4 Maggio 2020 - 11.10

La rabbia del rifugista del Bertagnoli: “Noi chiusi dentro mentre le persone passano davanti alla nostra porta”

“Per qualcuno vuol dire rientrare parzialmente alla normalità, per noi rifugisti no, noi non possiamo perché è pericoloso. Noi che non possiamo offrire nessuno dei nostri servizi anche se uno li consuma seduto in un prato o seduto in una muretta di recinzione…Noi che viviamo e seguiamo i nostri monti come fossero nostri figli…” – è vibrante e appassionata la protesta del gestore dei rifugi Bertagnoli e Gingerino, Alessandro Giambellini, che oggi, anche se in Italia parte la Fase2, non può ancora aprire i suoi due rifugi, storici e amatissimi dai montanari vicentini e veneti.

Giambellini ha affidato tutto il suo sconforto a un post pubblicato stamattina nella pagina facebook ufficiale dei suoi rifugi:

“Eccoci, lunedì 4 maggio, e per non tirare un grande bestemmione respiriamo e guardiamo fuori… Cielo sereno, vento assente, 7° e rifugio chiuso… Sì la gente che passa e noi da bravi custodi di questo paradiso, dobbiamo essere scortesi e maleducati nel far finta di niente, far finta di non vederli, nascondendoci dentro ai muri del rifugio… Che SCHIFO. Viviamo in uno stato che pretende e non vede, anzi fa finta di non vedere… Adesso mi verrebbe da scrivere NON VENITE IN MONTAGNA…. Eeee se, incrociamo le dita, si fa male qualcuno? Facciamo finta di niente? Ecco questa è la nostra situazione, questo è il nostro stato d animo… Questi non siamo noi… Buon giorno amici cari”.

Nonostante il lockdown, Giambellini e compagni non si sono mai persi d’animo e in questi mesi hanno sempre tenuto informati i followers aggiornando quotidianamente le pagine dei rifugi, ma non solo. Hanno fatto di più, nella notte del 1° maggio hanno organizzato un evento al Rifugio Gingerino. Un evento simbolico e che è stato trasmesso anche in diretta sui social.

“Il 1° maggio abbiamo illuminato il rifugio con la bandiera italiana mentre nel frontale, dove avevamo installato una web in diretta, abbiamo proiettato la bandiera di San Marco. Quando siamo saliti grandinava e pioveva a dirotto e ci siamo messi ugualmente ad allestire il tutto, alle 20.50 della sera come per magia è uscito il sereno e abbiamo illuminato il rifugio come previsto. Lo spirito è stato quello di dire: noi ci siamo e siamo pronti!, in una giornata dedicata a tutti i lavoratori, specialmente del Veneto”.

E invece, per ora, i rifugi sono ancora chiusi.

Entrambe le foto sono di Mauro Marzotto

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Testata Street Tg Autorizzazione: Tribunale Di Vicenza N. 1286 Del 24 Aprile 2013

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