22 Dicembre 2014 - 17.10

VENETO – COMMERCIO AMARO – “Non vendo e dopo le feste chiudo”

chiuso negozio tviweb

Alla faccia dell’ottimismo a tutti i costi. Di fronte a bollette, affitti e tasse c’è poco da essere ottimisti e lo sanno bene i commercianti vicentini che per l’ennesima volta, in pieno periodo pre-festivo non vendono. Raccogliamo quotidianamente molte testimonianze e qualcuno ci scrive. C’è poco da fare, la crisi per il commercio è nera, le vendite sono ai minimi, la gente non ha fiducia e se anche ci si trova davanti a statistiche nazionali che parlano di colpi di ottimismo, magari per un risicato 0,1% in più o di buonumore per un calo dello 0,1% indicato come un miglioramento rispetto al periodo precedente di riferimento, non si parla di ciò che sta sotto la vita di un commerciante.
“Quando vedo Renzi che scherza con in bambini continuando a parlare di un Paese che può crescere e che ha le capacità per farlo, un paese di idee ed imprenditori, un paese con molti talenti e buone cose che non sa scattarsi un selfie, mi viene solo da piangere”. E’ questo il laconico commento che raccogliamo da una commerciante 45enne vicentina, Michela (nome di fantasia) del settore abbigliamento, che vuole rimanere anonima. “Mi chiedo se Renzi e i 1000 che sono in parlamento stiano girando per i negozi, se parlino con noi, che rappresentiamo una parte importante dell’economia nazionale. Mi chiedo se si accorgono che ogni negozio chiuso, ogni vetrina buia, è un pezzo di città consegnato al degrado, alla tristezza e al vuoto, mi chiedo soprattutto se si rendono conto che tagliare una tassa dello 0,01% può significare qualcosa per chi si trova a pagare due terzi di quello che guadagna in altre tasse e non riesce a far fronte alle spese di affitto. Mi chiedo anche se si accorgono che non si vende, che la gente magari fa un giro ma preferisce risparmiare. La situazione è tragica e entro pochi mesi chiuderemo quasi tutti. Solo in pochi resisteranno. Basta annunci, basta prese in giro, basta riforme annunciate e poi fatte a pezzi o approvate nell’arco di anni, qui servono provvedimenti immediati.
Ogni famiglia di commerciante che chiude negozio avrà un reddito in meno e consumerà di meno. Ogni commerciante che chiuderà non potrà facilmente trovare lavoro, vista l’età, visto che abbiamo investito tutto e gran parte della nostra vita per un negozio. Se tutto questo mi fa piangere, mi fa ridere quando ci dicono che siamo noi che dobbiamo cambiare. Dobbiamo subire oltre che il danno, la beffa… come se non bastasse ci troviamo gli appartamenti svaligiati, le auto aperte, migliaia di malviventi a piede libero che continuano a delinquere sapendo che non pagheranno nulla. Siamo stanchi di ‘cazzate’. Si faccia qualcosa. Abbiamo i negozi pieni di merce, ordinata e probabilmente invenduta dopo le feste. Siamo quasi tutti messi male e ci si viene a dire che sono in corso tavoli di concertazione, commissioni che stanno ragionando su disegni di legge del piffero che porteranno un vantaggio non si sa quando e non si sa a chi. Resta il fatto -conclude Michela- che dopo le feste chiudo, a malincuore e… qualcosa mi inventerò, magari fuori dall’Italia”. Abbiamo pubblicato questo contributo perché, lo ripetiamo, quotidianamente raccogliamo testimonianze di questo tipo e… basta camminare in centro o in qualsiasi centro commerciale per accorgersi della situazione. Questo grido d’allarme può sembrare populismo ma è la pura, semplice e drammatica realtà. Ci dicono che non serve essere pessimisti, che non aiuta. Ma di fronte a un bilancio da quadrare, la categoria dell’ottimismo conta assai poco.

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