VICENZA – Rischiano gli infermieri, rischiano i pazienti

Questa l’opinione di Federico Pegoraro, rieletto alla presidenza del Collegio degli infermieri della provincia di Vicenza (Ipasvi)per il triennio 2015-2017.
Sono stati da poco rinnovati i vertici dell’IPASVI, il Collegio degli infermieri della provincia di Vicenza, che raccoglie quasi sei mila iscritti suddivisi in tre Albi: Infermieri, Infermieri Pediatrici e Assistenti Sanitari. Per Federico Pegoraro, confermato presidente, i tagli alla sanità mettono a rischio le eccellenze infermieristiche della nostra Sanità e quindi anche i pazienti
Per il triennio 2015-2017 è stato riconfermato alla presidenza Federico Pegoraro, mentre alla vice presidenza è stata nominata Sonia Dal Degan, consigliere uscente riconfermata come i colleghi Barbara Pozza (Segretario), Leila Barreto e Stefano Bigarella. Sono 14 i nuovi componenti: Francesca Barbieri (Tesoriere), Flavio Baccarin, Moreno De Munari, Oscar Gheno, Sonia Marcante, Gaetana Pagiusco, Arianna Saugo, Luca Scarato, Michele Thiella, e Patrizia Vezzaro. Consiglio dei Revisori dei Conti: Massimo Menti (Presidente), Antonio Battilana e Fabio Barbarigo. Revisore Supplente: Roberta Sartori.
“Il compito dell’ordine è duplice: tutelare le professioni infermieristiche e la garanzia del diritto di salute del cittadino. Funzioni tutt’altro che scontate –come sottolinea Pegoraro- in questi tempi di continui tagli alla sanità pubblica. Recenti studi in Italia e all’estero, pubblicati nella letteratura del settore, hanno dimostrato che la carenza di personale infermieristico, i blocchi del turn over o il sovraccarico di lavoro, producono come prima conseguenza un aumento del rischio di mortalità di almeno il 7%. Ossia meno personale più risparmio, forse, ma anche meno qualità del servizio e sicurezza dei pazienti. Ed è per questo che ribadiamo con forza la nostra proposta: si aggrediscano le duplicazioni esistenti di centri decisionali, di funzioni e strutture che non danno risposte ai veri bisogni dei cittadini e che assorbono risorse e penalizzano l’equità di accesso alle cure. Queste, oltre agli altri sprechi, sono le cose su cui le istituzioni, ai vari livelli, dovrebbero coraggiosamente intervenire”.
“Su un altro punto non siamo disposti ad arretrare di un solo passo. La figura dell’infermiere –conclude il rieletto presidente- oggi è completamente diversa dal passato: siamo professionisti che in certe realtà dirigono interi reparti e che devono rapportarsi quotidianamente con tutte le altre figure presenti in ospedale e nel territorio: medici, tecnici, assistenti sociali, educatori, psicologi, ecc. Anche per questo siamo sempre più impegnati come Ordine a sostenere le competenze avanzate, da sviluppare attraverso precisi percorsi formativi. Quella che viene fornita in Veneto è un’assistenza di eccellenza che, tuttavia, rischia di essere compromessa nella persistenza dello scenario attuale. Inoltre, occorre tener conto dei bisogni di salute della popolazione, che tende sempre più all’invecchiamento e alle malattie multiple che colpiscono gli anziani, con bisogni di cura tipici della cronicità, che andrebbero affrontati sempre meno in ospedale e sempre più sul territorio, quando non nel domicilio, certamente più gradito alle persone”.













