30 Maggio 2022 - 9.12

Salvini a Mosca? Meglio di no!

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Di Umberto Baldo

Evidentemente Matteo Salvini ha dimenticato quello è gli successo all’inizio di marzo in quel di Przemysl, cittadina polacca al confine con l’Ucraina, quando il sindaco Wojciech Bakun si è presentato con la maglietta con il volto di Vladimir Putin e la scritta «armata russa», che il leader leghista aveva indossato nel 2017 sulla piazza Rossa dove era andato per sostenere lo “Zar”.
«Ho una cosa che vorrei consegnarle -gli disse in quell’occasione il Sindaco – Andiamo insieme al confine con questo regalo per far vedere a tutti cosa sta facendo il suo amico Putin al popolo ucraino. Io non la ricevo».
Fu una vera Waterloo quell’iniziativa del Capitano, perchè in quella cittadina di confine c’erano anche dei volontari italiani che hanno pensato bene di rincarare la dose urlando “Pagliaccio, buffone, mettiti quella maglietta”.
In realtà quella contestazione non fu un caso, perché quei volontari piacentini dichiararono: “Siamo arrivati tre giorni fa per portare un carico di aiuti e recuperare alcune persone scappate dall’Ucraina. Dovevamo ripartire ma abbiamo saputo che sarebbe venuto Salvini e così lo abbiamo aspettato per contestarlo”.
No, non fu propriamente una bella figura per Salvini, che pur guidato delle migliori intenzioni, non tenne conto che la gente ha la memoria lunga, e quel sindaco, che pure milita in una formazione politica della destra polacca, non aveva dimenticato le tradizionali posizioni pro-Putin del capo della Lega.
Nonostante tutto Salvini, in linea con quell’improvvisazione che caratterizza da sempre il suo agire politico, non molla l’osso, e sta agitando l’intera politica italiana avendo annunciato un viaggio niente meno che a Mosca.
Io non so se si tratta di incapacità di comprendere quello che è o meno opportuno fare per uno che ambisce ad essere un leader di prima grandezza, o di un ego smisurato che lo spinge a immaginare scenari che non esistono se non nella sua visione del mondo, fatto sta che in questa maledetta crisi internazionale Salvini è riuscito a tenere una linea politica talmente ondivaga da far impallidire quello che successe nell’estate del 2019, quando diede il benservito a Giuseppe Conte dai bagni dei lidi della riviera adriatica.
Come poteva non pensare che il suo ventilato viaggio a Mosca non sollevasse una valanga di critiche un po’ da tutti gli ambienti politici, e non portasse all’isolamento della Lega?
Come poteva immaginare che gliela avrebbero fatta passare liscia, se in questa fase nessun leader politico occidentale senza incarichi di Governo aveva neppure pensato di volare a Mosca, neanche quelli più vicini a Putin, neanche quelli che guidano formazioni tradizionalmente vicine al Cremlino.
Non ci ha pensato, solo per fare un esempio, neppure Marine Le Pen, perchè dopo la scoperta degli orrori di Bucha, l’accostamento allo “Zar” non è proprio di quelli cui un politico occidentale ambisce particolarmente.
Tanto più che i contorni ed i contenuti di questa sua ventilata iniziativa, che proprio improvvisata non deve essere stata, dato che si è parlato di visti richiesti all’ambasciata russa, e di un itinerario che avrebbe previsto necessariamente un passaggio per la Turchia visto che i collegamenti con Mosca sono sospesi, non sono stati chiari fin dall’inizio, ed a voler essere cattivi si potrebbe anche pensare che si sia mosso in un modo che è sembrato piuttosto sgangherato, viste le dichiarazioni tipo: “Sono in Italia. Non ho certezze che ci andrò, ci stiamo lavorando. Non vado comunque a nome dell’esecutivo».
E forse un po’ velleitario potrebbe essere sembrato anche questo passaggio: “Se dovessi riuscire a incontrare Putin gli chiederei il cessate il fuoco. Incontrerei anche Zelensky. Ci andrei volentieri, a Kiev. Vedremo se sarà tecnicamente possibile adesso o più avanti”.
A voler essere onesto io credo che il Capitano non percepisca quelle che agli altri sembrano forzature o addirittura “fughe in avanti”, e lo dimostrano a mio avviso queste sue parole: “È mio dovere fare di tutto per cercare di dare un contributo per il raggiungimento di una pace giusta, usando l’arma più forte: la diplomazia. Un grande padre della nostra Costituzione, Giorgio La Pira, nel momento più critico della guerra fredda, ebbe il coraggio di andare a Mosca per parlare di pace”.
Non so quanto sia conveniente per Salvini evocare il precedente del viaggio storico a Mosca del Sindaco di Firenze, ma su questo punto mi sembrano centrate le parole di uno che il mondo democristiano lo conosce da sempre, Gianfranco Rotondi, che a tal proposito ha dichiarato: “Matteo Salvini ha evocato un precedente storico che gli fa onore, che è quello di Giorgio La Pira. E quindi, se l’esempio storico lo ha riflettuto bene, deve sapere che dopo quel viaggio per La Pira si aprirono le porte della santità, ma la Democrazia cristiana non lo ricandidò”.
Ma credo ci siano altri aspetti che non dovrebbero essere trascurati.
A quanto si è appreso delle cronache, sembrerebbe che della “ventilata” missione a Mosca, gli esponenti della Lega abbiano avuto notizia dalla televisione.
Tanto che Lorenzo Fontana, Vice Segretario con delega alla politica estera, avrebbe chiamato il Capitano per dirgli “Matteo, riflettici bene, sii prudente, è un momento delicato. Questa cosa si può rivelare un boomerang”.
Ormai sembra assodato che Salvini decida tutto da solo senza consultarsi con i suoi colonnelli, e se va bene a loro va bene a tutti, anche se a quanto risulta parrebbero piuttosto irritati per questa “pensata” del Capo, ma una cosa sono gli affari interni al suo Partito, un’altra il fatto che qui stiamo parlando di una guerra fra Stati, in cui Mosca ha aggredito Kiev, e se un leader di un partito che sostiene il Governo mette in agenda una visita all’aggressore, non può pensare che questa sia vista come un’iniziativa personale, in quanto nel bene o nel male rappresenta le Istituzioni di tutto il Paese.
Sono certo che Vladimir Putin non avrebbe problemi a ricevere Salvini, e che cercherebbe di sfruttare questa visita propagandisticamente a suo vantaggio contro l’Occidente, ma ciò finirebbe per indebolire in qualche modo l’azione del Governo di Mario Draghi, sia all’interno che nei confronti dei Paesi alleati.
Ad andare a parlare con Putin non sono riusciti né Papa Francesco né Berlusconi. I leader europei, da Macron a Scholz, ci sono riusciti sì, ma per telefono.
Come verrebbe interpretato dalle cancellerie di tutti gli Stati se l’unico capo-Partito occidentale a varcare fisicamente le soglie del Cremlino fosse Salvini?
E cosa potrebbe concedere lo zar al Capitano? Sicuramente nulla, se non ascoltare le sue vaghe richieste di pace, e ribadire le sue tesi.
Io posso anche credere alla bontà dei propositi di Salvini, ma un leader che aspira a guidare l’Italia dopo le prossime elezioni, io mi permetto di aggiungere Giorgia Meloni permettendo, deve capire che la politica internazionale è una cosa maledettamente seria, che non può essere gestita con iniziative personali improvvisate, abborracciate, e di corto respiro.

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