Italiani fra allarme pressione fiscale (42,8%) e proposte di patrimoniali

Umberto Baldo
Parafrasando Brecht, che ammoniva “beato il popolo che non ha bisogno di eroi”, verrebbe da dire: “beato il partito che non ha bisogno di modelli stranieri”.
In Italia, invece, la tentazione dell’esotico è irresistibile: basta che a New York un giovane musulmano nato in Africa vinca le elezioni, e subito scatta il riflesso condizionato (https://www.tviweb.it/da-new-york-con-illusione-la-vittoria-di-mamdani-e-gli-entusiasmi-di-casa-nostra/).
Così il trionfo di Zohran Mamdami nella sua città è stato accolto da certi nostri leader politici, e da molti commentatori, come la nascita del “nuovo modello progressista”, versione socialista con vista Manhattan.
C’è solo un piccolo dettaglio: Manhattan, Queens, Bronx e perfino Brooklyn non rientrano nella circoscrizione della Garbatella, né tantomeno di Marsala o Cologno Monzese.
Ma questo, si sa, per i sognatori della gauche nostrana è un dettaglio geografico trascurabile.
Certo, anche loro intuiscono che non tutto è importabile: per esempio, l’idea di Mamdami di tagliare i fondi alla polizia da noi non riscuoterebbe molti applausi, vista la cronaca quotidiana di furti, stupri, baby gang e aggressioni.
Ma non importa: c’è una parola magica che scalda i cuori, una sorta di incantesimo che ogni autunno risorge dalle ceneri come la fenice: la “patrimoniale” (vedi anche https://www.tviweb.it/landini-e-la-patrimoniale-il-rito-autunnale-della-sinistra-in-crisi/).
Maurizio Landini, come ogni anno, ha officiato il rito.
Con lui, a fare da chierichetti, Schlein e Fratoianni.
Conte, furbescamente, si è limitato a qualche cenno d’incenso e poi si è dileguato dietro una nuvola di fumo mediatico.
Peccato che nessuno di loro sembri sapere — o fanno finta di non sapere — che nello Stato di New York le modifiche fiscali devono passare al vaglio del Governatore.
E la Governatrice, Kathy Hochul (Democratica pure lei, non una “ bieca trumpiana”), ha già detto chiaro e tondo che di tassare i ricchi non se ne parla.
Ma nulla ferma l’entusiasmo.
Persino Ilaria Salis, forse dimentica che in un mese guadagna quanto molti italiani in un anno, ha postato trionfante: Totalmente d’accordo con l’introduzione di una patrimoniale in Italia, in Europa, ovunque. E anche la maggioranza dei cittadini è già favorevole, come affermano i sondaggi.…
..I governi attuali, però, una patrimoniale non la faranno mai da soli. Siamo noi a dover imporre il tema, sempre più, nell’agenda politica. Ci dicono sempre che i soldi per finanziare spesa pubblica, welfare, sanità, istruzione, servizi non ci sono. È una balla colossale. La verità è che ci vuole solo il coraggio di andarli a prendere. Questo deve fare la sinistra”
A quali sondaggi si riferisce la Salis? Bah, saperlo, forse quelli condotti tra i pensionati di Saint-Tropez.
La verità è che la patrimoniale è una vecchia malattia cronica della sinistra italiana.
Non si guarisce mai: si attenua quando è al governo, riesplode quando passa all’opposizione.
Curioso, vero? Perché quando hanno governato loro, e lo hanno fatto per lunghi anni, mai una volta che l’abbiano introdotta davvero.
Ogni volta che ci hanno solo pensato, hanno perso voti a grappoli.
Naturalmente, se la ricchezza derivasse da reati od evasione, io non ho alcun dubbio: galera e confisca, senza sconti.
Ma guarda caso, invece di incrementare i ranghi degli Ispettori del Fisco e dei Finanzieri, tutti i politici — di destra e sinistra — preferiscono assumere forestali.
Forse perché gli alberi, a differenza dei conti correnti, non scappano.
Fuori dalle chiacchiere da talk show, resta un fatto: chi le tasse le paga (o meglio, se le vede trattenere alla fonte) è arrivato a livelli da Guinness.
Basta guardare la voce “Irpef” sulla busta paga o sulla pensione per accorgersi che lo Stato si prende fino al 42,8%.
Quarantadue virgola otto!
Neanche lo Sceriffo di Nottingham!
E la “soglia della ricchezza”? Per Lor Signori è fissata a trentacinquemila euro. Con quella cifra in Svizzera ti danno la tessera del discount.
I “miliardari” italiani, cioè chi dichiara più di 50mila euro, sono 3,7 milioni (l’8,8% dei contribuenti), ma pagano circa metà di tutta l’Irpef.
Già spremuti come limoni, dovrebbero anche offrire la scorza?
Eppure Cgil, Avs e Pd ci riprovano.
Il Pd con una raffinatezza tutta accademica: “solo se introdotta a livello europeo”. Cioè mai, visto che servirebbe l’unanimità dei 27 Paesi.
Venendo poi alla Legge Finanziaria in corso di approvazione, che secondo Schlein aiuterebbe i ricchi, forse un po’ di ripasso di matematica le farebbe bene; perché il 2% di 1000 in valore assoluto è maggiore del 2% di 100, e lo sarà sempre.
Quindi cosa di fa? Cambiamo le regole delle percentuali per far piangere i ricchi, e farla contenta?
Per non dire che la patrimoniale finirebbe per abbattersi su beni già ampiamente tassati, e spesso più volte.
La patrimoniale immobiliare c’è già e si chiama IMU.
Quella mobiliare finirebbe per abbattersi sui risparmi, magari quelli ereditati dai nonni, o quelli messi da parte per lo studio dei figli.
E tanto per dire anche i soldi investiti in Borsa pagano il loro obolo; si tratta dell’imposta di bollo, che va pagata anche sui conti deposito, nella proporzione dello 0,2% sulla giacenza alla fine del periodo a cui si riferisce il rendiconto, indipendentemente dall’importo. L’imposta di bollo dello 0,2% annuo va pagata anche sugli investimenti finanziari in azioni, obbligazioni, titoli di stato etc. E tutto questo su redditi già tassati in partenza.
Ma quello che chiude il cerchio è che da qualche decennio vige la piena mobilità dei capitali.
Significa che con un click del telefono si spostano i soldi da un capo del mondo all’altro, ed in centinaia di modi assolutamente legittimi.
Pensate che coloro che hanno veramente capitali importanti aspetterebbero senza muovere i soldi che il Parlamento approvasse la patrimoniale?
E pensate che una fuga di capitali sarebbe un bene per lo Stato e le imprese private?
Non a caso, ovunque si sia tentato di introdurle, le patrimoniali si sono rivelate un flop.
Nei regimi democratici, almeno.
Perché se si usasse il “metodo bolscevico”, beh, il dibattito finirebbe subito.
Morale della favola: tra un proclama ed un post su X, tutto questo fermento durerà qualche giorno.
Poi, come sempre, si passerà al prossimo nulla cosmico.
Una cosa però è certa: non serve una patrimoniale per capire chi sono i veri tartassati.
Basta guardare la propria busta paga — o il cedolino della pensione — e il verdetto arriva da solo (unitamente ad un’arrabbiatura cosmica).
Umberto Baldo













