13 Ottobre 2025 - 9.32

The Donald e la varechina: dal Lysoform al vaccino presidenziale

Umberto Baldo

Vi ricordate quando, in pieno delirio da Covid, Donald Trump scoprì la medicina fai-da-te?
Quella dei raggi ultravioletti “che ammazzano il virus col caldo” e della candeggina da bere a colazione, possibilmente con un goccetto d’alcol e un pizzico di disinfettante per le mani.

Insomma, una specie di spritz igienizzante, da servire freddo e, volendo, con cannuccia presidenziale.

All’epoca i medici, le aziende di prodotti antisettici e perfino la società produttrice del Lysoform (che mai avrebbe pensato di finire nelle breaking news mondiali) si affrettarono a precisare: “Non fatelo! Non bevete la varechina! Non è una cura anti Covid, è veleno!”.
Ma niente: qualche patriota, travolto dall’entusiasmo trumpiano, il bicchierino se lo fece davvero. 

E a dimostrazione che l’America è davvero il Paese delle opportunità, qualcuno tentò pure con il detersivo per i piatti.

Il punto, però, è che Trump, quando il Covid se l’è preso davvero, mica s’è curato con il Lysoform.
Altro che rimedi casalinghi: è corso nel migliore centro medico del Paese, dove gli hanno somministrato una costosissima miscela di anticorpi monoclonali (Casirivimab e Imdevimab, per gli amici REGN-COV2), roba da pochi eletti.

Allora infatti non ci si soffermò troppo sul fatto che quelle terapie sarebbero rimaste appannaggio di pochi, sia per il costo molto elevato, sia perché richiedevano una delicata somministrazione ospedaliera, sia perché possono essere efficaci soltanto se dati al paziente in una finestra temporale molto specifica.

Donald era Donald, The President, e gli altri che bevessero pure Lysoform! 

E guarda caso, dopo l’“esperienza miracolosa del Presidente”, la Food and Drug Administration concesse in tempi record l’autorizzazione per l’uso d’emergenza degli anticorpi negli Usa. 
Quando si dice: “Non conta cosa sai, ma chi sei”.

Perché Donald era Donald, The Commander in Chief, e gli altri potevano pure farsi lo shampoo interno col disinfettante.
Lui, invece, beveva solo champagne e monoclonali, rigorosamente d’élite.

Passano gli anni, arriva il 2024, il nostro eroe torna in pista e rivince le elezioni.
Sull’utilità dei vaccini continua a mandare messaggi più confusi di una conferenza stampa di Boris Johnson dopo due gin tonic, o di Boris Eltsin a fianco di Bill Clinton. 
Nomina come Ministro della Sanità Robert F. Kennedy Jr., uno che della scienza pensa tutto tranne che bene: il profeta del movimento no-vax, il negazionista del Covid, l’uomo che ha trasformato il complottismo in carriera.
Un Kennedy, per capirci, che al posto di “I have a dream” potrebbe dire: “I have a delirio”.

Con queste premesse, chi mai avrebbe potuto immaginare che Donald “faso tuto mi” si sarebbe fatto il vaccino?
Eppure eccolo lì, in un colpo di scena degno di Netflix: Trump si è vaccinato.
Non solo contro l’influenza, ma pure con il richiamo anti-Covid.
Non è una bufala eh: la notizia è scritta nero su bianco sul Bollettino ufficiale della Casa Bianca, consultabile in Rete perché riportato diffusamente dai media americani.
E nel Bollettino sta scritto che, durante il consueto  controllo medico semestrale, normale per lui, cioè con équipe di dieci specialisti e qualche segreto militare, il Presidente ha ricevuto entrambi i vaccini, in religioso silenzio.

Potete immaginare la reazione del mondo No-vax: urla, insulti, anatemi e post apocalittici su X (ex Twitter).
La solita rabbia sorda che dimostra come, anche a distanza di anni, la ferita del Covid non si sia ancora rimarginata, e che la distanza tra la scienza ed il fanatismo sia ancora un abisso.

Ma la parte più gustosa, politicamente parlando, è il doppio registro trumpiano, la sua arte suprema: predicare Lysoform e praticare Pfizer.
Durante la campagna elettorale aveva strizzato l’occhio ai No-vax, promettendo libertà, “diritto alla scelta”, e via di slogan per accontentare la base più estrema del partito.
E adesso?
Si vaccina di nascosto, tra velluti e guardie armate, mentre i poveri cristi nelle periferie americane devono ancora lottare per accedere ad una dose (Kennedy ha tagliato i fondi).

È questa la grande magia del trumpismo: populismo per la plebe, privilegio per sé, regole per te, eccezioni per me.
L’ennesima rappresentazione di un elitismo mascherato da rivoluzione popolare, dove la scienza è utile solo finché serve a salvare il leader.

E così, mentre Trump si prepara a firmare protocolli internazionali col suo bel richiamo nel braccio, resta una domanda: quante vite sono costate i suoi giochetti da apprendista stregone?

Perché, a pensarci bene, la vera iniezione di disinfettante lui l’ha fatta all’intelligenza collettiva.
E purtroppo, per quella, non esiste ancora vaccino.

Umberto Baldo

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