Treni, l’insostenibile follia dei continui ritardi: ora basta!

Luca Faietti
Ritardi cronici, guasti continui, coincidenze saltate e comunicazioni assenti. Per chi sceglie il treno come mezzo di trasporto quotidiano o occasionale, il 2025 si sta rivelando un anno da dimenticare. Ogni giorno migliaia di pendolari e viaggiatori fanno i conti con un sistema ferroviario che sembra ormai al collasso: treni soppressi all’ultimo momento, convogli fermi per guasti tecnici, binari saturi e linee sempre più fragili.
Le promesse di potenziamento e modernizzazione si sono tradotte in disagi costanti. Le infrastrutture, vecchie e sottodimensionate, non reggono più il traffico crescente. I lavori di manutenzione – quando ci sono – paralizzano intere tratte, spesso senza soluzioni alternative. Nel frattempo, chi viaggia ogni giorno si ritrova ostaggio di un sistema inefficiente, con tempi di percorrenza che ricordano quelli di vent’anni fa.
Sui social è un fiume di lamentele: pendolari esasperati documentano ogni giorno treni in ritardo, vagoni sovraffollati e servizi minimi. La sensazione diffusa è che la qualità sia crollata mentre i costi dei biglietti continuano a salire. E a pagare, come sempre, sono gli utenti.
Le aziende ferroviarie invocano cause esterne: condizioni meteo, lavori programmati, guasti imprevisti. Ma la realtà è che manca una visione complessiva e una gestione all’altezza. Le linee regionali, soprattutto, sono ormai l’anello debole del sistema: vecchi treni, scarsa manutenzione, personale ridotto e scarsa puntualità.
In un Paese che parla tanto di transizione ecologica e mobilità sostenibile, il trasporto ferroviario dovrebbe essere la spina dorsale della mobilità pubblica. E invece resta il simbolo di un’Italia che viaggia a rilento, tra annunci e promesse disattese.
Finché prendere il treno significherà mettere in conto ritardi, stress e frustrazione, sarà difficile convincere qualcuno che la rotaia è il futuro.













