La Moldova ha scelto l’Europa: Putin resta a bocca asciutta

Umberto Baldo
Giovedì vi avevo già accennato alle elezioni in Moldova, (https://www.tviweb.it/moldova-la-piccola-repubblica-dove-domenica-si-gioca-anche-il-futuro-deuropa/), questa piccola Repubblica che molti italiani confonderebbero con la Transnistria, la Gaugazia, l’Ucraina o chissà cos’altro.
Eppure, quello che si è deciso lì ieri non è roba da geografi ma materia di geopolitica con la G maiuscola.
Non stiamo parlando di un gigante economico: la Moldova è povera, e parecchio, se confrontata agli standard europei.
Ma si trova in quella che io chiamo la “linea di faglia”: da una parte l’Occidente, dall’altra la Santa Madre Russia del “novello zar” Putin, che sogna di risuscitare l’Urss in formato 2.0, con tanto di Stati satelliti obbedienti al Cremlino.
Nel suo manuale dei sogni, una Moldova assimilata alla Bielorussia di Lukashenko starebbe benissimo.
Così, i russi ci hanno provato anche stavolta con il solito repertorio: corruzione, intimidazioni, hackeraggi, propaganda a pioggia.
Il kit completo da democrazia guidata, in omaggio col bollino rosso di Mosca.
Ma sorpresa: i moldavi non ci sono cascati. Hanno votato in massa per il Pas, il partito europeista della presidente Maia Sandu.
I numeri resi noti dalla Commissione Centrale sono lì, e dicono che il Pas ha ottenuto il 50,03%.
Un soffio sopra la metà, ma sufficiente a staccare il Blocco Patriottico filo-russo, fermo al 24,26%. Poi una manciata di partiti minori: l’Alternativa al 7,99%, Il Nostro Partito con il 6,21% (che già il nome fa sorridere, come se gli altri fossero “Il Loro Partito”), e infine Democratia Acasa con il 5,63%.
In Parlamento il Pas porterà a casa 53 seggi su 101: non proprio un plebiscito, ma nemmeno un disastro.
Il dato interessante però non sono le percentuali, ma il messaggio politico: i moldavi hanno scelto di guardare a Bruxelles piuttosto che a Mosca.
Tradotto: meglio l’Europa con i suoi regolamenti noiosi e le sue burocrazie infinite, che la certezza di tornare all’era sovietica.
È una questione di sopravvivenza, oltre che di dignità.
E attenzione a un dettaglio: il Pas era l’unico partito chiaramente europeista.
Non un menù variegato, ma un piatto unico.
E a servire la portata principale sono stati soprattutto i moldavi all’estero: quasi 280 mila, cioè un elettore su cinque. Hanno votato in massa, regalando il 77% al Pas.
Senza di loro, addio maggioranza.
Io ne conosco alcuni di questi moldavi (vero Angela?) che vivono e lavorano in Italia.
Sono gente concreta, che lavora duro e manda soldi a casa.
Ma soprattutto sono ancora innamorati della loro terra. E sognano, quando sarà il momento di tornare a casa da anziani per un giusto riposo, di non dover rientrare in una versione aggiornata dell’Unione Sovietica, con il solito corredo di repressione e vodka di Stato.
Insomma, se la Moldova ieri ha scelto l’Europa, lo ha fatto perché ha memoria.
E, a differenza di tanti occidentali distratti, sa bene cosa significa avere il Cremlino come padrone.
Umberto Baldo













