9 Ottobre 2025 - 9.38

L’Europa delle regole inutili. Bruxelles dichiara guerra all’hamburger di soia

Umberto Baldo

Mai come ieri ho capito quanto sia vera quella vecchia frase: “L’America innova, la Cina replica, l’Europa regola”.

E regola con passione, con zelo, con un’energia che, se solo fosse applicata all’economia ed alla difesa, ci renderebbe imbattibili.
Già, perché ieri il Parlamento Europeo ha partorito un’altra delle sue trovate destinate a cambiare la storia dell’umanità: vietare le espressioni come burger veg, hamburger di soia, salsiccia di lenticchie o polpetta vegetale.
Da oggi, se dici burgerbistecche, scaloppine, salsicce, hamburger, devi intendere carne.
Quella vera, proveniente — testuale — da “parti commestibili di animali”.
Finalmente un po’ d’ordine nel Far West delle leguminose.

Per arrivare a questa “rivoluzione linguistico-gastronomica” sono serviti 532 voti favorevoli, 78 contrari, 25 astenuti, e soprattutto anni di dibattiti, commissioni, relazioni e controrelazioni.
Altro che clima, energia, difesa comune o intelligenza artificiale: la priorità era difendere la dignità lessicale della salsiccia.
Si salvi chi può: la crusca minaccia la carne trita.

E, come sempre, gli Eurodeputati italiani si sono divisi più di altri: contro il divieto i grillini e parte del Pd, favorevoli gli altri partiti.
Perché da noi non esiste tema, nemmeno la salsiccia di lenticchie, che non possa diventare una guerra di religione.
Aspettiamoci presto talk show infuocati tra il partito del tofu e quello del vitello.

Ma la domanda vera è: ne sentivate la mancanza?
Vi eravate affezionati alla vostra bistecca di soia, alla cotoletta di melanzana, alla salsiccia di piselli?
Ebbene, fatevene una ragione: da che mondo è mondo, la salsiccia è un insaccato di carne, la cotoletta è una fetta di carne panata, l’hamburger è carne macinata a forma di disco.
Il resto sono legumi, cereali e verdure, che non hanno bisogno di travestirsi da bistecche per essere degni di essere consumati.

E ieri l’Europarlamento lo ha stabilito una volta per tutte, a scanso equivoci!
Io non ho mai capito questa mania di far sembrare un piatto di quinoa una braciola.
Se sei vegano, sii vegano fino in fondo.
Non serve mascherare una frittella di tofu da hamburger per sentirsi meno eretico.
È come se uno decidesse di smettere di bere vino, ma pretendesse di chiamare “Chianti analcolico” il succo d’uva.
O, peggio, la camomilla “spritz botanico da meditazione”.

Eppure a Bruxelles la cosa è presa sul serio, come se fosse un affare di Stato.
Da martedì inizieranno le trattative tra Commissione, Consiglio, Parlamento e gli Stati membri per definire la versione finale della legge.
L’obiettivo è arrivare al testo definitivo entro il 2028.
Avete letto bene: quattro anni per decidere come chiamare una polpetta di ceci.
Quattro anni! 

In America sperimentano l’intelligenza artificiale generativa, noi quella culinaria normativa.

Nel frattempo, come accennato, negli Stati Uniti si discutono norme sull’intelligenza artificiale; in Cina si sperimentano reattori nucleari al torio; in India si lanciano sonde sulla Luna.
Noi regoliamo i piselli. Con rigore teutonico e fierezza gallica.

E così, anche un europeista convinto come me si sente scoraggiato nel vedere un Parlamento che, invece di costruire la difesa comune od il mercato comune dei capitali, si perde in dispute semantiche tra tofu e vitello.
Un’Europa che litiga sul diritto di una lenticchia a farsi chiamare burger è un continente stanco, autoreferenziale, che ha sostituito l’ambizione con la burocrazia.
E non venitemi a dire che “è questione di trasparenza per il consumatore”.
Il consumatore non è un cretino: se in etichetta legge hamburger di soia sa benissimo che dentro non c’è un manzo, ma un legume.
La vera confusione non è sulle etichette, ma nelle teste di chi le scrive.

L’Europa dovrebbe preoccuparsi di innovare, non di inventare nuove regole sul linguaggio del tofu.
Ma tant’è: in questo vecchio continente si pensa che il progresso passi per la semantica.
E allora ecco la “grande battaglia delle parole”: la crociata per liberare la bistecca dall’usurpazione dei ceci.
Prossimo obiettivo: mettere in sicurezza il diritto d’autore della polpetta.

Nel frattempo, fuori da Strasburgo, il mondo corre.
Le grandi potenze si sfidano sull’energia, sull’intelligenza artificiale, sulle rotte commerciali, e noi — eredi di Cartesio e Leonardo — passiamo quattro anni a decidere se un burger vegetale possa o non possa dirsi burger.
E allora sì, qualcuno lo deve pur dire: se per costruire l’Europa dei capitali, dell’energia o della difesa ci mettiamo gli stessi tempi di questa legge sul tofu, ci rivediamo tra qualche secolo.
Sempre che, nel frattempo, non arrivi un’altra direttiva a vietarci la parola “secolo” perché offende qualche corporazione.

Umberto Baldo

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Testata Street Tg Autorizzazione: Tribunale Di Vicenza N. 1286 Del 24 Aprile 2013

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