5 Ottobre 2016 - 16.40

VICENZA – Basilica e Olimpico, tre giorni con i grandi classici

teatro-olimpico

Ecco le schede complete dei tre spettacoli che chiuderanno il 69° Ciclo di Spettacoli Classici all’Olimpico di Vicenza, il 7,8 e 9 ottobre.

Conversazioni 2016: Moni Ovadia e Studio Azzurro, “Delfi cantata”
In un nuovo allestimento per il Teatro Olimpico, l’8 e il 9 ottobre

Teatro Olimpico – Vicenza
8 ottobre – ore 20.30
9 ottobre – ore 18.00

Nuovo allestimento

Moni Ovadia e Studio Azzurro
Opera per suono, voce, buio e immagini
daI poema di Yannis Ritsos
Traduzione di Nicola Crocetti
Musica Piero Milesi
Nuovo allestimento commissionato da Conversazioni 2016 / 69° Ciclo degli Spettacoli Classici del Teatro Olimpico di Vicenza prodotto da CRT/Teatro dell’Arte di Milano

Sabato 8 ottobre alle 20.30 e domenica 9 alle 18, a distanza di oltre venticinque anni dalla sua prima versione (1990), rivive al Teatro Olimpico Delfi cantata uno dei più audaci esperimenti di opera contemporanea creata con l’apporto originario del poeta Yannis Ritsos, del compositore Piero Milesi, dei videoartisti di Studio Azzurro e del performer Moni Ovadia. Nel frattempo non ci sono più il poeta greco, Piero Milesi e Paolo Rosa, ma Moni Ovadia e Studio Azzurro faranno risuonare la voce del vecchio guardiano tra i marmi del Teatro Olimpico.

Il poema Δέλφι (Delfi) fa parte della raccolta τέταρτη διάσταση (Quarta dimensione) e appartiene alla stagione più matura e più poeticamente compiuta della produzione di Yannis Ritsos. Il personaggio a cui il poeta dà voce è un vecchio e spossato custode delle rovine del sito archeologico di Delfi che parla e urla la sua visione del mondo a un interlocutore muto. Questo interlocutore, che non parla e sembra ascoltare, è giovane, sfrontato, bello, bello anche perché non ancora gravato dallo scorrere del tempo, da esperienze e da sconfitte; appartiene a un futuro indifferente ai sentimenti e alle perdite del protagonista. Il vecchio custode-cicerone delle rovine di Delfi si sfoga con il suo giovane collega: è sfinito dalla routine del suo lavoro, dalla vacuità delle sue parole svuotate di senso e di ruolo a causa della volgare distrazione dei suoi interlocutori, i turisti, a cui parla ma che non lo ascoltano, a cui mostra senza che vedano. La sua smisurata stanchezza, testimonia l’estenuarsi della bellezza di un leggendario passato, le statue e gli edifici, spossessati del loro splendore nella banalità consumatrice del mortificante sguardo turistico che si ottunde nella ripetizione meccanica dello scattare fotografie brutte e inutili. Le statue invece, nel loro indifeso biancore, vedono, ascoltano, sentono, capiscono, sono lungimiranti, conservano l’unica memoria possibile, quella di un esilio riconosciuto. Nei versi di questo poema, l’uomo poeta Ritsos raggiunge un vertice in cui la poesia si fa essa stessa senso della vita. “L’incontro con la scrittura di Ritsos e con la sua storia personale” afferma Ovadia parlando dello spettacolo – “ha fatto risuonare in me, nelle corde dell’emozione e del sentimento, la voce dell’ecce homo e simultaneamente dell’ecce poeta. Le due espressioni si fanno nel respiro delle parole una sola cosa e trascorrono, con potenza e grazia, in una laicissima pìetas che abbraccia l’uomo, la natura, gli animali, il cosmo, il firmamento, le cose, il tempo, i fenomeni atmosferici”.

Moni Ovadia nasce in Bulgaria nel 1946 da una famiglia ebraico- sefardita. Laureato in scienze politiche, ha iniziato la sua carriera artistica come ricercatore e interprete di musica etnica di vari paesi. Nel 1984 si avvicina al teatro, prima in collaborazione con artisti della scena internazionale, come Bolek Polivka, Tadeusz Kantor, Franco Parenti, quindi via via proponendosi come ideatore, regista, attore e capocomico di un peculiare “teatro musicale”, in cui le precedenti esperienze si combinano con la sua vena di grande intrattenitore, oratore e umorista. Filo conduttore dei suoi spettacoli è la tradizione composita e sfaccettata, il “vagabondaggio culturale e reale” del popolo ebraico, di cui si sente figlio e rappresentante, quell’immersione continua in lingue e suoni diversi ereditati da una cultura che le dittature e le ideologie culturali del ‘900 avrebbero voluto cancellare, e di cui si fa memoria per il futuro.

Studio Azzurro viene costituito nei primi anni ‘80 da Fabio Cirifino, Paolo Rosa e Leonardo Sangiorgi. Il gruppo dà vita a un’esperienza che nel corso degli anni esplora le possibilità poetiche ed espressive delle nuove culture tecnologiche. Attraverso la realizzazione di videoambienti, ambienti sensibili e interattivi, percorsi museali, performance teatrali e film, disegna un itinerario artistico trasversale rispetto alle tradizionali discipline.

“Macbeth? Study For Wo.Men” di Patricia Zanco e Vitaliano Trevisan
In prima assoluta in Basilica Palladiana il 7 e 8 ottobre alle 21

Regia di Patricia Zanco
Traduzione e adattamento di Vitaliano Trevisan
Drammaturgia attore di Daniela Mattiuzzi
Con Patricia Zanco Francesca Botti, Beatrice Niero
Sculture di Alberto Salvetti
Costumi di Rossit Zaccaria Zanco
Collaborazione di Mauro Zocchetta, Corrado Ceron,
Valentina Brusaferro, Cosimo Guasina, Alessandra Fusciardi,
Produzione fatebenesorelle teatro e La Piccionaia

Prima assoluta

Il 7 e 8 ottobre alle 21 nella Basilica Palladiana il programma di Conversazioni 2016 – 69° Ciclo di Spettacoli Classici presenta Macbeth? Study for Wo.Men, spettacolo con la regia di Patricia Zanco su traduzione e adattamento del testo di Vitaliano Trevisan. In scena, oltre alla stessa Patricia Zanco, Francesca Botti e Beatrice NIero. Una produzione di fatebenesorelle teatro e La Piccionaia su commissione di Conversazioni 2016 / 69° Ciclo degli Spettacoli Classici del Teatro Olimpico di Vicenza per la Basilica Palladiana.

Macbeth è certamente uno dei personaggi più famosi del teatro shakespeariano. Ma è anche uno dei più conosciuti? C’è davvero da dubitarne di fronte allo sforzo di analisi in profondità che hanno compiuto Patricia Zanco e Vitaliano Trevisan in questa particolare messa in scena della “tragedia scozzese”, come viene chiamata dai teatranti superstiziosi. Lo si comprende a partire dal punto di domanda del titolo: Macbeth? E il sottotitolo Study for Wo.Men, ribadisce la problematicità da cui hanno preso le mosse gli autori. Trevisan, nel suo adattamento, scritto per l’interpretazione di tre attrici, approfondisce e scandaglia il tema del “genere”. “Nel momento di poggiare la penna sul foglio – spiega lo scrittore – il fatto di scrivere un Macbeth per tre donne, ha preso il sopravvento su ogni altra considerazione, e la scrittura ha preso una strada diversa: che cosa sia uomo (maschio) e cosa femmina; lo spazio indefinito aperto dalla dicotomia e quanto conti, in esso, il voler essere. Nel testo, in questo senso, c’è molto”. Così, secondo il punto di vista di questa incerta identità, vengono raccontati il re scozzese e la sua spietata moglie. Dal canto suo, Patricia Zanco lavora sul caos, sull’incapacità di Macbeth di dominare il reale, di comprenderlo, preda dei deliri della propria mente .”Le streghe, con la loro immagine e comunicazione, riescono a trascinare l’uomo, che non comprende i segni del caos, ma ne ambisce i risultati senza chiedersi a quali mezzi deve ricorrere per ottenerli, nel più impressionante incubo” dice Patricia Zanco che promette di “tradire le passate Stagioni Classiche, creando un ponte tra l’esagerata bellezza della Basilica Palladiana e la bruttezza e l’impersonalità dei non luoghi che invadono i nostri spazi urbani: archeologia prefabbricata da smaltire nei rifiuti speciali con permessi speciali, nei quali a non essere più speciale è la persona. Accoglieremo gli spettatori, nella precarietà del luogo, dando la possibilità ad ognuno di loro di vedere il proprio spettacolo da un particolare e differente punto di vista.”

Patricia Zanco ha studiato danza contemporanea, canto e sperimentazione vocale. La sua formazione teatrale è avvenuta principalmente al Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale di Pontedera e presso il Roy Hart Theatre a Malérargues (Francia), ma hanno contribuito a formarla anche gli studi con François Kahn, Laura Curino, Marco Baliani, Alfonso Santagata, Anatolij Vasil’ev (Teatro di Mosca), Tadashi Suzuki (Suzuki Company of Toga), Zofia Kalińska (Cricot 2 di Tadeusz Kantor), Mamadou Dioume, Yoshi Oida, Bruce Myers, Sotigui Kouyaté (C.I.C.T./Théâtre des Bouffes du Nord di Peter Brook), Krystian Lupa (Teatro di Cracovia) e Serena Sinigaglia (ATIR). La regia s’innesta poi nell’impegno di attrice. Il suo primo lavoro, Kassandra da un testo di Christa Wolf è del 1990. Nel 2011, attorno al lavoro e alla ricerca di Patricia Zanco, si costituisce la compagnia fatebenesorelle teatro con la quale mette in scena numerosi spettacoli: Onorata società, Medea, Maria Callas – Il canto della vergogna, Silenzio (Premio Off – TSV 2010), A perdifiato – Ritratto in piedi di Tina Merlin, Luce Nera, Antigone.

Vitaliano Trevisan, dopo aver lavorato come impiegato nel settore edilizio e dell’arredamento, si dedica a lavori più manuali fino ad approdare alla letteratura. Raggiunge il successo nazionale e la notorietà nel 2002 con il romanzo I quindicimila passi, che racchiude i pensieri di un uomo, Thomas, dalle mille fobie e dai meccanici comportamenti ossessivo-compulsivi. Il libro ha ricevuto il premio Lo Straniero e il premio Campiello Francia 2008. Nel 2003 è protagonista, nonché co-sceneggiatore, del film Primo amore di Matteo Garrone, girato a Vicenza, in concorso al 54mo Festival di Berlino. Recita nel film Il riparo di Marco Simone Puccioni, oltre che in Dall’altra parte del mare di Jean Sarto. Nel 2009 ha un importante ruolo nella serie televisiva R.I.S. Roma – Delitti imperfetti di Fabio Tagliavia. I suoi testi teatrali sono stati messi in scena da Valter Malosti, Renato Chiocca e Toni Servillo; di recente pubblicazione per Einaudi i Due monologhi, ossia Oscillazioni e Solo RH, portati in scena al Festival delle Mura 2007 da Roberto Herlitzka. Nel 2012 il regista Michele Angrisani scrive il copione di uno spettacolo teatrale liberamente tratto dal romanzo Il ponte. Un crollo; poi portato in scena dalla compagnia teatrale Il Canovaccio, per la regia di Antonello Pagotto e con Diego De Francesco come protagonista. Del 2013 è la traduzione/adattamento/riscrittura di RIII-Riccardo III con la regia di Alessandro Gassmann.

Il 69° Ciclo di Spettacoli Classici è promosso dall’assessorato alla crescita del Comune di Vicenza in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e curato da Franco Laera. È sostenuto da Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona e da AIM Vicenza.

Conversazioni 2016: “Macbeth? Study For Wo.Men” di Patricia Zanco e Vitaliano Trevisan
In prima assoluta in Basilica Palladiana il 7 e 8 ottobre alle 21

Regia di Patricia Zanco
Traduzione e adattamento di Vitaliano Trevisan
Drammaturgia attore di Daniela Mattiuzzi
Con Patricia Zanco Francesca Botti, Beatrice Niero
Sculture di Alberto Salvetti
Costumi di Rossit Zaccaria Zanco
Collaborazione di Mauro Zocchetta, Corrado Ceron,
Valentina Brusaferro, Cosimo Guasina, Alessandra Fusciardi,
Produzione fatebenesorelle teatro e La Piccionaia

Prima assoluta

Il 7 e 8 ottobre alle 21 nella Basilica Palladiana il programma di Conversazioni 2016 – 69° Ciclo di Spettacoli Classici presenta Macbeth? Study for Wo.Men, spettacolo con la regia di Patricia Zanco su traduzione e adattamento del testo di Vitaliano Trevisan. In scena, oltre alla stessa Patricia Zanco, Francesca Botti e Beatrice NIero. Una produzione di fatebenesorelle teatro e La Piccionaia su commissione di Conversazioni 2016 / 69° Ciclo degli Spettacoli Classici del Teatro Olimpico di Vicenza per la Basilica Palladiana.

Macbeth è certamente uno dei personaggi più famosi del teatro shakespeariano. Ma è anche uno dei più conosciuti? C’è davvero da dubitarne di fronte allo sforzo di analisi in profondità che hanno compiuto Patricia Zanco e Vitaliano Trevisan in questa particolare messa in scena della “tragedia scozzese”, come viene chiamata dai teatranti superstiziosi. Lo si comprende a partire dal punto di domanda del titolo: Macbeth? E il sottotitolo Study for Wo.Men, ribadisce la problematicità da cui hanno preso le mosse gli autori. Trevisan, nel suo adattamento, scritto per l’interpretazione di tre attrici, approfondisce e scandaglia il tema del “genere”. “Nel momento di poggiare la penna sul foglio – spiega lo scrittore – il fatto di scrivere un Macbeth per tre donne, ha preso il sopravvento su ogni altra considerazione, e la scrittura ha preso una strada diversa: che cosa sia uomo (maschio) e cosa femmina; lo spazio indefinito aperto dalla dicotomia e quanto conti, in esso, il voler essere. Nel testo, in questo senso, c’è molto”. Così, secondo il punto di vista di questa incerta identità, vengono raccontati il re scozzese e la sua spietata moglie. Dal canto suo, Patricia Zanco lavora sul caos, sull’incapacità di Macbeth di dominare il reale, di comprenderlo, preda dei deliri della propria mente .”Le streghe, con la loro immagine e comunicazione, riescono a trascinare l’uomo, che non comprende i segni del caos, ma ne ambisce i risultati senza chiedersi a quali mezzi deve ricorrere per ottenerli, nel più impressionante incubo” dice Patricia Zanco che promette di “tradire le passate Stagioni Classiche, creando un ponte tra l’esagerata bellezza della Basilica Palladiana e la bruttezza e l’impersonalità dei non luoghi che invadono i nostri spazi urbani: archeologia prefabbricata da smaltire nei rifiuti speciali con permessi speciali, nei quali a non essere più speciale è la persona. Accoglieremo gli spettatori, nella precarietà del luogo, dando la possibilità ad ognuno di loro di vedere il proprio spettacolo da un particolare e differente punto di vista.”

Patricia Zanco ha studiato danza contemporanea, canto e sperimentazione vocale. La sua formazione teatrale è avvenuta principalmente al Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale di Pontedera e presso il Roy Hart Theatre a Malérargues (Francia), ma hanno contribuito a formarla anche gli studi con François Kahn, Laura Curino, Marco Baliani, Alfonso Santagata, Anatolij Vasil’ev (Teatro di Mosca), Tadashi Suzuki (Suzuki Company of Toga), Zofia Kalińska (Cricot 2 di Tadeusz Kantor), Mamadou Dioume, Yoshi Oida, Bruce Myers, Sotigui Kouyaté (C.I.C.T./Théâtre des Bouffes du Nord di Peter Brook), Krystian Lupa (Teatro di Cracovia) e Serena Sinigaglia (ATIR). La regia s’innesta poi nell’impegno di attrice. Il suo primo lavoro, Kassandra da un testo di Christa Wolf è del 1990. Nel 2011, attorno al lavoro e alla ricerca di Patricia Zanco, si costituisce la compagnia fatebenesorelle teatro con la quale mette in scena numerosi spettacoli: Onorata società, Medea, Maria Callas – Il canto della vergogna, Silenzio (Premio Off – TSV 2010), A perdifiato – Ritratto in piedi di Tina Merlin, Luce Nera, Antigone.

Vitaliano Trevisan, dopo aver lavorato come impiegato nel settore edilizio e dell’arredamento, si dedica a lavori più manuali fino ad approdare alla letteratura. Raggiunge il successo nazionale e la notorietà nel 2002 con il romanzo I quindicimila passi, che racchiude i pensieri di un uomo, Thomas, dalle mille fobie e dai meccanici comportamenti ossessivo-compulsivi. Il libro ha ricevuto il premio Lo Straniero e il premio Campiello Francia 2008. Nel 2003 è protagonista, nonché co-sceneggiatore, del film Primo amore di Matteo Garrone, girato a Vicenza, in concorso al 54mo Festival di Berlino. Recita nel film Il riparo di Marco Simone Puccioni, oltre che in Dall’altra parte del mare di Jean Sarto. Nel 2009 ha un importante ruolo nella serie televisiva R.I.S. Roma – Delitti imperfetti di Fabio Tagliavia. I suoi testi teatrali sono stati messi in scena da Valter Malosti, Renato Chiocca e Toni Servillo; di recente pubblicazione per Einaudi i Due monologhi, ossia Oscillazioni e Solo RH, portati in scena al Festival delle Mura 2007 da Roberto Herlitzka. Nel 2012 il regista Michele Angrisani scrive il copione di uno spettacolo teatrale liberamente tratto dal romanzo Il ponte. Un crollo; poi portato in scena dalla compagnia teatrale Il Canovaccio, per la regia di Antonello Pagotto e con Diego De Francesco come protagonista. Del 2013 è la traduzione/adattamento/riscrittura di RIII-Riccardo III con la regia di Alessandro Gassmann.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA