RENZO ROSSO IN TRIBUNALE – L’avvocato Pinelli: “Altro che show, è una questione seria”

E’ forse uno dei processi più scenografici dell’anno, quello iniziato ieri al Tribunale di Vicenza. Davanti al giudice Matteo Mantovani e al pubblico ministero Isabella Dotto, si è svolta la prima udienza a carico di Massimo Giacobbo di Marostica e Sergio Borsato di Cartigliano accusati di tentata estorsione ai danni di Renzo Rosso. A giudizio anche Alessandro Ambrosini, giornalista vicentino, creatore del noto blog di cronaca nera NotteCriminale, accusato di diffamazione ai danni dello stesso Rosso e dell’imprenditore Francesco Baggio. Scenografico perché è proprio la figura dell’imprenditore bassanese ad attirare l’attenzione degli obiettivi. In molti si sono soffermati su questo aspetto nel raccontare la prima giornata.
Ma è tutto tranne che uno show, secondo l’avvocato difensore di Rosso, Fabio Pinelli.
“La questione è seria” afferma Pinelli. Un’azienda delle dimensioni della Diesel, che ha interessi economici in tutto il pianeta, con una reputazione e un brand da promuovere e difendere non può permettersi che escano notizie infondate e che mettono a repentaglio la sua immagine. Sappiamo tutti che è molto problematico smontare l’infondatezza di una notizia falsa, nonostante un ufficio di comunicazione efficiente”.
I fatti risalgono al 2014. Il regista sarebbe stato Borsato che avrebbe ricattato Renzo Rosso con l’obiettivo di costringerlo a creare una società in Svizzera facendo diventare socio Massimo Giacobbo. La leva del ricatto sarebbero state delle informazioni relative a legami fra Renzo Rosso, Felice Maniero e la Mala del Brenta. Ambrosini, secondo l’accusa, avrebbe dovuto usare la penna pubblicando sul blog Nottecriminale i documenti su questi presunti legami. Sia Borsato e Giacobbo che Ambrosini hanno negato ogni responsabilità e contestano ogni accusa.
” Renzo Rosso -secondo il suo avvocato- era di fronte a due opzioni. O cedeva al ricatto e accettava di mettere il capitale per creare un’azienda in Svizzera oppure non accettava con il rischio che venissero pubblicate e diffuse notizie infondate, su inesistenti legami con Maniero e la Mala del Brenta. Rosso ha deciso di opporsi a questo tentativo di estorsione”.
Resta il fatto che, ad attirare i media, è stata la figura di Renzo Rosso, la sua sigaretta scroccata ad Ambrosini e le sue dichiarazioni in aula, la sua insofferenza per la lunga attesa in Tribunale.
“Direi che dall’udienza di ieri e dalle parole di Rosso -conclude Pinelli- è emerso adeguatamente quanto fosse seria questa minaccia perpetrata e con quanta arguzia fosse stata organizzata, contattando un suo collaboratore e consegnandogli in forma anonima dei documenti che avrebbero dovuto suffragare notizie false”.
Nelle prossime puntante del processo, la ricostruzione dell’attività di indagine del presunto tentativo di estorsione ai danni di Rosso.
Alessandro Ambrosini dal suo canto ha preferito, per ora, non rilasciare dichiarazioni di sorta.













