La Germania al voto bombardata da fake news di Trump e Putin

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Umberto Baldo
Se non fossimo in pieno “ciclone Trump” sicuramente i riflettori sarebbero ben accesi e puntati sulle elezioni politiche che si terranno in Germania dopo domani, 23 febbraio.
Non posso non rilevare che, come in tutti i Paesi civili, nella Repubblica Federale si vota in una sola giornata (ogni riferimento all’Italia è intenzionale).
Secondo la scadenza “normale” le “politiche” sarebbero state previste per il prossimo autunno; quelle di domenica sono quindi elezioni anticipate.
Ricorderete certamente che l’attuale Cancelliere Olav Scholz guidava la cosiddetta “coalizione semaforo”, che vedeva l’alleanza fra i Socialdemocratici (Spd), i Verdi ed i Liberali (Fpd).
L’accordo si è rotto per diatribe interne, e a Scholz non è rimasta altra opzione che prenderne atto, e ridare la parola ai tedeschi.
Inutile dire che ad accentuare i contrasti ha contribuito la guerra in Ucraina, che ha colpito duramente l’economia tedesca, mettendo in piazza le fratture esistenti fra socialisti e liberali, in particolare sulle politiche di bilancio.
Io credo che queste elezioni siano importanti perché rappresentano veramente la fine dell’era Merkel.
Per spiegarmi meglio, Scholz è un socialdemocratico, ma il suo mandato ha rappresentato di fatto una prosecuzione dell’eredità politica della Merkel.
Con Friedrich Merz, leader della Cdu, Partito che secondo i sondaggi dovrebbe risultare primo all’esame delle urne, la linea politica della Germania è destinata a prendere una nuova direzione, perché Merz ha imposto una linea più conservatrice rispetto a quella della Cancelliera, con cui fra l’altro non è mai andato d’accordo.
Penso sia inutile dirvi che questo cambiamento sarà rilevante non solo per la Germania, ma anche per l’intera Unione Europea.
Trattandosi della maggiore economia del continente, e dello Stato membro più popoloso, è inevitabile che le dinamiche politiche ed economiche di Berlino abbiano inevitabili conseguenze su tutti i paesi dell’Unione Europea, e a maggior ragione sull’Italia visto gli stretti collegamenti fra i due sistemi produttivi.
Non mi attarderò molto nell’illustrarvi il sistema elettorale tedesco, se non per dirvi che votano tutti coloro che hanno 18 anni compiuti, e che i cittadini non eleggono direttamente il Cancelliere, che viene designato dai 630 rappresentanti eletti nel Bundestag.
Va anche segnalato che per entrare nel Bundestag un partito deve superare la soglia di sbarramento del 5%.
Per mettervi nelle condizioni di seguire meglio la partita elettorale, trovo invece più interessante fare una carrellata sui principali partiti in lizza che sulla base dei sondaggi dovrebbero superare il 5%, e dei loro leader.
Ma cosa dicono i sondaggi?
Che i cristiano-democratici incasserebbero tra il 30 e il 32%; al secondo posto Alternative fur Deutschland (Afd), la destra radicale, tra il 20 e il 21%; il terzo sarebbe il Partito Socialdemocratico (Spd) intorno al 15%, ed infine i Verdi fra il 13 ed 14% ed i Liberali al 5%.
Ma è sempre bene ricordare che i sondaggi sono pur sempre sondaggi; che c’è sempre una fetta di elettorato indecisa fino all’ultimo, per cui è sempre meglio ragionare ad elezioni finite, e a risultati acquisiti.
Cominciamo quindi con i Cristiani Democratici (Cdu-Csu), forza politica che dal 1949 ha governato la Germania per la maggior parte del tempo, e che ha espresso alcuni fra i più importanti cancellieri della storia tedesca: Konrad Adenauer, Helmut Kohl e Angela Merkel.
Come accennato, il suo leader, candidato Cancelliere, è Friedrich Merz, che in campagna elettorale ha promesso un giro di vite sull’immigrazione ed una deregolamentazione dell’economia tedesca
Il Partito Socialdemocratico (Spd) è l’altro grande Partito del dopoguerra tedesco, ed ha espresso anch’esso grandi Cancellieri come Willy Brandt, Helmut Schmidt, Gerhard Schroder, e l’attuale Olav Scholz.
Purtroppo si presenta a queste elezioni guidato dal Cancelliere considerato il più impopolare dall’unificazione tedesca, appunto Scholz, e ciò non lo aiuta certamente.
I Verdi difficilmente, sempre stando ai sondaggi, avranno i 117 deputati che ora contano al Bundestag.
Sono guidati dall’attuale Vice Cancelliere Robert Habeck e degli Ministro degli Esteri Annalena Baerbock.
Habeck esce indebolito dal periodo di governo, segnato dall’impopolare legge sul riscaldamento, con cui ha cercato di imporre nelle case private la sostituzione dei sistemi a combustibili fossili con soluzioni più costose come le pompe di calore.
Nonostante tutto, la proposta politica dei Verdi resta fedele alla visione dell’economia a zero emissioni.
A provocare la crisi di Governo, e la caduta di Scholz, è stato Christian Lindner, guida del Partito Liberale Tedesco (Fpl).
Nato nel 1948, il Partito Liberale ha svolto a lungo il ruolo di kingmaker nella politica tedesca, partecipando nel tempo a coalizioni sia con il SPD che con la CDU.
La sua politica è sempre stata concentrata sui temi economici, ed in particolare sull’opposizione alla crescita del debito pubblico.
La sua sfida per queste elezioni è superare lo sbarramento del 5%; ma anche dovesse riuscirci, sarà quasi impossibile che confermi gli attuali 90 seggi al Bundestag.
Alternative fur Deutschland (AfD) è un Partito di recente fondazione, essendo nato nel 2013 (è entrato nel Parlamento tedesco per la prima volta nel 2017, dove ora ha 76 seggi).
E’ il partito sostenuto dal Vicepresidente Usa Vance e da Elon Musk, ai quali evidentemente non crea alcun problema che AfD si ispiri a valori neonazisti.
Si presenta come un Partito anti-establishment, antieuropeo, filo-putiniano, propugnatore di politiche xenofobe e di “remigrazione”.
AfD è guidata da una donna, Alice Weidel, personaggio insolito per una politica di estrema destra: ha lavorato per Goldman Sachs, parla mandarino e vive con una donna nata in Sri-Lanka.
Ciliegina sulla torta, Afd è favorevole all’uscita della Germania dall’Unione Europea.
Molto a sinistra troviamo invece il Partito Die Linke, che per entrare al Bundestag punta su due figure note in circoscrizioni locali, l’ex assistente sociale Heidi Reichinnek, e Jan van Aken
Il Partito più recente, nato nel 2024, è Alleanza di Sahra Wagenknecht (BSW), nato da una scissione di Die Linke. (https://www.tviweb.it/sahra-wagenknecht-la-nuova-star-della-sinistra-rosso-bruna-tedesca/)
Wagenknecht ha prestato il proprio nome e la propria popolarità a BSW; ha ricoperto una serie di posizioni di alto profilo nel suo ex partito, diventando alla fine una delle politiche tedesche più famose e polarizzate.
E’ stata la vera sorpresa alle elezioni regionali nei lander dell’est, ed è una leader largamente nota per le sue posizioni anticapitaliste e per le sue critiche alla politica occidentale nei confronti della Russia e all’espansione della Nato.
Potrebbe sembrare impossibile, ragionando con gli schemi politici validi fino ad ora, che un’esponente politica radicale di estrema sinistra, filorussa, potesse essere chiamata a giocare un ruolo chiave nel prossimo Governo tedesco, ma credetemi che non si tratta di uno scenario irrealistico.
In generale la campagna elettorale è stata dominata più dai temi dell’immigrazione che da quelli economici.
Al momento, sempre stando ai sondaggi, da lunedì prossimo i Democristiani potrebbero essere costretti a cercare alleati per fare un Governo, ma bisogna comunque guardare ai numeri che usciranno dalle urne, perché non è detto che le combinazioni possibili saranno poi tante.
Gli eventi degli ultimi anni (guerra in Ucraina e israelo-palestinese, crisi energetica, crisi di sicurezza e crisi economica) hanno disorientato quella Germania moderna nata e sviluppatasi gradualmente dalla riunificazione del 1990 in poi. Oggi in una parte significativa della popolazione resta forte un senso di nostalgia per un passato in cui in Germania si poteva vivere sicuri, vi era una stabile crescita economica e anche, inutile girarci intorno, una omogeneità etnico-culturale.
Si tratterà di vedere su quali Forze politiche si indirizzerà questo malessere.
Dovessi riassumere in due parole cosa c’é in ballo domenica, direi che ai Partiti che entreranno al Bundestag toccherà una sfida non da poco: far funzionare la democrazia, garantendo un governo e, possibilmente, anche un’opposizione democratica, per non lasciare che lo scontento vada a rafforzare AfD.
Domenica sera sapremo.
Umberto Baldo













