotismo dall’altro non sono due orizzonti in opposizione tra loro, ma universi comunicanti.
Ecco perché anche noi italiani dobbiamo restare vigili.
E c’è quindi da augurarsi che migliori il clima mefitico che da anni avvolge la nostra politica, e che i nostri Demostene, nessuno ecluso, si rendano conto ed abbiano chiara qual è la vera posta in gioco.
Umberto Baldo
PS: per chi è stato disattento, in Germania è finita così: CDU 28,52%, AfD 20,80%, SPD 16,41%, Verdi 11,61%, Linke 8,77%.
Le cose difficili per il Cancelliere designato Merz iniziano adesso.













