21 Dicembre 2025 - 17.42

Natale senza neve, stagione a rischio per il turismo Veneto e non solo!

Il Natale  si avvicina e in molte località di montagna l’atmosfera è tutt’altro che invernale. Piste verdi, prati scoperti, temperature sopra la media: la mancanza di neve naturale non è più un’eccezione ma una condizione che si ripete con inquietante regolarità. Per il turismo montano, che da sempre fonda gran parte della propria economia sulle festività natalizie, il rischio di un flop è concreto. Alberghi, rifugi, scuole di sci, ristoranti e tutto l’indotto legato alla stagione bianca guardano al calendario con preoccupazione, sapendo che senza neve le prenotazioni calano e le disdette aumentano.

È ormai evidente che il pianeta si stia scaldando. Non è un’opinione né una bandiera politica, ma un dato di fatto supportato da osservazioni, misurazioni e dall’esperienza quotidiana. Il tema del cambiamento climatico non appartiene né alla destra né alla sinistra: riguarda l’economia, il lavoro, i territori e le comunità. La montagna è uno degli ambienti più sensibili a queste variazioni e lo sta dimostrando in modo lampante, soprattutto sulle Alpi ma anche sugli Appennini, dove le stagioni sciistiche iniziano sempre più tardi e finiscono sempre prima.

La domanda che molti si fanno è semplice e al tempo stesso rivelatrice: da quanto tempo non nevica davvero in pianura? Nelle aree della Pianura Padana la neve è diventata un evento raro, spesso limitato a brevi episodi che durano poche ore o pochi giorni. Un tempo le nevicate invernali erano parte della normalità; oggi sono ricordate quasi con nostalgia, come qualcosa di straordinario. Questo cambiamento, percepibile anche da chi non vive in montagna, è uno dei segnali più chiari di un clima che sta mutando rapidamente.

Per cercare di salvare la stagione, molte località fanno sempre più affidamento sull’innevamento artificiale. Una soluzione tampone, costosa e energivora, che richiede grandi quantità d’acqua e temperature comunque sufficientemente basse per funzionare. Ma anche questa strada mostra limiti evidenti: senza freddo stabile, i cannoni non bastano, e i costi rischiano di superare i benefici. Nel medio-lungo periodo, la questione diventa strutturale e pone interrogativi seri sul futuro del turismo invernale tradizionale.

Il rischio, oggi, non è solo quello di un Natale sottotono, ma di un intero modello economico da ripensare. La montagna si trova di fronte a una sfida epocale: adattarsi a un clima che cambia, diversificare l’offerta turistica, investire in forme di sviluppo più sostenibili. Ignorare il problema o ridurlo a uno scontro ideologico significa rinviare soluzioni che invece diventano ogni anno più urgenti. La neve che manca non è solo un disagio stagionale: è il segnale di una trasformazione profonda che sta già incidendo sulla vita e sul lavoro di migliaia di persone.

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